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    Rassegnatevi, i cani non sono persone

    Il Guardian costretto a spiegare perché non è opportuno condividere il gelato con il proprio animale domestico. Non facciamo figli ma trattiamo i nostri cani come se lo fossero

    Se non hai un cane non puoi capire. Finirà così, con noi senza figli e senza cani da una parte che ci lamentiamo degli animali che scorrazzano e perdono il pelo salendo sul tavolo dove stiamo mangiando, e i padroni dall’altra a rimproverarci perché non capiamo il vero amore incondizionato.

    Finirà che diranno “lascialo giocare: è un cane”, ogni volta li invitiamo a casa e si presenteranno col piccolo che ci morsica il tappeto; e noi inutilmente ci lamenteremo di quanto sono maleducati, di quanto abbaiano insistentemente, e che non hanno fatto le scuole d’addestramento giuste.

    Daremo la colpa alla televisione e ai cattivi modelli, e i padroni dei cani ci guarderanno riservandoci il silenzio che si meritano gli aridi senza cuore. Uomini a metà. La notizia del dicembre scorso è che in Italia la spesa dei cibi per i cani e gatti cresce di più rispetto alla spesa per baby care e baby food (il giro d’affari che nel 2017 è di 1,4 miliardi di euro secondo i dati Nielsen).

    Il che significa che non facciamo figli ma trattiamo i nostri cani come se lo fossero: vestitini assurdi, giochi inutili, cibi sempre più sofisticati. In provincia di Brescia per esempio è nata la Doggy e Bag, la prima pasticceria artigianale per animali domestici: lì potete comprare il candoro e il canettone. 

    Un tempo impedivamo l’ingresso ai cani nelle zone civili, ora che tutti ne hanno uno al guinzaglio è più complicato. E così ci tocca assistere impotenti.

    C’è il padrone accorto che ciuccia via i condimenti dalla carne per offrirla al Jack Russell, la signora che tiene il Chihuahua tremolante nella borsa, quello che si porta il Terranova ingombrante che sbava sulle tue gambe chiedendo “dà fastidio?”, no certo che no, anzi tolga pure il guinzaglio: siamo tutti democratici. 

    L’ultima scena di ordinaria schifosaggine è avvenuta in un parco: una donna ha fatto leccare il cono al suo bassotto (il Daily Mail ha contato 22 leccate, ci fidiamo). Siccome viviamo in un momento storico in cui se fai qualcosa di bizzarro, e per fortuna ancora è considerato tale, c’è qualcuno pronto a riprenderti, il video è diventato virale. S’è discusso se fosse normale e ci si è divisi tra commentatori: per i sensibili proprietari di cane non c’è nulla di male, per gli altri era una schifezza.


    La scena poteva essere quella in Dogman in cui il protagonista, Marcello, condivide con il suo “ammore” il proprio piatto di pasta “una a me, una a te”. 

    Al Guardian è toccato spiegare ai lettori perché non è una cosa sana da fare: i cani passano il tempo per terra annusando e leccando le feci degli altri animali. Tanto per iniziare. 

    E poi il gelato non è l’alimento migliore per loro a causa dello zucchero che li fa diventare obesi, inoltre alcuni cani sono intolleranti al lattosio.

    Quindi ti ritrovi cani sovrappeso e infelici che perdono diarrea per strada come un rubinetto rotto, e che presumibilmente verrà leccata da un altro cane che infine “bacerà” il suo padrone.

    Il cerchio della vita, insomma. Viene in mente la scena finale di Happiness di Todd Solondz nella quale un cane lecca lo sperma di un pre adolescente e poi va a leccare la faccia della padrona.

    O baciarla, come ci hanno abituato a dire i padroni dei cani (Instagram è pieno di foto che lo testimoniano).

    C’è Chiara Ferragni che bacia Matilda, il bulldog francese, e che di ritorno dall’ospedale dopo aver partorito pubblica i video del figlio Leone e della cagnolina (che le è mancata molto: per fortuna non poteva entrare in ospedale).

    Un bacio a te, un bacio a lei. C’è la foto del ministro dell’ambiente Sergio Costa che bacia un cane, ma sulla testa: si vede che si erano appena conosciuti. 

    I cani non sono persone. E siamo abbastanza certi che neppure l’onorevole Brambilla riuscirà a convincere Berlusconi del contrario e a baciarne uno.

    Anche se a un comizio del Movimento Animalista raccontava alla platea: “I miei cani baciano con la lingua i miei agnelli”.  

    Lo storico barboncino della Vanoni, Why, è morto d’infarto l’anno scorso e lei non s’è ripresa dal dolore finché un’amica non le ha regalato Ondina, un nuovo barboncino ma di colore diverso.

    Barbra Streisand, invece, ha raccontato a Variety di aver clonato Samantha (un Coton de Tulear di 14 anni) prima che morisse, prelevando campioni dalla bocca e dallo stomaco, e il risultato sono le due cagnoline: Miss Violet e Miss Scarlett (per una sciocchezza: attorno ai cento mila dollari ti porti a casa un cane che potevi comprare in un negozio d’animali per molto meno).

    La Streisand ha detto che i due cuccioli “hanno personalità diverse. Aspetto che invecchino così posso vedere se hanno ereditato gli occhi marroni e la serietà di Samantha”. Lo speriamo tutti. 

    “Sai quanta gente ci vive coi cani/E ci parla come agli esseri umani/Mentre noi ci lasciamo di notte, piangiamo/E poi dormiamo coi cani” canta Cesare Cremonini.

    Cani con cui condividere vite, fare il funerale, lasciare forse l’eredità ma che nonostante tutto mai ci pagheranno le pensioni.

    di Manuel Peruzzo (Il Foglio)

     

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