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    A cosa servono gli auguri? 

    Servono per dire a una persona che ci siamo calati nei suoi panni, che sappiamo quale particolare modello di felicità desidera e che vogliamo regalarle un minuto della nostra energia per invitare Dio?

    Gli dei?

    Il destino?

    Il caso? 

    A muovere i suoi fili invisibili perché trovi ciò che cerca, ottenga ciò che desidera e sorrida.

    Cosa desiderano gli italiani che hanno tagliato le radici e girano pagina molto lontano da casa?

    Cosa possiamo augurar loro per usare un grammo dell‘energia di un giornale che alla fine è un raccordo ferroviario,  un club virtuale, un posto dove le persone in qualche modo s’incontrano, per accompagnarli oltre la soglia della fine dell’anno?

    Ho chiesto aiuto a Bertrand Russell che in un libro piccolo e meraviglioso, intitolato appunto la ricerca della felicità, sostiene che tenere accesa la macchina del desiderio come un treno a vapore, e non permettere che si spenga è il primo passo.


    Vivere in condizioni tali da avere un’accettabile percentuale di possibilità per avverare i desideri è il secondo.

    Il terzo, un equilibrio fra mente e corpo che ci renda ragionevoli nel desiderare e obiettivi nel tentare di avverare i desideri.

    Pertanto AUGURI!!!

    Che possiate restare visionari come quando avete immaginato una vita nuova, coraggiosi come quando avete tagliato il filo, uniti nelle difficoltà se siete arrivati con famiglia e, se siete arrivati soli, che quest’isola vi faccia inciampare su qualcuno con cui dividere gioie e dolori.

    Se avete fatto bene i vostri progetti, auguri di un duraturo successo, se li avete fatti male, auguri di riuscire a correggerli o perlomeno di poter tornare indietro senza grandi danni.

    Se cercate lavoro, il più sincero augurio che possiate trovarlo, se vi piace stare qui che possiate restare, se non vi piace, che possiate tornare.

    Se avete figli, un caldissimo augurio che possano trovare amici e, nel contempo, sentirsi a casa.

    Infine, per tutti quei bimbi italiani che mese dopo mese nascono qui e si chiamano Pablo, Nieves, Juan… o anche solo Mario ma hanno il NIF e non il NIE…

    Auguri al nostro paese che li ha perduti, insieme a giovani brillanti e professonisti capaci, perché dovrà pagare il prezzo di questa perdita e sarà un prezzo alto.

    Auguri infine a quella radice di bellezza, buon gusto e fantasia che ci ha contraddistinto da sempre, perché possa ibridarsi con tutto il nuovo con cui ci confronteremo, cambiando certo, ma senza mai morire.

    Auguri soprattutto ai sogni, che non restino mai senza sognatori, che abbiano sempre treni da spingere in avanti, sempre binari su cui scivolare, sempre desideri da accendere e sorrisi da illuminare, perché senza visionari, utopie, e visioni, saremmo perduti.

    Claudia Maria Sini

     

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