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    La seconda vita delle cose abbandonate

    Foto Jason Williams

    Alcuni interrogativi sul mercato di seconda mano nel nord di Tenerife.

    Il mercato ed il negozio di seconda mano sono una forma di riciclo del prodotto, di rimettere nel mercato merce usata, disponibile per un secondo uso, secondo le regole di un mercato di compravendita che la ripropone con un prezzo dimezzato o ribassato con la sua funzione comunque sempre garantita.

    Questa forma di mercato ha acquisito negli ultimi anni una importanza rilevante, conquistando sempre più fette di mercato e aumentando la spesa verso una economia di riciclo.

    Partiamo dal settore inmobiliario, la vendita delle case di seconda mano che costituisce il mercato più fiorente a Tenerife, presenta il conseguente problema di cosa farne dei mobili, arredo delle case vendute.

    I gruppi di acquisti e vendite on line sono in continuo aumento con una crescita esponenziale negli ultimissimi anni del settore del mobilio.

    Sicuramente un generale accontentarsi di oggetti non nuovi ma efficienti, il rispetto per il medioambiente, la cultura della solidarietà e il second-hand stanno alla base di questa tendenza.

    Non solo mobili, tralasciamo il caso di auto e case in vendita, ma anche oggettistica varia e di uso comune dai giocattoli agli strumenti per hobby.

    I siti web che consigliano come dare nuovamente vita ad oggetti si intrufolano in ogni pagina web, in ogni video o reel con consigli su manualità e riciclo per l’abbigliamento che non indossiamo più ma anche per tutta la serie di prodotti destinati alla spazzatura.


    Il mercato di seconda mano è abbastanza produttivo sotto tutti i punti di vista: sotto il piano economico accontenta tanto il venditore quanto il compratore, quanto il primo possessore del prodotto.

    I passaggi sono: proprietario che si disfa di una merce, intermediario che lo rimette nel mercato e compratore finale. Apparentemente è tutto meraviglioso.

    Ma siccome il negozio ha acquisito negli ultimissimi anni una importanza rilevante, il reperimento della merce è diventato obiettivo incessante dei rivenditori che non aspettano più il cliente che gli incarica la vendita ma cercano direttamente i prodotti da vendere.

    La domanda in realtà non è cresciuta, a crescere è il numero degli intermediari e per giocoforza anche la necessità di reperire sempre più merce.

    Ma dove si trova la merce?

    E come sono diventati famosi i venditori?

    In principio furono i fratelli del banco di pegni di Las Vegas e subito dopo, non so se ricordate il programma, i cacciatori di tesoro, gente che con un furgone girava la provincia americana in cerca di proprietari disposti a svuotare il magazzino o il garage ad un prezzo forfettario.

    Si aggiunse poi con un esito straordinario e varie edizioni, il programma dove proprietari di negozi di seconda mano, o partite iva dedite al mercato dell’antiquariato o collezionisti d’arte o ricercatori di tesori “giocavano” all’asta per accreditarsi, alla cieca, l’intero contenuto di un garage su cui i proprietari non potevano più avanzare diritti.

    Nel mercato di seconda mano non è inusuale trovare prodotti unici o rari con una storia, tutte qualità che rendono unica e peculiare la sua ricerca perché difficilmente recuperabili in altre tipologie di negozi.

    Inoltre è più facile trovare un autentico vintage in un negozio di seconda mano.

    Il compratore vede esaudito il suo capriccio o esigenza con un costo relativamente ridotto.

    Nella maggioranza dei casi il profilo del compratore è lo studente, la nuova generazione meno esigente sul mobilio di casa e famiglie con figli in età infantile.

    È solo una divisione a grandi linee perché il profilo è perfettamente sovrapponibile tra tutte le categorie nelle quali può dividersi una popolazione.

    Insomma la grande maggioranza che trova a basso costo la rarità, l’antichità, il capriccio o il necessario.

    Ma se il sistema è organizzato attraverso i negozi, attraverso le app, e se per tutto ciò che non usiamo esistono i “punto limpio” dislocati nell’isola, perché intorno ai contenitori della spazzatura ultimamente, specialmente nel nord della isola, si trova sempre di più materiale interessante abbandonato a volte in perfetto stato?

