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    LETTERA APERTA ALLO STATO ITALIANO

    LETTERA APERTA ALLO STATO ITALIANO SULLA PROSSIMA OBBLIGATORIETÀ (28 FEBBRAIO 2021) DELL’IDENTITÀ DIGITALE “SPID”

    Buongiorno a tutti, il 1° novembre scorso ho ricevuto dal Com.It.Es. un’e-mail così intitolata:

    “Dal prossimo 28 febbraio 2021, come previsto dal “Decreto Semplificazioni”, per accedere al portale dei servizi consolari “Fast It” si dovranno utilizzare le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).”

    Premetto che tutto quanto esporrò in questo post è esperienza personale, essendo io riuscito – con più di una difficoltà, come sto per raccontare – a procurarmi questo SPID.

    Poiché ho riscontrato nella procedura qualche incongruenza che rende MOLTO difficoltosa l’impresa per i residenti all’estero, vorrei prima di tutto avvertire gli italiani nelle Canarie delle difficoltà che li attendono, e poi a questo riguardo chiedere chiarimenti allo Stato italiano (che in questo periodo di grandi complicazioni – come ben sappiamo anche di viaggio e di funzionamento degli uffici pubblici ancora più a rilento del solito – ha pensato bene di mettere la ciliegina sulla torta con quest’innovazione… ehm… “semplificatrice”); e nella fattispecie mi rivolgo al Com.It.Es, da cui ho ricevuto il suddetto avviso e che a quanto ricordo si è assunto la missione specifica di assistere gli italiani in Spagna… missione specifica che quindi spero non si limiterà al semplice avvertimento che “dal 28 febbraio lo SPID sarà obbligatorio”, per poi girare pagina e disinteressarsi della questione. Riporto qui sotto senza commento due frasi di quell’e-mail:

    “… L’utilizzo dello SPID è gratuito, così come richiedere SPID, ma alcune forme di riconoscimento da parte degli operatori potrebbero essere a pagamento.”

    Per maggiori informazioni vai sul sito della Farnesina“…

    https://www.esteri.it/mae/it/servizi/serviziconsolari/spid.html


    Così ho fatto, per leggervi quanto segue:

    “Anche richiedere SPID è gratuito, ma alcune forme di riconoscimento da parte degli operatori potrebbero essere a pagamento.”

    Questo pagamento, come ho constatato di persona, si riferisce al fatto che la maggior parte dei vari operatori, abilitati dal governo a “identificare” con procedure diverse il cittadino, si fanno pagare per questo servizio.

    Avrei da ridire sul fatto di imporre imperativamente un adempimento, ma di affidarne la realizzazione a privati che possono esigere per questo un pagamento, ma si tratta solo della mia opinione.

    Comunque non è questo il punto dolente, perché in effetti io sono riuscito a ottenerlo da un operatore gratuito, seppure con notevolissime difficoltà di prenotazione.

    Comunque andiamo avanti nella lettura delle istruzioni impartite dal Ministero degli Esteri italiano nel sito già citato, che è evidentemente la massima autorità per i cittadini italiani all’estero.

    Copio e incollo e metto tra 2 asterischi ** i miei commenti:

    “Avrai bisogno di:

    • un indirizzo e-mail **e fin qui ci siamo**
    • il numero di telefono del cellulare che usi normalmente, anche straniero **e fin qui ci siamo**
    • un documento di identità italiano valido (uno tra: carta di identità, passaporto, patente). Durante la registrazione può esser necessario fotografarli e allegarli al form che compilerai **e qui cominciamo a non esserci più, perché la carta d’identità può essere solo quella elettronica (non sarebbe stato male scriverlo in chiaro invece dell’acronimo CIE) e purtroppo non è tutto, come dirò tra poco**
    • il codice fiscale (in assenza di codice fiscale, è possibile farne richiesta all’ufficio consolare. Farà fede il foglio dell’Agenzia delle Entrate vidimate dall’ufficio consolare.

    ** E arrivati al codice fiscale… non ci siamo più. Infatti, in quale documento ufficiale compare il codice fiscale?

    Sono due: la tessera sanitaria e il tesserino del codice fiscale rilasciato dall’Agenzia delle entrate.

    Ma quanti hanno il secondo, dato che il codice fiscale già compare nella tessera sanitaria?

    Io non ricordo che mi sia mai servito ESIBIRE FISICAMENTE il codice fiscale dal 2000 all’estate del 2017, quando lasciai l’Italia, bastandomi quando era richiesto scriverlo io stesso in qualche modulo o al massimo allegarvi una fotocopia; del resto il codice fiscale è facilmente verificabile da qualsiasi amministrazione pubblica, né potevo ragionevolmente supporre che in un Paese estero mi venisse mai chiesta l’ESIBIZIONE FISICA a qualcuno del mio codice fiscale!

    Adesso però salta fuori che per avere lo SPID è necessario ESIBIRLO FISICAMENTE agli identificatori.**

    ** Ora, come sicuramente il Ministero degli Esteri sa, chi si iscrive all’AIRE ha L’OBBLIGO di restituire la tessera sanitaria alla propria ASL di provenienza, dato che l’assistenza sanitaria gli viene prestata a pieno titolo dallo Stato in cui si è trasferito; lo so per sicuro, perché a suo tempo io stesso ho ricevuto dalla mia ASL di provenienza questa richiesta formale.

    Quindi come si fa…?

    Leggo nelle istruzioni del Ministero: “in assenza di codice fiscale, è possibile farne richiesta all’ufficio consolare”.

    Cioè?

