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    La moda del sorriso americano

    Il boom dello sbiancamento: istruzioni per l’uso

    Il colore dei denti è frutto di due fattori: lo spessore dello smalto e la colorazione della dentina.
    Per molto che possa affliggerci non avere il sorriso da attore americano, quando ci accingiamo a intervenire sul colore originale dei nostri denti dobbiamo restare ancorati ai limiti del rispetto di questi due fattori.
    A volte non è il colore originale a infastidire i pazienti ma il fatto che nel tempo il colore cambia, il che può avvenire per cause esterne o per cause cosiddette interne, si parla in questo caso di discromie estrinseche e intrinseche.
    Io tendo, quando eseguo uno sbiancamento, a scattare foto del prima e del dopo perché l’emotività gioca un ruolo pesante quando c’è l’estetica di mezzo e se da un lato un lieve ingiallimento della dentatura genera a volte uno sconforto fuori misura, a volte un significativo miglioramento genera grande delusione perché ciò che è possibile ottenere nel rispetto della salute del paziente non sempre risponde a ciò che il paziente vorrebbe.
    In medicina le regole pilastro sono sempre le stesse; una buona diagnosi per essere sicuri di non sgarrare con il sistema -causa-effetto-soluzione-, ossia, fare i passi giusti per applicare la soluzione per l’esatta causa del problema e, soprattutto, evitare comunque sempre l’approccio emotivo o il fai da te.
    Il classico bicarbonato con limone, il carbone vegetale, non fanno né bene né male, i dentifrici e le penne sbiancanti meglio buttarli dalla finestra, i prodotti acidi in vendita sul web, anche.
    Possono essere causa di sensibilità dentale, danneggiamento irreversibile dello smalto, deterioramento della dentina e persino di ustioni gengivali.
    Se proprio vogliamo fare qualcosa a casa, curare la dieta, ridurre caffè e fumo, indiscutibilmente contribuisce a una migliore estetica del nostro sorriso.
    Se arriva il momento di ricorrere al dentista per mettere mano alla lucentezza del sorriso, lo sbiancamento è certamente meno costoso e più veloce delle faccette in ceramica o, come purtroppo accade con grande frequenza soprattutto negli Stati Uniti, della limatura dei denti naturali con il fine di sostituirli con corone in zirconio.
    Il mio personale punto di vista è che sacrificare il patrimonio naturale della propria dentatura per un fine prettamente estetico sia una sciocchezza da parte del paziente e una forte mancanza di etica da parte del dentista.
    Quando procedo a uno sbiancamento, come ho detto, per prima cosa devo capire la causa del problema e valutare i tre parametri di fondo con grande precisione, parlo della 1) profondità 2) intensità 3) tonalità delle macchie.
    Le cosiddette discromie estrinseche, sono variazioni cromatiche dovute a cibi, bevande, farmaci, compreso l’uso prolungato di colluttori che contengono clorexidina ma anche lo spazzolamento troppo energico.
    Le discromie intrinseche, dipendono da fattori genetici, particolari condizioni fisiologiche, fattori iatrogeni ossia, da conseguenze di terapie eseguite e da particolari patologie come il reflusso gastrico, la bulimia, le malocclusioni.
    Se per la prima famiglia di discromie lo sbiancamento garantisce sempre ottimi risultati, per la seconda famiglia, il problema si complica e può essere indispensabile abbinare tecniche ossidative o restaurative alla semplice applicazione di sostanze sbiancanti.
    Queste sostanze sono giocoforza degli acidi e, per quanto ormai esistano prodotti estremamente sofisticati e a bassissima probabilità di effetti collaterali, i protocolli di utilizzo restano ed è bene che siano, molto severi.
    L’ABC di un protocollo ben eseguito richiede almeno:
    Analisi del tessuto gengivale, identificazione di eventuale retrazione gengivale, controllo di possibili fessure dello smalto, controllo radiologico dello stato del paradonto.
    Per quanto concerne il “dopo”, è sempre consigliabile istruire il paziente sulle rinunce alimentari necessarie e su alcune norme di condotta e igiene necessarie a mantenere un buon risultato nel tempo e raccomandare una ablazione ben fatta ma non prima di due settimane.
    Ultimamente si sta iniziando ad abbinare i prodotti sbiancanti più soft, quelli che possono essere gestiti a domicilio dietro direzione medica, agli allineatori trasparenti che vengono usati come contenitori del prodotto in oggetto. Benché io lavori moltissimo e con grande soddisfazione con gli allineatori, al momento sto studiando tutte le varie possibilità in commercio ma non ho ancora trovato nulla di veramente convincente.
    Considerata l’elevata pericolosità dei prodotti da sbiancamento io resto dell’idea che si debba limitare il fai da te senza se e senza ma.
    L’ingestione di una seppur piccola quantità di prodotto è estremamente pericolosa, il contatto con otturazioni preesistenti può liberare metalli pericolosi nell’organismo, il composito e le resine di otturazioni e protesi possono subire seri danni e i tessuti molli essere ustionati.
    Insomma, so di essere ripetitivo ma per favore, non giocate con i fiammiferi.
    Nel campo dell’ortodonzia invisibile è stata inoltre studiata la possibilità di sfruttare gli allineatori invisibili (trasparenti) e utilizzarli come depositi di materiale sbiancante in tecniche di sbiancamento domiciliare.
    I risultati sono promettenti: l’uso di allineatori trasparenti si è dimostrato efficace quanto le mascherine sbiancanti tradizionali.
    Questa opzione rende il trattamento più economico per il paziente, nonché più comodo.
    Effetti indesiderati dello sbiancamento dentale
    Per concludere, si può affermare che le tecniche di sbiancamento moderne, se bene eseguite, sono senz’altro sicure.
    Tuttavia, tra gli effetti indesiderati, quasi sempre reversibili, possiamo citare:
    Ipersensibilità dentinale post-trattamento, in genere transitoria;
    Riduzione temporanea dell’adesione delle resine composite;
    Corrosione dello strato superficiale delle otturazioni in amalgama di argento, con eventuale rilascio di ioni d’argento e mercurio;
    Irritazione gengivale a causa dell’infiltrazione del perossido di idrogeno sotto la barriera gengivale;
    Sindrome algico disfunzionale a causa dell’apertura della bocca durante la seduta.
    Tra gli effetti collaterali più seri, ma facilmente evitabili, troviamo:
    Tossicità acuta sistemica in caso di ingestione accidentale di grandi quantità di perossido di idrogeno, con crampi addominali e disorientamento sensoriale;
    Over-sbiancamento.
    Denti macchiati.
    Salute delle gengive.
    Dott. Alessandro Longobardi

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