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    Vivere con un solo cognome in Spagna, è possibile?

    Solo chi ha deciso di trasferirsi in Spagna diversi anni fa ne conosce la farraginosa burocrazia che si esprime anche attraverso le più banali operazioni, quali ad esempio quella di ottenere una tessera dell’Ikea o di una palestra.

    Al momento della compilazione dei propri dati anagrafici, alla voce nome e cognome, ne segue un’altra, campo obbligatorio, dove inserire il secondo cognome, che tutti gli spagnoli posseggono a differenza della maggior parte dei cittadini europei, italiani in primis (fatta eccezione per alcuni sporadici casi).

    Potrebbe sembrare un problema da nulla, eppure quella farraginosa burocrazia di cui sopra, prevede che in ogni modulo contenente i dati anagrafici, affinché possa essere ritenuto valido per il suo scopo, debba essere inserito anche il doppio cognome.

    Conosce bene il problema Simone Foccoli, italiano che ha vissuto a Barcellona per 16 anni e che si è visto costretto a ricorrere ad un escamotage, non senza un pizzico di ironia, per potersi destreggiare tra aperture di conti in banca, iscrizione a palestre e addirittura firma di contratti di lavoro.

    Per molte aziende infatti Simone Foccoli risulta essere Simone Foccoli Notengo, secondo cognome che ha poi utilizzato ogni qualvolta gli veniva richiesto, bypassando la macchina burocratica spagnola.

    Insomma, quando ti trasferisci in un altro paese, di sicuro l’ultima cosa a cui pensi è il fatto di non possedere un secondo cognome!

    Daniel Welsh, americano trapiantato da 15 anni a Madrid, è stato meno fantasioso, e all’apertura del conto corrente, di fronte ad un direttore di filiale incapace di trovare una soluzione, ha pensato bene di mettere nel riquadro vuoto una bella X.

    A onor del vero oggi le cose sono un po’ cambiate e la pubblica amministrazione sembra essere meglio preparata per gestire queste bizzarre situazioni, tanto che non si riscontrano particolari problemi nella compilazione dei moduli per la residenza o quelli dell’assistenza sanitaria, pur con qualche eccezione.


    La francese Laurie Premel-Cabic, che ha vissuto in Cantabria per 7 anni, non è riuscita ad ottenere on line il proprio certificato penale a causa del mancato riempimento della casella del doppio cognome, pur possedendone uno che potrebbe essere considerato doppio.

    Laurie ha dovuto presentarsi di persona presso gli uffici per risolvere il problema, cosa comunque caldamente consigliata per evitare rischiosi errori di trascrizione come accaduto all’americano Welsh, al quale avevano storpiato il cognome nel permesso di soggiorno.

    In ogni caso vale la regola che più l’ente o l’azienda sono di piccole dimensioni e maggiori saranno le difficoltà a registrarsi, a causa di sistemi informatici obsoleti ancora legati al fatidico campo obbligatorio del doppio cognome.

    Se poi si incappa in cittadine che da tradizione portano il cognome del marito, usanza una volta italiana ma da sempre giapponese, i problemi aumentano: agli spagnoli risulta addirittura irrispettoso abbandonare il proprio cognome per acquisire quello del marito.

    Avere due cognomi, spiega Antonio Alfaro de Prado, presidente dell’Associazione di Genealogia Ispanica, è una rarità internazionale e fino al XIX secolo era piuttosto comune che gli spagnoli avessero un solo cognome, ma che ne prendessero un altro per scelta.

    Normalmente il maggiore dei figli manteneva il cognome del padre e così tutti i figli maschi a seguire, mentre per le figlie femmine si sceglievano cognomi diversi pur sempre di famiglia; non esisteva un criterio predeterminato, afferma de Prado, tanto che i bambini non possedevano che il proprio nome.

    Succedeva quindi che in una stessa famiglia, i suoi componenti avessero cognomi diversi, i maschi quello del padre, le femmine quello della nonna o di una madrina insieme a quello del padre, e così via.

    Del resto, spiega de Prado, l’utilizzo del cognome della madre è iniziato solo a partire dal XIX secolo, poiché prima c’erano molti patronimici, ovvero cognomi derivati dal nome proprio del padre o di un altro antenato maschio.

    Non sorprende oggi la quantità dei García o dei Fernández.

    Il Registro Civile creato in Spagna nel 1871 raccoglie e sistematizza questo utilizzo, già molto diffuso; per tutto il diciannovesimo secolo l’usanza è stata mantenuta e incorporata nei registri civili dell’America Latina.

    Al di fuori della sfera ispanica, ci sono già paesi che consentono ai genitori di scegliere se il figlio porterà il cognome del padre o della madre, ma generalmente è solo uno dei due.

    In Italia invece è dal 2016 che è stata data facoltà di scegliere di portare due cognomi, mentre in Portogallo il cognome è doppio e con un senso ben preciso: prima quello della madre e poi quello del padre.

    Quindi ora se uno straniero acquisisce la cittadinanza spagnola, cosa deve indicare?

    Come spiega il ministro della Giustizia Verne, lo straniero deve indicare due cognomi, quello del padre e quello della madre da nubile, nel caso l’abbia cambiato con il matrimonio, ma quando è impossibile, per un qualsivoglia motivo, provare l’identità dei genitori, si ricorre alla ripetizione dell’unico cognome disponibile.

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