    È forse lì che si trova la merce?

    Circolano video in internet, in tik tok e nelle reti sociali di gente tinerfegna che si dedica a recuperare oggetti lasciati vicino ai bidoni della spazzatura per poi rivenderli, oppure offrirli, nei negozi di seconda mano.

    Tutto questo con spontanea dichiarazione e video dimostrativi.

    Però cosa è lecito vendere in un mercato di seconda mano?

    Fermo restando che l’imprenditoria e lo spirito imprenditoriale va sempre appoggiato e invogliato, può farsi a costo della solidarietà?

    Lo stesso principio di ridare vita al vecchio, riciclare, abbassare i costi e i consumi può andare contro il rispetto del medio ambiente e della civiltà che non vede di buon grado l’accumulo di sgomberi intorno ai cassonetti della spazzatura?

    Più volte i comuni invitano la popolazione a chiamare i servizi adeguati per la rimozione e il ritiro di merce “superflua”.

    Se non viene ritirato il materiale riciclato nei negozi di seconda mano proveniente dalla spazzatura, dal bordo della strada, che gestione fiscale ha?

    Sta frodando chi recupera dalla spazzatura una sedia, la pulisce e la rivende?

    Che genere di materiale lasciamo alla spazzatura e con che finalità essendo ampiamente coscienti della presenza di punti limpio o del servizio gratuito di ritiro?

    Se lasciamo una sedia per bambini vicino al cassonetto della spazzatura è sicuramente perché nostro figlio sarà cresciuto e non conosciamo a chi possa servire e ci vergogniamo a chiedere anche due o cinque euro al vicino di casa, per cui spesse volte le regaliamo.

    Ma se non conosciamo nessuno e in fondo è in buono stato la lasciamo a disposizione alla spazzatura.

    A disposizione di chi?

    Di chi non ha ricorso economico per comprarla, magari confidiamo che chi la necessita la prenda.

    E se a prenderla invece è una persona che poi la rivende?

    Ci sentiamo traditi?

    Derubati o delusi?

    Da blog in internet e facebook qualcuno commenta soddisfatto come verso l’orario di chiusura nei punti limpio recupera la merce data per smaltirla e arrotonda fino a guadagnare 2.000 euro rivendendola.

    Si può fare questo?

    Che sentimenti suscita un “negozio” del genere? 

    Come reagisce la popolazione al mercato di seconda mano che recupera materiale dalla spazzatura?

    E se fosse uno sbocco per liberarsi di merce rubata ma inservibile?

    A volte da alcuni video girati dai diretti proprietari di negozi e messi in rete accessibili a chiunque, si vede recuperare oggetti in perfetto stato abbandonati affianco a bidoni della spazzatura o a volte sopra i cassonetti ed il materiale trovato a volte è costituito da cellulari nelle loro scatole intatte, apparentemente intatti o scarpe di marca nuove nel proprio imballaggio.

    O chi pubblica i video è ingenuo, a volta edita video con targhe e modelli di auto ben in vista parcheggiati lungo la strada e le piazze delle cittadine tinerfegne, o considera ingenui gli altri.

    Ad ogni modo il fenomeno dei cosiddetti “milionari della spazzatura” sta  prendendo così tanto importanza e fetta di mercato che almeno una opinione sul tema bisogna averla.

    Hacienda, da parte sua, ha dichiarato che inizierà a tassare con un 4% il mercato di seconda mano anche se comunque le piattaforme come eBay, Wallapop o Vibbo già versano contributi IRPEF e le comunità autonomiche hanno regolato con proprio un 4% le transazioni economiche tra privati che possono poi sgravare fiscalmente con un modello 600 de la AEAT in un tempo massimo di 30 giorni dall’acquisto.

    Ma ciò significa anche una banca dati di clienti e transazione e un profilo sull’usuario del mercato di seconda mano sempre rintracciabile qualora la merce provenisse da mercati non leciti.

    Giovanna Lenti

     

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