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    Le balene dividono il Parlamento canario

    La Camera Regionale ha preso in esame la riforma della Legge sulla Pesca dopo che nell’ultima riunione della commissione erano sorti dissidi riguardo alla creazione di una disciplina sull’avvistamento delle balene.

    La sessione Plenaria del Parlamento delle Canarie ha preso in esame da pochi giorni la riforma della Legge sulla Pesca per adattarla alla normativa spagnola ed europea.

    La proposta con la quale si vorrebbe ridurre lo sfruttamento delle risorse marine include tra le novità, attività complementari come il turismo acquatico, la pesca-turismo e il turismo di mare.

    Il documento è arrivato al Parlamento Canario tra le perplessità, dopo che CC, PSOE e ASG si sono mostrati favorevoli a lasciare fuori del nuovo testo la regolamentazione dell’avvistamento dei cetacei.

    Questa attività è una delle più grandi attrazioni turistiche delle Canarie e genera un volume di affari di 26 milioni di euro all’anno solo nell’isola di Tenerife.

    La proposta prevede che entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma, il Governo delle Canarie debba elaborare un protocollo con misure obbligatorie atte a disciplinare l’attività di avvistamento.

    Lo scopo è evitare collisioni con i cetacei attraverso precauzioni come la riduzione della velocità delle imbarcazioni che circolano nella zona di maggiore concentrazione delle balene, come il sud di Tenerife.

    Qui negli ultimi 20 anni c’è stato un vero e proprio boom di società dedite alle escursioni, che da 5 sono passate ad essere 90 e solo 67 figurano nell’elenco delle imprese autorizzate dal Consiglio del Turismo.


    La creazione di una commissione per il coordinamento delle attività marine della Zona Speciale di Conservazione Canaria (ZEC) è un’altra delle proposte presentate dalle imprese del settore dell’avvistamento, al fine di migliorare la comunicazione e la pianificazione tra una ventina di organismi tra cui le società stesse, la comunità scientifica e universitaria.

    L’atteggiamento dei due gruppi maggiori per numero di deputati (CC e PSOE) che hanno dichiarato di avere bisogno di più tempo per ascoltare le parti in causa, non ha lasciato contenti i proprietari delle società di avvistamento né la comunità scientifica.

    Quest’ultima è impegnata nella difesa di uno dei più preziosi santuari dei cetacei al mondo e mette costantemente in guardia sull’insicurezza a cui sono esposti questi animali e sull’alto livello di stress a cui le balene sono sottoposte a causa dell’assembramento di imbarcazioni in zone come quella di Teno-Rasca, ad esempio.

    L’avvocato specialista in diritto ambientale Alejandro Quintana ha definito contraddittoria la posizione di CC e PSOE.

    Il legale è amareggiato dal fatto che il mese scorso i due partiti abbiano spinto il Governo delle Canarie affinché adottasse mezzi per la protezione delle balene, mentre ora respingono proprio quella modifica che permetterebbe di realizzarle.

    L’avvocato inoltre non ne condivide la motivazione addotta, ovvero la mancanza di tempo.

    Secondo Quintana, la maggior parte delle azioni programmate sono state ideate dal Consiglio dell’Ambiente, Pesca e Turismo che è in mano a Coalicion Canaria ed è assurdo che il gruppo politico invochi la mancanza di tempo per una valutazione quando le soluzioni sono state studiate proprio dai suoi tecnici e consiglieri.

    Secondo Quintana, la questione si protrae dal 1995.

    Quell’anno entrò in vigore un decreto che avrebbe dovuto fare ordine e che invece è risultato inefficace per la dispersione di competenze, per la mancanza di coordinazione e di mezzi.

    Lo scorso 6 febbraio il Parlamento Canario, ha approvato all’unanimità una Proposta No alla Legge, difesa dalla deputata del PP Cristina Tavio per sollecitare il Governo di Canaria a circoscrivere le attività nelle aree protette e aumentare così la sicurezza delle balene.

    La Camera Regionale aveva chiesto all’esecutivo di lavorare con maggiore coordinamento tra tutte le parti coinvolte nella gestione delle zone di conservazione creando una commissione territoriale che, un mese dopo, si scontra con il rifiuto alla propria approvazione legale.

    La creazione della commissione aveva incontrato il beneplacito del Parlamento ed erano stati chiariti i dubbi sulla legalità della sua introduzione.

    Il Parlamento Canario inoltre, dopo aver constatato le carenze nelle funzioni della polizia e lo scarso lavoro di ispezione (il 99% delle denunce presentate nell’ultimo anno per infrazioni alla normativa turistica e ambientale durante l’avvistamento di cetacei non ha avuto seguito) ha appoggiato uno studio sull’uso di nuovi dispositivi di vigilanza come droni e telecamere a infrarossi.

    Detto studio, reso obbligatorio da una direttiva del 1992 dell’Unione Europea, non è ancora stato realizzato.

    La biodiversità dei fondali marini delle Canarie che contano più di 5 mila specie presenti fa delle isole un punto di riferimento scientifico a livello mondiale, malgrado i biologi marini inizino ad avere dubbi sul fatto che continuerà ad esserlo in futuro, visto il degrado incalzante.

    Secondo il WWF nel mare che bagna l’arcipelago risiedono il 35% delle specie di cetacei che abitano il pianeta.

    Le isole sono una zona di passaggio abituale per delfini, balene e tartarughe verdi.

    Le Canarie sono uno dei pochi posti al mondo dove gli avvistamenti sono possibili tutto l’anno grazie alla temperatura mite e alla grande profondità dei fondali marini anche vicino alla costa.

    Contribuiscono a rendere l’ambiente ideale per le balene anche l’assenza di predatori, un ecosistema naturale che fornisce una grande varietà di cibo e ottime condizioni per la riproduzione.

    Claudia Di Tomassi

     

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