    Come ed esattamente a quale ufficio del Consolato si deve chiedere l’attestato del codice fiscale, e quanto tempo ci vorrà per averlo dato che sicuramente il Consolato stesso dovrà chiederlo all’Agenzia delle entrate?

    C’è un indirizzo e-mail dedicato o va tutto nel calderone consolare?

    Si ricorda il Ministero che dopo il 28 febbraio – fra meno di 120 giorni – l’uso dello SPID sarà obbligatorio?

    Lo sa il Ministero degli Esteri che – per citare un’altra esperienza personale – il passaporto (del costo di 116 euro!) chiesto da un mio familiare al Consolato di Santa Cruz de Tenerife agli inizi di marzo gli è stato consegnato alla fine di ottobre… quasi 8 mesi dopo?

    Infine: “Farà fede il foglio dell’Agenzia delle Entrate vidimato dall’ufficio consolare.”

    ** E CHE COS’È “il foglio dell’Agenzia delle Entrate”…?

    QUALE foglio?

    Come si fa ad averlo?

    E come si fa a farselo “vidimare” dall’ufficio consolare?

    Mi sembra un’istruzione MOLTO, TROPPO semplicistica…!

    Incomprensibile!

    I tecnici del Ministero degli Esteri non se ne sono resi conto quando hanno scritto queste “istruzioni”…?

    ** OPPURE, con tutte le difficoltà di viaggio che ci sono, per tutte queste belle cose, tra cui procurarsi il tesserino del codice fiscale dall’Agenzia delle entrate che non lo rilascia all’estero, BISOGNA FARE UN VIAGGIO APPOSITO IN ITALIA? **

    A questo punto però il Ministero degli Esteri passa a sua volta la palla invitando a consultare l’apposito sito del Governo:

    https://www.spid.gov.it/richiedi-spid

    dove (vedere per credere) si dice ancora meno.

    Infatti alla fine il Governo se la cava così:

    “… puoi rivolgerti ai call center dell’identity provider che hai scelto.

    Qui trovi i numeri: www.spid.gov.it/serve-aiuto

    E lì in effetti ci sono i numeri di telefono e gli indirizzi degli operatori abilitati a effettuare il riconoscimento, con le loro istruzioni.

    MA… leggendo queste istruzioni si apprendono alcune cose interessanti, ad esempio:

    * la carta d’identità elettronica dev’essere la versione 3.0, avere una password (impossibile da ottenere all’estero) e comprare un lettore di smart card (“decreto semplificazione”…)

    • analogamente, la “firma digitale” e la “carta nazionale dei servizi” non sono ottenibili all’estero. Per “semplificare” bisogna fare un viaggio apposito in Italia, ammesso e non concesso che si riesca a partire e poi a tornare, nella migliore delle ipotesi senza farsi due quarantene.

    ** Fortunatamente, come dicevo all’inizio, io sono riuscito perché 1) come documento d’identificazione ho il passaporto e 2) per una mia dimenticanza non avevo restituito alla ASL il mio tesserino sanitario ancora non scaduto contenente il codice fiscale (che naturalmente non ho mai usato in Spagna, non avendone diritto come residente iscritto all’AIRE), quindi esibendo questi due in collegamento telematico all’operatore ce l’ho fatta.

    Ma il tesserino sanitario dei miei familiari invece è scaduto, quindi non potendolo ESIBIRE FISICAMENTE agli identificatori, non possono ottenere lo SPID e dal 28 febbraio non potranno più svolgere nessuna pratica di nessun tipo con lo Stato italiano.

    Ora, caro governo italiano, vanno benissimo le “semplificazioni”, anche se a me pare che tutto si stia facendo tranne che “semplificare”, ma quando si fanno delle splendide pentole bisogna ricordarsi anche di fare i coperchi, non disinteressarne dopo aver presentato la pentola, perché senza il coperchio l’acqua non bolle.

    Qui il punto dolente è chiaramente il codice fiscale: i miei familiari lo possiedono, lo Stato italiano gliel’ha dato e quindi lo conosce e può verificarlo, però per avere lo SPID è obbligatorio ESIBIRLO FISICAMENTE agli identificatori.

    E se uno è all’estero e non ha questo documento, o gli è scaduto, cosa deve fare dato che dall’estero non si può avere?

    E prima di rispondere “chiedilo al consolato” o “fatti convalidare dal consolato il foglio dell’Agenzia delle entrate”, spiegate per favore cos’è questo misterioso “foglio”, come si ottiene dall’Agenzia e come lo si fa convalidare dal consolato IN TEMPO UTILE!

    Chissà se il Com.It.Es. può assolvere in questo caso al suo compito istituzionale – che sicuramente non è solo la presentazione di libri e mostre artistiche – di soccorso ai cittadini italiani in Spagna?

    Grazie anticipate!

    Per concludere, una citazione speciale per Poste Italiane, che figura tra gli operatori abilitati.

    Hanno una bellissima app, con cui secondo loro si può fare tutto addirittura dal cellulare.

    Ci ho provato due volte, inserendo tutti i dati, inserendo le immagini dei documenti e inquadrandomi mentre pronuncio la frase “voglio lo SPID”, ma entrambe le volte, arrivati proprio alla fine, compare l’avviso che per un non meglio precisato “errore” “la procedura non è andata a buon fine, rivolgersi al servizio clienti”.

    Oooooaky… solo che per e-mail non rispondono e – incredibile ma vero! – la grande Poste Italiane quotata in Borsa ha solo numeri verdi chiamabili solo dall’Italia, quindi dall’estero non le si può nemmeno telefonare a proprie spese.

    Degno esempio di come funzionano l’Italia e le sue “semplificazioni”.

    Francesco D’Alessandro

     

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