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    I proprietari della prigione dei cetacei sanzionati per aver catturato senza permessi orche e beluga

    Le autorità russe hanno sanzionato quattro società per detenere illegalmente in una sorta di prigione 12 orche e 90 beluga.

    Gli attivisti per i diritti degli animali ritengono che verranno venduti ai parchi di divertimento esteri.

    Le autorità russe hanno sanzionato quattro società che operano nell’estremo est del paese per detenere un centinaio di cetacei in vasche piccole e sovraffollate che gli ambientalisti hanno soprannominato “la prigione dei cetacei”.

    Le stesse società in precedenza erano state già multate per la cattura illegale di orche e beluga e tutte hanno all’attivo vendite di animali ai parchi acquatici esteri.

    Alcune foto pubblicate da Free Russian Whales mostrano questi animali tenuti in vasche assai limitate collocate nella baia di Srednyaya vicino Vladivostok. 

    La documentazione fotografica confermerebbe quanto sostenuto dagli attivisti, ovvero che beluga e orche sono tenuti in condizioni assolutamente non idonee e che devono essere rimessi in libertà.

    Il presidente Putin sembrerebbe aver ordinato di indagare sul caso e di liberare gli animali, ma la guardia di frontiera da parte sua non ha saputo specificare quando questo avverrà.

    I cetacei valgono una fortuna sul mercato nero, più di 5 milioni di euro, e benché in Russia la cattura sia autorizzata solo a scopi scientifici, gli ambientalisti ritengono che orche e beluga siano stati presi per essere venduti ai parchi divertimenti della vicina Cina.


    Nella struttura di Srednyaya dovrebbero essere stipati circa 90 beluga e 12 orche, ma secondo i procuratori locali tre beluga sarebbero riusciti a scappare e un’orca sarebbe scomparsa lo scorso febbraio.

    Gli animali, che sono tenuti in un’unica grande struttura sulla costa del Pacifico, appartengono a quattro società diverse, ma dai registri e dagli archivi della corte locale emergono legami molti stretti tra le quattro imprese.

    In un’intervista televisiva alla TV di Stato russa, un rappresentante della “prigione dei cetacei” ha respinto le accuse di maltrattamento agli animali e una delle quattro società ha di recente perso la causa contro l’Agenzia Federale per la Pesca dopo il rifiuto di quest’ultima di rilasciare i permessi per catturare una quota di non specificati mammiferi marini.

    Nel 2017 questa società aveva in essere un contratto con una società del nord-est della Cina e non è stata in grado di dimostrare che gli animali sarebbero stati tenuti in buone condizioni e utilizzati per scopi didattici.

    Le sanzioni sono arrivate dopo la diffusione di un video in cui si vede una gru meccanica sollevare uno dei cetacei da una cisterna presso una di queste strutture sulla costa del Pacifico, vicino alla città di Nakhodka, non lontano dal confine cinese.

    Secondo il quotidiano indipendente Novava Gazeta alcuni animali si trovano lì già da luglio, mentre la stampa locale sostiene che nel video si evince che erano in corso dei preparativi per inviare gli animali altrove. Una differenza a favore delle società proprietarie delle vasche che quindi  non terrebbero  gli animali in cattività per lunghi periodi, ma ne limiterebbero la permanenza nelle vasche al tempo strettamente necessario alle operazioni di invio verso altri paesi.

    Secondo Novaya Gazeta le quattro società tra il 2013 e il 2016 avrebbero mandato 13 orche in Cina, un evento che non viene negato dai procuratori locali, ma viene spiegato con ragioni di conservazione e didattiche.

    Altre indagini sono in corso per verificare l’idoneità delle strutture in cui sono tenuti i cetacei, alcuni anche in giovane età, la cui cattura sarebbe vietata.

    Alcuni attivisti di Greenpeace Russia sono riusciti ad avvicinarsi a queste vasche in cui vengono tenuti orche e beluga e hanno definito la situazione una tortura per gli animali.

    L’organizzazione ambientalista ha sottolineato come la cattura di 13 orche all’anno sia un numero pericoloso che mette a repentaglio l’intera popolazione di questa specie perché per una presa ce n’è almeno un’altra uccisa.

    La sicurezza intorno a queste strutture per cetacei è altissima e chi si avvicina viene respinto.

    Alla fotografa Nina Zyrianova che aveva scattato immagini di questa struttura, è stata tolta la macchina fotografica e rubata la memory card.

    Chi conosce orche e beluga sa che il loro habitat è solo l’oceano, tenerli costretti in vasche è crudele tanto più che queste creature sono dotate di una grande intelligenza e sensibilità e si chiede quali legami con i poteri forti ci possano essere dietro un’operazione così redditizia e così spregiudicata.

     

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