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    La Leggenda del Panettone

    Sapete che alcuni dei piatti più famosi al mondo sono nati per errore?

    Per caso, per fortuna, per volere del destino, un piatto da buttare può trasformarsi in un successo.

    Panettone: iniziamo il nostro viaggio da uno dei dolci simboli della tradizione italiana. 

    Sapete che il panettone è stato inventato per rimediare a un guaio?

    Secondo una delle leggende che circondano questa specialità, il cuoco degli Sforza bruciò il dessert di Ludovico Il Moro proprio la sera della vigilia di Natale.

    Il garzone Toni si mise allora a lavorare l’impasto rimasto con gli ingredienti disponibili: farina, zucchero, uova, uvetta e canditi.

    Il successo fu tale in casa Sforza che il dolce prese il nome di pan de Toni e da qui panettone.

    Saranno andate così le cose?


    Difficile dirlo ma ci piace immaginare che anche la situazione più catastrofica si possa risolvere nel migliore dei modi.

    Infine, altra leggenda attribuisce la nascita del panettone alla monaca Ughetta, che per il giorno di Natale aggiunse all’impasto di pane e zucchero, burro, canditi e uvetta, tracciando sulla sommità del dolce una croce, in segno di benedizione.

    La forma del panettone, come la conosciamo oggi, è nata solo intorno al 1920, quando Angelo Motta cercò di modificarne la ricetta per renderla più gustosa.

    Per questo utilizzò una guaina di cartone, detta guepiere, per fasciare il dolce, dandogli una forma a fungo, che permetteva di renderlo meno bruciato e più soffice.

    Il risultato fu il panettone-fungo, un dolce slanciato verticalmente con l’esterno meno bruciato, che ancora oggi rappresenta la forma classica del prodotto industriale.

    Un’altra tradizione legata al panettone, che però è andata a perdersi col tempo, è quella del ciocco.

    Il ciocco era una moneta d’oro o d’argento che veniva nascosta dentro alla Carsenza, antenato del panettone, poiché chi trovava il dono nella propria fetta avrebbe avuto fortuna per tutto l’anno nuovo.

    Pietro Verri racconta che nel IX secolo si era consolidata una tradizione natalizia legata al panettone, o meglio alla sua primaria ricetta.

    La tradizione voleva che venisse spezzato con le mani dal capofamiglia, che poi distribuiva i pezzi agli altri componenti della famiglia, in una sorta di rievocazione dell’Ultima Cena.

    Il termine Panaton, per indicare il classico dolce natalizio milanese, compare per la prima volta nel glossario milanese-italiano nel 1606 e nel 1839 compare con il termine Panaton de Natal.

    Il panettone si mangia con le mani? Non sempre…

    Nella tradizione, il Panettone veniva consumato con le mani, ma il bon ton dice il contrario.

    Vi sono, infatti, delle clausole che imporrebbero l’uso delle posate per gustare il tipico dolce milanese.

    Una delle varianti più in voga nell’ottocento è il panettone alla crema ed è proprio in questo caso che è proibito cedere alla foga.

    In questi casi, la fetta di panettone va servita stesa, la crema deve essere distesa di lato e il piatto deve essere accompagnato da forchetta e cucchiaio da dolce.

    Con la prima si deve prelevare il soffice pane, mentre il secondo serve a raccogliere la chantilly.

    Bina Bianchini

     

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