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    La ricetta della tradizione

    De venere se magna el bacalà (di venerdì si mangia baccalà)

    La “Venerabile Confraternita del bacalà alla vicentina” suggerisce l’unica, autentica ricetta tradizionale…

    Ammollare lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, cambiandola ogni 4 ore, per 2-3 giorni.

    Aprire il pesce per lungo, togliere la lisca e tutte le spine.

    Tagliarlo a pezzi.

    Affettare finemente le cipolle; rosolarle in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungere le sarde sotto sale, e tagliatele a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.

    Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irrorati con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o alluminio oppure in una pirofila (sul cui fondo si sarà versata, prima, qualche cucchiaiata di soffritto); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il grana grattugiato, il sale, il pepe.

    Unire l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli.


    Cuocere a fuoco molto dolce per circa 4 ore e mezzo, muovendo ogni tanto il recipiente in senso rotatorio, senza mai mescolare.

    Questa fase di cottura, in termine “vicentino” si chiama “pipare”.

    Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare ad esemplare, può differire di consistenza.

    Il baccalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12/24 ore.

    Servire con polenta.

    Bina Bianchini

     

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