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    Quando gli italiani scoprirono il Nuovo Mondo

    La perenne diatriba tra Italia e Spagna sul merito della scoperta dell’America

    A partire dal 12 di ottobre di 50 anni fa, gli Stati Uniti celebrano il mese della Herencia Hispana e il Columbus Day, riferendo la scoperta del Nuovo Mondo sì a Cristoforo Colombo, ma di fatto agli spagnoli e non agli italiani.

    Insomma, la diatriba storica sull’identità nazionale di chi ha fatto conoscere al Vecchio Mondo le Americhe, si perde nella notte dei tempi o quasi, tra coloro che sostengono che essendo Colombo italiano, il merito andrebbe agli italiani, e coloro invece che ribadiscono che, essendo la spedizione spagnola, il merito andrebbe ovviamente agli spagnoli.

    Insomma, sarebbe un po’ come affermare che la Coppa del Mondo di Calcio del 2018 giocata in Russia, è stata vinta dall’Africa visto che la nazionale francese era composta da 14 africani naturalizzati su 23 totali calciatori.

    La spedizione delle famose caravelle è stata possibile grazie principalmente alla Spagna, che ne ordinò la missione e che ne pagò tutte le spese, quindi, che piaccia o meno, il merito è tutto del paese ispanico.

    Sia gli italiani, nello specifico i genovesi e i veneziani, sia i portoghesi, ebbero a suo tempo l’occasione di investire nell’operazione ma di fatto tutti ignorarono Cristoforo Colombo.

    Il peggio è scoprire poi che, seguendo la stessa linea di bizzarre incongruenze storiche e assurdità per sminuire l’operato degli spagnoli, che a organizzare per primi le sfilate in omaggio al 12 di ottobre furono orgogliosi italiani.


    Qui non si tratta di essere fautori dell’imperialismo o del colonialismo, e tanto meno dei massacri e della schiavitù in nome di un’identità religiosa o patriottica, bensì di dare giusto peso agli eventi storici: la Spagna andò in America, guidata da un italiano che, se non fosse stato per quel paese, sarebbe rimasto nell’ombra.

    E pensare a cosa sarebbe l’America se gli spagnoli non ne avessero per primi calpestato la terra, è un inutile esercizio di immaginazione, visto che le cose sono andate così e non si può tornare indietro nel tempo.

    In ogni caso, cosa sarebbe successo? Molto semplicemente presto o tardi qualcun altro lo avrebbe fatto e oggi si assisterebbe ad analoghe ricostruzioni storiche con il dominatore che schiaccia, più o meno violentemente, l’indiano.

    Tutta questa dietrologia giova solo agli anglosassoni, che all’epoca si trovavano in una situazione di grande rivalità con la Spagna e che, superati da quest’ultima, si sono impegnati in campagne denigratorie come tentativo, un poco squallido, di rivalsa.

    Come dire: noi l’avremmo fatto meglio…

    Ma forse, a ben vedere, il vero squallore si manifesta con l’opinione diffusa degli attuali americani che, sottolineando il danno subito dagli indiani oggi rimasti in poche riserve, amano affermare che né Cristoforo Colombo e tanto meno la Spagna abbiano realmente scoperto l’America, già abitata dalla sua popolazione autoctona e già visitata dai vichinghi.

    Che sia un mero problema lessicale?

    In effetti è bene precisare che nessuno ha mai detto che gli spagnoli hanno creato l’America, ma che l’abbiano rivelata al mondo occidentale sì.

    E la scoperta acquistò valore dal momento in cui l’allora Europa intravvide l’opportunità di espandersi, colonizzare e, sì, saccheggiare nuove terre per poter pagare le guerre in cui si trovava coinvolta.

    Ma in questo caso è davvero doveroso celebrare un tale evento?

    Sì, ma con riserva.

    E quanto agli italiani, si può rendere loro onore per scoperte di tutt’altro genere, come quella dei ravioli e della cucina più famosa al mondo.

    Il resto sono solo idiozie che lasciano il tempo che trovano.

    di Ilaria Vitali

     

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