More

    A Tenerife il 47% del cemento impiegato in edilizia è illegale

    A denunciare è la Fepeco, Federación Provincial de la Construcción, secondo la quale, in base ai dati raccolti nei primi 5 mesi del 2018, il cemento utilizzato in edilizia a Tenerife risulta di bassa qualità perché proveniente da residui di costruzioni.

    Che sull’isola siano carenti le cave da cui estrarre la materia prima per le costruzioni non è una novità, basti considerare che l’unico sito legalmente riconosciuto è quello di Arico, mentre quello a Los Pasitos di Santa Cruz non è ancora operativo, ma a pesare sul settore è soprattutto il fatto che la maggior parte del cemento in commercio è privo di marchio CE e non presenta pertanto alcuna garanzia.

    Dopo i tragici fatti occorsi a Los Cristianos dove sono morte diverse persone in seguito al crollo di uno stabile, la denuncia di Fepeco apre molti quesiti sul reale stato dell’edilizia a Tenerife, dove vengono impiegati aggregati derivanti da demolizioni o impianti di frantumazione il cui uso, non garantito, presenta degli evidenti limiti strutturali.

    Nello specifico l’uso di materiali di riciclo dovrebbe essere destinato solo a basi di strade rurali, sentieri, marciapiedi, fossati e non per costruzioni per le quali sono richiesti parametri fondamentali a garantirne la stabilità e la sicurezza.

    Nel corso della Conferenza per l’approvvigionamento sostenibile di aggregati nell’Unione Europea, tenutasi a Tallinn nel novembre del 2017, è stato osservato che gli aggregati e i derivati del cemento possono essere impiegati solo se tecnicamente, ambientalmente ed economicamente soddisfano i criteri del buon utilizzo, tutte condizioni che a Tenerife non sono presenti.

    A partire dall’estrazione della materia prima, che deve essere fatta in maniera sostenibile in modo da non depauperare il territorio causando frane o smottamenti, fino alle regole imposte per il riciclaggio di eventuali inerti provenienti da demolizioni, previo controllo delle autorità competenti, l’isola si presenta preoccupantemente carente.

    Il paradosso, osserva Izquierdo di Fepeco, è che le autorizzazioni per questi impianti di trattamento inerti vengono date indipendentemente dal fatto che la cava da cui provengono abbia la caratteristica di miniera, e considerato che si tratta di prodotti esclusivamente minerari, l’abbondanza di materiale evidentemente non collima con la capacità estrattiva dell’unica cava legale.

    Ma vi è di più, a causa della carenza di cemento e materie prime, sono aumentati gli impianti di riciclo che stanno danneggiando il territorio, oltre a mettere in commercio prodotti di scarsa qualità.


    Secondo Fepeco nei primi 5 mesi del 2018 sono stati commercializzati a Tenerife 327.000 tonnellate di inerti per calcestruzzo, asfalto, cemento e malte, delle quali solo 172.000 risultano provenire da cave legali e quindi in possesso di marchiatura CE.

    La richiesta della federazione è che tutte le amministrazioni coinvolte, dai ministeri dell’ambiente fino al Gobierno, prendano seriamente in considerazione la problematica per evitare che si continui a costruire con aggregati privi di garanzie, realizzati in maniera non sostenibile.

    Franco Leonardi

    Articoli correlati