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    La Graciosa, l’isola dai mille colori

    A nord di Lanzarote, La Graciosa è un’isola che confina con la punta più orientale delle Isole Canarie. È il cuore dell’arcipelago Chinijo. La Graciosa sembra emergere dai sogni, ispira la serenità, e conquista il viaggiatore come in un incantesimo non appena calpesta la sua sabbia. Nei suoi 27 chilometri quadrati, si diffonde un fuoco di colori. Smagliature e strati di rossi, gialli, ocra che si sovrappongono. Nelle sue pianure dorate i coni vulcanici di Las Agujas, El Mojón, Montaña Amarilla e Montaña Bermeja si ergono nell’azzurro del cielo. Le isole di Montaña Clara, Alegranza, Roque del Este e Roque del Oeste appaiono nell’acqua, altri cataclismi vulcanici che controllano gli orizzonti.

    Il mare è l’altro protagonista, una tavolozza di blu e verdi in una tale quantità che non esistono sufficienti sfumature per distinguerli. I bambini possono scoprire il rosso dei granchi, lo splendore dei cabosi, dei pesci verdi nelle pozzanghere della spiaggia e correre dietro ad un gabbiano dalle zampe gialle. Roque del Este è una riserva marina, dove è vietato qualsiasi tipo di pesca per un miglio attorno all’isolotto. Le immersioni subacquee permettono di viaggiare in un mondo parallelo dove vivono blu, ultramarine, ciano e indaco, dove si possono ammirare abati e ricciole, gorgonie rosse, gialle e bianche, triglie e pesceperros. Un immenso acquario naturale.

    Dichiarata una zona di protezione speciale per gli uccelli, vi fluttuano circa 10.000 coppie di Berta. E non sono soli, ci sono gabbiani, procellarie, puffini. Uccelli che oscillano nei loro voli guardando indifferenti il paesaggio sottostante. Nella sabbia si possono vedere le tracce di pipistrelli, capinere e albatros. La presenza di alcune coppie di guinchos, le aquile reali in pericolo di estinzione, rasenta il prodigio.

    L’origine del nome di La Graciosa è diluito nella storia, ed i pochi riferimenti risalgono al XIV secolo, quando nacque il nome di “Gresa”. La cronaca di Enrique III, riporta: “In quest’anno (…) l’isola di Lançarote insieme con un’altra isola La Graciosa …”. 

    Figure storiche hanno solcato le sue acque, come il padre Feuillée e il suo assistente a bordo del Nettuno nel 1724. L’isola è stata la prima terra avvistata quando giunsero alle isole Canarie, prima di scoprire il Teide e di posizionare il meridiano zero a El Hierro. Altre  personalità sono rimaste incantate dai loro toni, come il marinaio inglese George Glas che vi ha fatto scalo nel tardo XVIII secolo e più tardi, nel 1799, il famoso naturalista Alexander von Humboldt e Aimé Bonpland, che compirono scoperte geologiche nel loro diario “viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Mondo”. L’isola non fu popolata in modo permanente fino alla fine del XIX secolo dai pescatori di Lanzarote.

    I 700 abitanti abitano a Caleta de Sebo, in case vestite di bianco che sono raggruppate sul bordo di un mare satinato di indaco e turchese. Le finestre verdi o blu guardano le scogliere di Risco de Famara, a Lanzarote, dall’altra parte del El Rio, il tratto di mare che le separa per circa un chilometro, braccio marino un tempo rifugio di navigatori e pirati.

    Non esiste asfalto. Una rete di sentieri consente a pedoni e ciclisti di percorrere i confini di la Graciosa che non si devono deviare per evitare di erodere il terreno. E’ possibile noleggiare biciclette a Caleta de Sebo o noleggiare un fuoristrada con autisti autorizzati.

    Lo smaltimento dei rifiuti di quest’isola ha un costo molto elevato ed una soluzione complessa. Qualsiasi degrado provocato a La Graciosa ha un impatto importante su questo parco naturale (dal 1984), Riserva della Biosfera (dal 1992) e riserva marina (dal 1995). Pertanto, i rifiuti che si generano dovrebbero tornare con i visitatori al momento di lasciare le sue spiagge. I turisti che si affollano qui sono disposti a camminare a piedi nudi, a sentire l’odore del mare, a nuotare in un mare trasparente. La spiaggia è un luogo di silenzio. Silenzi che si riempiono con gli alisei, con le voci degli uccelli, e i gorgoglii delle onde.


    Danila Rocca

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