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    Il diritto di avere diritti

    La più nutrita comunità dell’isola ancora debole di fronte alle istituzioni isolane.

    Come nelle vecchie barzellette che iniziano con… ”un italiano un francese e un tedesco…”.

    Io e un gruppo di vicini di casa inoltriamo  lo stesso modulo ad un particolare ufficio dell’Ayuntamiento.

    Otto italiani, un inglese e uno spagnolo.

    Solo la metà degli otto italiani riceve una risposta asettica:

    “sì è vero ciò che scrivete, esiste un ufficio che deve occuparsene e non sentiva la mancanza di qualcuno che glielo ricordasse.”

    Le parole sono diverse ma il senso è esattamente questo.

    Nemmeno l’inglese riceve risposta, benché sia un preciso obbligo di legge rispondere entro un certo termine a qualsiasi cittadino.


    Lo spagnolo, gode di miglior fortuna.

    Riceve una risposta di una pagina intera, nella quale, fra un caro cittadino e l’altro, gli si spiega per filo e per segno:

    Come e perché possono verificarsi certi problemi.

    Come e perché possa avvenire che non sia semplice risolverli in modo tempestivo.

    Quale ufficio e quale funzionario sono a sua completa disposizione per qualsiasi dubbio.

    Tante scuse e tante grazie per collaborare a comprendere le esigenze della cittadinanza.

    Non finisce qui.

    Gli italiani si imbestialiscono parlandone fra loro, l’inglese invece si rivolge ad un’associazione di inglesi per la difesa dei diritti dei sudditi di sua Maestà all’estero…

    E sai che succede?

    Che scopro che un’associazione corredata di studio legale di sostegno, garantisce a QUALSIASI inglese supporto legale in caso reputi che un suo diritto possa essere leso anche in modo lieve, anche in modo puramente formale.

    Qualsiasi commento ci porterebbe a riflessioni trite e ritrite, sull’importanza e la capacità o l’incapacità di comportarci come una comunità.

    Tuttavia, un piccolissimo spunto di riflessione, una provocazione veniale ma necessaria deve necessariamente chiudere questa riflessione.

    Cosa c’è di intelligente ed utile nell’essere la comunità straniera più numerosa dell’isola e accettare di vivere da indifesi, da deboli?

    Verrà il giorno in cui avvantaggiare un connazionale ci darà meno fastidio che provare a sopravvivere soli, affrontando la vita come naufraghi intelligenti e coraggiosi destinati, in barba al talento e al coraggio, a non arrivare mai primi perché ci ostiniamo a giocare i giochi di squadra mandando in campo i giocatori uno alla volta?

    Claudia Maria Sini

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