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    La forza dei pronomi al momento decisivo: l’avanzata dei trattori sul mappamondo

    Era dai mitici anni ’60 con il loro motto immortale, “mettete fiori nei vostri cannoni” che i simboli bucolici non venivano più affiancati al concetto di ribellione, di rivendicazione.

    Le migliaia e migliaia di trattori che assaltano le autostrade, circondano i palazzi del potere, riversano tonnellate di sterco sui palazzi del parlamento, danno fuoco alla paglia sotto i tunnel di cristallo di Bruxelles, sembrano un 1968 versione 2.0. anche se per ora no, ancora non ci siamo.

    Il portavoce dei manifestanti non ha detto al rappresentante dell’UE o ci date ciò che chiediamo o per VOI si mette male.

    Ha detto: se non ci danno ciò che chiediamo prima che non possiamo più resistere per NOI si mette male.

    La mappa dei pronomi non è ancora quella di una rivoluzione.

    In ogni caso, che ci fanno per strada?

    Cercano di non scomparire soffocati dalle politiche europee che, negando loro finanziamenti e sgravi fiscali,  intendono forzarli a svendere le aziende per sostituire i campi coltivati e gli allevamenti con impianti fotovoltaici che alimenteranno le stampanti 3d in grado di produrre cibo sintetico.

    Sì.

    Cibo sintetico.


    Nel caso della carne che è la prima della lista, parliamo di cellule di muscolo animale immerse in un liquido fetale arricchito di altri elementi derivanti dal sangue, il grasso, il tessuto connettivo, con l’aggiunta di sostanze chimiche in grado di innescarne la proliferazione accelerata, se sottoposte a stimolazione elettrica.

    Come per il gigante morto del film di Frankenstein o le metastasi tumorali.

    Si videro i primi prototipi già nel 2013 ma sembrò solo folklore dell’iperscienza felice della propria ecletticità.

    La Food and Drugs Administration, che è l’autorità senza il cui consenso nulla può essere prodotto e commercializzato in America, nel 2020 ha rilasciato il primo permesso per produrre carne sintetica destinata al consumo, ma fuori dalla vista di Tex Willer, solo nella sede di Singapore.

    Oggi, la FDA riconosce sensatezza alle affermazioni del Consiglio Nazionale di Bioetica, che avvisa che le cellule con potenziale rigenerativo illimitato potrebbero determinare mutazioni cellulari imprevedibili nel nostro organismo e sviluppare contaminazione batterica e reazioni impreviste all’assimilare i componenti sintetici, nelle fasi della digestione.

    Incredibilmente, questo non comporta il blocco della produzione e la camicia di forza per il brillante ideatore ma il finanziamento della produzione su larga scala.

    Se posso sottolinearlo, con soldi nostri.

    L’alimentazione a base sintetica degli animali da cui viene la carne che già compriamo è causa conclamata e comprovata di moltissime “malattie del secolo”.

    La logica suggerirebbe di tornare a consumare meno carne producendola entro limiti di umanità dovuta agli animali e criteri etici di rispetto del consumatore.

    Invece no.

    Per stare sul tema, le fabbriche di cibo sintetico emetteranno in massima parte anidride carbonica dato il forte consumo di energia e avranno un impatto ambientale molto più grave rispetto agli allevamenti intensivi, le cui emissioni di metano sono un problema perché vengono gestiti come campi di concentramento sovraffollati, non perché contengono animali.

    Possiamo dire che è discutibile che l’alternativa sia stipare 10 volte più bestie di quelle che è sensato tenere in un allevamento, farle nascere, vivere e morire in una situazione disumana, generare escrementi e residui della produzione di cibo sintetico in quantità complesse da smaltire con grave danno per l’ambiente, o creare un pokemon a forma di bistecca e far sparire la carne dal mercato per obbligarci a mangiarlo.

    Ci parlano di due alternative, ma ce ne sono infinitamente di più.

    Ciò che è incredibile è che i padri della logica del -profitto per il profitto e a qualsiasi costo- non abbiano cognizione di appartenere al genere biologico che vogliono distruggere.

    Ci mise in guardia Zigmunt Bauman, un uomo che della follia del genere umano ne sapeva qualcosa.

    Polacco, fuggito dai nazisti per entrare nell’esercito russo e poi fuggito dalla Russia per sfuggire alle persecuzioni di Stalin contro gli ebrei, infine scacciato dall’università polacca come dissidente e approdato negli Stati Uniti dei quali riconobbe subito il volto di Joker di Batman.

    Bauman, in un piccolo bellissimo saggio intitolato “capitalismo parassitario”, diceva che il problema che ci pone il capitalismo degenerato, non il capitalismo in sé, è che ogni volta che ne decretiamo la fine, in realtà sta solo puntando un nuovo obiettivo.

    Quando non resterà altro da consumare, rivolgerà il suo appetito all’uomo in quanto tale.

    Io credo che ci siamo.

    In Olanda già si producono 500 tonnellate al mese di carne sintetica che si serve nei ristoranti francesi, tedeschi, olandesi con tutti i permessi in ordine.

    La Spagna spende parole degne del mulino bianco per promuovere il progetto.

    Basta digitare su internet: cibo sintetico Spagna.

    Provate, sembra che annuncino l’avvento del Natale.

    Tutto il main stream è già schierato per difendere e promuovere questa cosa buona e giusta.

    I nuovi padroni del globo comprano tutte le terre coltivabili che riescono a incamerare per privatizzare anche il diritto alla sussistenza e, nel frattempo, il mio fornitore di latte di capra in un paesino sperduto delle Canarie è sparito da una settimana all’altra, non ho trovato più né lui né le sue capre.

    Ha ceduto ai finanziamenti europei per il fotovoltaico.

    Non so perché ma mi ha dato una sensazione terribile, come se un’astronave fosse atterrata sul mio balcone.

    Non sono andata abbastanza lontano, loro sono già qui.

    Oggi non lo so se è vero che i nostri figli sono la generazione che li sconfiggerà e che noi dobbiamo solo prepararli per ributtarli in mare al momento giusto.

    Oggi li sento troppo vicini e troppo veloci.

    Oggi una cosa carina per chiudere l’articolo con una piroettta che sollevi il ritmo della conversazione e ne alleggerisca il tono, onestamente, non ce l’ho.

    Claudia Maria Sini

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