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    Il contributo della Marina Militare per contrastare la siccità delle Canarie

    La Marina Militare canaria vanta nel suo passato non solo il fondamentale ruolo di protettrice dell’Arcipelago e dei suoi abitanti contro attacchi nemici, bensì anche il prezioso contributo a sconfiggere la siccità del territorio, con il trasporto di acqua a isole che rischiavano lo spopolamento a causa della mancanza di risorse idriche.

    La questione della desalinizzazione in Spagna, che ebbe inizio a Lanzarote con il primo impianto costruito nel 1964, viene ripresa in un rapporto presentato durante il XII Congresso Internazionale della Associazione Spagnola di Dissalazione e Riutilizzo (AEDyR), che si è tenuto a Toledo recentemente e dove è emerso che se oggi Lanzarote e Fuerteventura sono diventate due delle migliori destinazioni turistiche d’Europa, è sicuramente anche grazie alla possibilità di offrire acqua potabile.

    Lanzarote e Fuerteventura all’epoca, senza l’intervento della Marina che vi trasportava l’acqua prelevata da Gran Canaria e Tenerife, sarebbero state destinate alla miseria e soprattutto a un fenomeno di emigrazione che ne avrebbe spopolato la maggior parte del territorio.

    L’acqua diventò un problema di Stato e la Marina Militare, ascoltando le esigenze della popolazione locale, trovò una soluzione efficace e duratura.

    In particolare colui che in passato sostenne la causa con soluzioni che fossero principalmente a favore della popolazione, fu l’ammiraglio Luis Lallemand Menacho, capo della base navale delle Canarie e ricordato, per la sua devozione, con una strada a Puerto del Rosario, Fuerteventura.

    Nel 1912 Trasmediterránea cominciò a trasportare acqua all’isola di Lanzarote con le navi Viera y Clavijo, La Palma y León e Castillo; l’acqua arrivava dentro a vasche e veniva prelevata con pompe che riempivano barili e bidoni, a loro volta trasportati da asini e cammelli fino ai depositi che lo Stato aveva sull’isola.

    Anni dopo iniziarono a essere impiegati contenitori di 10 metri cubi ciascuno che arrivavano ai depositi di Argana e Maretas del Estado, ma Lanzarote non era in grado di sviluppare da sola infrastrutture per l’approvvigionamento di acqua.

    E fu in quel momento che la Marina Militare intervenne fino al 1962, con le navi A-4 e A-6 che, in una volta sola, trasportarono 82 milioni di litri di acqua grazie a un accordo tra la base navale e il Cabildo, in quella che passò alla storia come Operación de Aguada.


    Solo nel 1964 venne inaugurato il dissalatore di Lanzarote, come spiega Alejandro González Morales nel suo studio La Cultura del Agua en la isla de Lanzarote entre los Siglos XVI-XX, che però, 10 anni più tardi, si rilevò inefficiente rispetto al consumo idrico dell’isola.

    Negli anni 50 l’acqua non usciva che a fiato d’oca dai rubinetti e la Marina Militare, oltre all’acqua, portò in seguito il carbone necessario al funzionamento delle cisterne di dissalazione alimentate a vapore.

    Il fatto veramente curioso di quell’epoca riguarda la lungimiranza di due cittadini, i fratelli Díaz Rijo, che acquistarono un impianto di dissalazione in grado non solo di produrre acqua potabile, ma di fornire elettricità a tutta l’isola, precorrendo il concetto di virtuosismo oggi molto attuale.

    L’impianto era originariamente di proprietà dell’esercito nord americano della base di Guantanamo, Cuba.

    Nel 1974 Endesa, che all’epoca operava come Unelco, adottò il progetto per far fronte all’aumento auspicato di turismo.

    Manuel Díaz Rijo è morto nel 2017, fu professore di fisica teorica e meccanica dei fluidi presso la Scuola di Ingegneria della AUM e una delle sue frasi passate alla storia fu che Lanzarote, al tempo, sembrava una sorta di nave ancorata nell’Atlantico.

     

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