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    Home Away e Rentalia non forniranno dati all’Agenzia delle Entrate

    Il decreto per evitare la frode fiscale per l’attività delle case in affitto non tocca alcune piattaforme

    Hacienda ha vinto la sua battaglia nei confronti del noto portale Airbnb, ma non con Home Away e Rentalia, altre piattaforme che si occupano dell’attività di affitto di case e alloggi per un breve periodo di tempo.

    Nonostante infatti la iniziale riluttanza di Airbnb a fornire i dati all’Agenzia delle Entrate spagnola, giungendo addirittura a minacciare che non avrebbe fornito alcunché se non su ordine del Tribunale, agli inizi di dicembre 2018 la stessa piattaforma lanciò uno strumento per consentire ai 140mila host della Spagna che offrono circa mezzo milione di case, di inserire tutte le informazioni richieste, come identità del proprietario dell’alloggio, dati catastali, numero di giorni di soggiorno, importi incassati, etc,, affinché esse siano a disposizione del fisco.

    Il decreto di lotta contro la frode fiscale approvato il 30 dicembre del 2017, ha stabilito in primo luogo l’obbligo per le piattaforme di trasferire i dati dei clienti registrati a partire da gennaio 2018, e in seguito con cadenza trimestrale.

    Tale obbligo tuttavia riguarda solo le piattaforme che mediano tra host e cliente, che ottengono quindi una commissione, mentre per i competitor diretti di Airbnb come Home Away e Rental il cui modello di business è fondato sulla diffusione di annunci di privati, non vi sarà alcun vincolo.

    Per farla breve, la differenza sostanziale tra Home Away, Rental e Airbnb sta nel fatto che se i primi due pubblicano semplicemente annunci di coloro che intendono offrire la propria abitazione in affitto, il terzo ne consente la prenotazione tramite propria piattaforma.

    E ben si esprime la Dirección General de Tributos nell’articolo 54 del real decreto, affermando che solo le piattaforme collaborative che forniscono il servizio di intermediazione nell’assegnazione di alloggi per scopi turistici, sono obbligate a presentare la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate.

    Le piattaforme che eseguono mera attività di pubblicazione annunci di abitazioni per turisti, senza intermediazione tra host e cliente, non possono essere ricompresi nel campo di applicazione della norma, e pertanto non sono tenute a fornire alcun dato.


    Va detto che il volume di affari generato da realtà come Home Away e Rental sono di gran lunga distanti da quello generato da un colosso come Airbnb, almeno per quanto riguarda la Spagna.

    Home Away venne acquistata dal gigante Expedia nel 2015 per 3.752 milioni di euro e si avvale di un catalogo di 133.000 annunci solo in Spagna, mentre Rentalia, proprietà del portale immobiliare Idealista, dispone di circa 35.000 annunci, tra appartamenti, case, ville e rustici.

    L’unica eccezione che costringerebbe questi due portali a fornire dati all’Agenzia delle Entrate, sarebbe l’abilitazione del servizio di prenotazione on line, cui seguirebbe ovviamente una transazione.

    Secondo alcuni, il diverso modo di trattare realtà come Airbnb e Home Away potrebbe portare molti proprietari a migrare dalla prima alla seconda, al fine di evitare l’obbligo di denunciare alla Hacienda quanto incassato con l’attività di affitto.

    Ma il real decreto è solo uno degli assi del piano delle amministrazioni per controllare il fenomeno delle case vacanza e i consigli comunali, con legislazioni restrittive, stanno già, in molti casi, frenando il boom, come ad esempio a Madrid, caso estremo per eccellenza, dove le abitazioni che non hanno accesso diretto alla strada non possono essere messe sul mercato, o come a Palma di Maiorca, dove è proibito affittare appartamenti non situati in abitazioni unifamiliari, o a Bilbao, dove è vietato l’affitto a turisti di case situate ai piani bassi.

    Ovviamente tutti questi regolamenti sono stati denunciati dalle associazioni dei proprietari e dalla Commissione nazionale per i Mercati e la Competenza.

    Tra le altre armi a disposizione delle amministrazioni per combattere le frodi fiscali, vi sono i cambiamenti previsti per la Ley de Arrendamientos Urbanos, al fine di distinguere tra affitti turistici e affitti a breve medio termine (proteggendo quindi questi ultimi), e per la Ley de Propiedad Horizontal, affinché le comunità di quartiere abbiano la possibilità di scegliere se approvare che all’interno dei propri complessi vi siano o meno alloggi in affitto a turisti.

    In questo modo, ha affermato il Segretario di Stato Isabel Oliver, la cittadinanza ha modo di far sentire la propria voce, evitando così situazioni di attrito che possono, come nel caso di Barcellona, degenerare.

    Ilaria Vitali

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