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    La spiaggia di Arenas Blancas a El Hierro nuovo ‘punto nero’

    Il team di ricerca del progetto Interreg-MAC IMPLAMAC (Valutazione dell’impatto delle microplastiche e degli inquinanti emergenti sulle coste della Macaronesia) dell’Università di La Laguna (ULL) ha scoperto che la spiaggia di Arenas Blancas, sull’isola di El Hierro, può essere considerata un nuovo ‘punto nero’ di arrivo di plastica nelle isole Canarie.

    Il risultato di questa ricerca, che da ottobre 2019 sta monitorando l’arrivo di microplastiche sulle coste dei quattro arcipelaghi della Macaronesia, è stato recentemente raccolto dalla rivista Marine Pollution Bulletin, indicizzata nel Journal Citation Reports.

    Il progetto IMPLAMAC, come evidenziato dall’ULL in un comunicato, è nato con l’obiettivo di creare un osservatorio che permetta di studiare in profondità quali tipi di microplastiche raggiungono questi territori insulari, quando avviene il loro arrivo, così come la causa.

    Tutti questi studi cercano di identificare possibili punti neri o punti caldi di arrivo massiccio di queste microscorie marine che finora sono passate inosservati.

    In particolare, Arenas Blancas riceve micro e meso-plastiche, le prime di dimensioni comprese tra uno e cinque millimetri nella loro dimensione più lunga e le seconde tra cinque e 25 millimetri.

    La concentrazione media di microplastiche trovata è stata di circa 559 particelle per metro quadrato, che è una media di quasi 15g/m2, anche se in un giorno particolare sono state raggiunte concentrazioni fino a 922 particelle/m2, un fatto preoccupante, dato che più frammenti e dispersioni di plastica si trovano nell’ambiente, maggiori sono gli effetti negativi che possono produrre, riferisce l’ULL in una nota.

    La maggior parte delle micro e meso-plastiche trovate erano frammenti (pezzi di plastica con bordi irregolari derivanti dalla frammentazione di plastiche più grandi) e pellet (microplastiche primarie utilizzate come materia prima dall’industria della plastica).

    Quasi il 50% delle microplastiche trovate erano pellet, la più alta percentuale di queste trovate fino ad oggi negli studi condotti nelle isole Canarie.


    Anche se i frammenti bianchi, come quelli trovati nelle Arenas Blancas, abbondano nell’ambiente marino, queste grandi quantità di pellet, che non si trovano sempre, nemmeno in alto mare, suggeriscono che sono dovuti a qualche sversamento occasionale probabilmente prodotto dalla caduta di contenitori durante il loro trasporto via mare, purtroppo qualcosa di più comune di quanto sembri.

    L’analisi con la spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (FTIR) di più di 1.100 frammenti e pellet ha mostrato che la maggior parte delle micro e meso-plastiche erano principalmente polietilene e polipropilene, le due plastiche più prodotte e consumate nel mondo, che, avendo una bassa densità, galleggiano sul mare e vengono trasportate per lunghe distanze e possono frammentarsi in pezzi ancora più piccoli.

    Inoltre, l’alto grado di degradazione delle meso e microplastiche trovate, corroborato anche dall’analisi dei loro spettri infrarossi, suggerisce che si tratta di microplastiche che sono state nell’ambiente marino per molto tempo, probabilmente nel giro del Nord Atlantico e sono trascinate verso le isole dalla corrente fredda delle Canarie.

    In quest’ultimo caso, dopo aver analizzato le correnti marine dell’arcipelago, i venti e le mareggiate nella zona per un anno intero, si è scoperto che durante tutto il periodo di studio le correnti erano prevalentemente orientate verso la spiaggia, il che, insieme al percorso orientale della spiaggia, significa che questo punto ha le circostanze giuste per essere considerato un punto nero di contaminazione da particelle di plastica.

    Il lavoro è stato realizzato dal gruppo di ricerca di Chimica Analitica Applicata dell’ULL, responsabile degli studi nella provincia di Santa Cruz de Tenerife, e dal Centro Oceanografico delle Isole Canarie dell’Istituto Spagnolo di Oceanografia (IEO), che ha studiato la dinamica oceanica della zona.

    Franco Leonardi

     

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