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    Spigolature – aprile 2021

    Clio, colei che rende celebre, Euterpe, colei che rallegra e Talia, colei che è festiva
    Olio su tela di Eustacchia Le Sueur (1616–1655)

    Tenerife, la decima Musa.

    Siamo circondati da situazioni devastanti su cui meditare.

    Pandemie e leggi da risolvere come paraocchi sul mondo.

    Lo scorso anno ho stupidamente perso la mia musa: Tenerife.

    Non chiedetemi come mai, non fatemi domande dove mi fa male rispondere.

    Sto male e il male, lo sapete, non ti fa ragionare, capire, stravolge la verità, la realtà.

    Diciamo semplicemente che ad aver ascoltato e assecondato tutto per filo e per segno, oggi mi sento svuotato… ho perso per strada un diamante… e che diamante!

    Oggi la mia musa mi manca, me ne accorgo perché vedo sparire, una ad una, le cose che mi hanno, nell’isola, sempre circondato e fatto vivere: il desiderio di calcare il suo suolo, le onde, la terra a volte lunare a volte amazzonica, i Garachico, le temperature lievi, i tramonti irreali, gli amici che vi abitano, le risate …

    Senza musa ispiratrice, la principessa Tenerife, l’angoscia mi prende…


    Vedo sparire i colori, i pennelli con i quali dipingevo, vedo svanire nella nebbia l’esperimento di andare a piedi sul Teide; sento affievolirsi il suono delle voci amiche, i progetti, ma sì… persino i “gossip”.

    Non sento più desideri in me, non sento più l’ammirazione che avevo della mia volontà di amarmi, o la voglia di scoprire grotte inesplorate.

    Desideri che, anche se solo detti e non tutti messi in pratica, mi portavano in mondi dove la fantasia si alimentava.

    Ma soprattutto non ho più la fantasia, quella che una musa ispiratrice alimenta e rende reale.

    Ricordo, ormai come in un sogno, il tempo in cui viaggiavo libero nelle isole, e il tempo delle emozioni nel dedicare le mie giornate a dipingerle, a descriverle a inventare nuove prospettive.

    Un’altra cosa che mi tormenta è di non aver colto il “momento presente”.

    Forse dovevo osare di più, in quei giorni in cui vivevo Tenerife, unirmi a lei più tenacemente, trovare casa, proporre all’isola un lavoro.

    Se un giorno ritroverò questa decima musa sulla mia strada… Beh… allora io mi butto…

    Lei era speciale, la aspettavo da secoli.

    Era lei assolutamente, e l’ho persa per non aver osato e rischiato.

    Forse, quando un giorno rivedrò Tenerife, non avrò voglia di parlare di questo, ma, amici miei insistete a parlarmi di lei, che ne ho bisogno.

    Scrivete articoli sui Guanches o sulle stelle che si vedono, sulle grotte appena scoperte o sulla nuova spiaggia più larga…

    Fra un po’ svanirà questa notte durata più di un anno e anche se la luce del giorno è ancora debole, Tenerife pretenderà di essere amata… pretenderà di camminarci sopra.

    Andrea Maino

    Clio, colei che rende celebre, Euterpe, colei che rallegra e Talia, colei che è festiva – Olio su tela di Eustacchia Le Sueur (1616–1655).

     

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