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    Passeggiando per Puerto de la Cruz, da San Telmo a plaza del Charco

    Puerto de la Cruz, cresciuta sulle scogliere spazzate dall’Atlantico che delimitano la Valle di Orotava, è una piccola realtà marinara a forte vocazione turistica, la cui storia trasuda leggende e aneddoti del passato.

    Alcuni affermano che essendo un piccolo territorio di 8,73 km quadrati, il più piccolo comune dell’Arcipelago, è qui che si generano molteplici storie, molte delle quali prive di fondamento; così come è vero che Puerto è più grande di Monaco, 2,020 km quadrati, il fatto che da taluni venga considerato la Monaco delle Canarie è un’assurdità.

    Avrebbe potuto certamente erigersi a perla dell’Arcipelago, ma solo se fosse stato dotato di uno statuto economico speciale, alla stregua di Monaco; la realtà è che questo piccolo enclave sopravvive alla stregua di tutti gli altri comuni canari.

    Isidoro Luz Cárpenter fu indubbiamente colui che diede origine a Puerto, un medico e un uomo politico che presidiò l’Ayuntamiento con Primo de Rivera, benché prima di lui alcuni turisti inglesi tentassero di dare impulso alla cittadina dirigendo le importazioni di vini e banane in molti paesi europei, oltre a sfruttarne il particolare clima per curare la malaria contratta in Africa.

    Puerto ha avuto il privilegio di dare i natali all’ingegnere degli zar, Augustín de Betancourt, al fondatore della Escuela de Ingenieros de Caminos de Madrid, Molina, ai fratelli Iriarte, al pittore di corte Luis de la Cruz, alla poetessa Victoria Ventoso, che era solita osservare il mare dalla torre.

    Molti sono i cronisti e gli studiosi che hanno approfondito la storia di Puerto, città dalle mille sfumature, che si inonda di luce incandescente per poi rabbuiarsi a causa della famosa panza de burro che il Teide e la cordigliera dorsale provocano, limitando l’orizzonte.

    A Puerto esiste un consorzio turistico composto dal Gobierno delle Canarie, dal Cabildo di Tenerife e dall’Ayuntamiento cittadino, che si è impegnato a fondo per far rifiorire il territorio e rispolverare le vestigia degli anni ’60 e ’70, quando Puerto diventò il motore dell’economia di Tenerife.

    Il consorzio ha acquistato alcune vecchie proprietà, come il castello San Felipe, ristrutturandole, oltre a redigere progetti interessanti che meriterebbero di essere realizzati velocemente.


    Curiosamente ogni portuense crede di possedere tutte le leggende della propria città, ma chi ha eseguito un’immane opera di raccolta di tutte le vicende di Puerto è stato Álvarez Rixo, sindaco e giornalista.

    Nei suoi Annali e Miscellanee, Rixo ben sottolinea che il fatto di essere così a ridosso del mare e quindi esposti alle scorribande di pirati e corsari, ha fatto sì che si procedesse alla costruzione del Castello di San Felipe e al barrio di La Ranilla, quest’ultimo il più tipico di Puerto, ora ristrutturato e abbellito, nato di fronte al Teide anziché al mare, per far sentire i suoi abitanti più al sicuro.

    La Ranilla ora assomiglia alle vecchie strade di Positano o di Sorrento, piene di ristoranti e attività commerciali che nascondono la vista del mare.

    Ma la storia trasuda anche in Calle del Sargento Cáceres, che era solito giocherellare con il suo bastone seduto in Plaza de la Iglesia, o in avenida Don Domingo Pérez Cáceres, indimenticabile prelato, o a Martiánez, dove la statua di Isidoro Luz veglia indisturbata (e purtroppo per nulla curata).

    In Plaza Concejil si può ancora sentire il profumo delle rose piantate vicino alla statua di Paco Afonso, grande sindaco di Puerto morto nell’incendio di La Gomera nel 1984, adempiendo al suo dovere.

    Quello del 1984 fu un anno particolarmente tragico, nel quale oltre all’incendio si aggiunse il disastro di Los Rodeos, che lasciò molti morti e altrettanti feriti.

    Passeggiando non si può evitare il rinnovato molo di San Telmo, dove sventola la bandiera blu europea e si gode di una luce particolare, e lo spettacolare Loro Parque, fondato dal tedesco Wolfgang Kiessling non senza difficoltà.

    Plaza del Charco è un altro luogo speciale, cui María Rosa Alonso ha dedicato un bellissimo pezzo in uno dei suoi libri, e che ora, a una certa ora del giorno, si riempie di bambini che giocano a scacchi, così come il giardino dello scomparso hotel Martiánez, in calle Valois, ora ristrutturato e luogo di pace e tranquillità.

    Passeggiare per Puerto è immergersi nella storia, camminare attraverso il tempo e imparare a osservarne ogni angolo con occhi diversi.

    Franco Leonardi

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