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    L’osteoporosi: sinonimo di osso fragile, ma perché?

    A ben pensare l’osso è un’altra delle meraviglie del nostro organismo: è una struttura rigida e resistente come una colonna di cemento in età giovanile che poi, quasi misteriosamente, diventa fragile come un vaso di Murano in età più avanzata.
    Ma a cosa è dovuta questa metamorfosi? Quale è il suo segreto?
    In realtà l’osso è un organo vivo e non statico nella sua struttura; in esso troviamo vasi sanguigni, fibre nervose e una miriade di cellule, tra le quali alcune deputate al suo rimaneggiamento; queste sono di due tipi: gli osteoclasti che provvedono ad una continua sua distruzione e gli osteoblasti che, viceversa e contemporaneamente, provvedono alla ristrutturazione della matrice proteica.
    Queste cellule, che sono molto attive nelle loro funzioni, realizzano un continuo turnover della struttura dell’osso rappresentata principalmente dalle proteine.
    Per turnover si intende la continua distruzione e ricostruzione dell’osso tant’è che a distanza di tempo quel che c’era non c’è più e, seppur l’immagine radiologica rimane sempre la stessa, la sua struttura è continuamente rinnovata.
    Fondamentalmente nell’osso riconosciamo l’impalcatura rappresentata dal substrato proteico ed il calcio che in essa si deposita.
    La prima la possiamo paragonare alla rete di un pescatore che sarà a maglie molto strette nell’individuo giovane e che diventerà a maglie sempre più larghe nel corso degli anni; il deposito di calcio sarà principalmente in funzione della densità proteica che, come detto, varierà in relazione all’età del soggetto analizzato.
    È da considerare che il picco di massa ossea si realizza tra i 20 e i 30 anni.
    Differente densità ossea nel soggetto normale (a sinistra) ed in quello osteoporotico (a destra)

    La componente proteica dell’osso garantirà la sua elasticità e, conseguentemente, la sua resistenza mentre la presenza del calcio su di essa depositato, sarà l’elemento determinante per la sua rigidità e compattezza.

    Nel paziente con osteoporosi, il rallentamento della fase di ricostruzione rispetto a quella di distruzione dell’osso porterà ad una progressiva perdita della matrice proteica e la componente calcica sarà conseguentemente minore. Naturalmente questa combinazione di eventi renderà l’osso meno elastico e, quindi, più fragile.
    Poco potrà fare la Vit. D la cui funzione è soprattutto quella di favorire la deposizione del calcio sulla base proteica.
    In altri termini nell’osteoporosi la causa principale della sua fragilità è la riduzione della quota proteica che viene meno per una serie di motivazioni tra cui, la principale, è certamente la carenza di ormoni prodotti dalle ovaie in fase menopausale.
    È a tutti noto che l’osteoporosi prevale nel sesso femminile ed in particolare nelle donne in menopausa quando l’attività ovarica è praticamente annullata.
    Per contenere questa involuzione strutturale dell’osso sarà necessario mantenere il più possibile un’attività fisica adeguata a far sì che l’organismo, considerate le proprie necessità, spenda risorse per strutturare la parte scheletrica oltre che muscolare e garantire all’organismo questa funzionalità.
    Prova ne sia che l’immobilità del paziente allettato favorisce grandemente il quadro osteoporotico.
    Sara necessario anche un adeguato apporto proteico con la dieta e potranno essere assunti farmaci, per ora purtroppo poco efficaci, che agiscano sulle due fasi di rimaneggiamento sopra descritto.
    Naturalmente oltre al tempo che passa anche alcune malattie e soprattutto alcuni trattamenti farmacologici come il cortisone, riducendo la capacità di produzione di proteine, favoriscono un peggioramento del quadro osteoporotico. Sarà allora necessario, nei limiti del possibile, evitare o ridurre il dosaggio di certi farmaci onde evitare questo effetto collaterale.
    Nell’ambito delle patologie che favoriscono l’osteoporosi rientrano le malattie del sistema endocrino con un particolare riguardo a quelle relative alla tiroide.
    Un osso osteoporotico è sicuramente un osso più fragile e quindi attenzione a tutti i traumi che, seppur poco importanti, possono portare alla realizzazione di una frattura.

    Dr. Mauro Marchetti
    Specialista in Medicina Interna
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