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    Omarello dicembre 2017

    “Chi, bontà sua, legge i miei articoli da sempre, avrà notato in me una apparente idea fissa: quella del bidet. Quelli che mi hanno aiutato a trovare una casa in affitto, come la Signora Beatrice Vitti, sanno inoltre che un’altra esigenza è per me ancor più imprescindibile: avere un bagno dotato di finestra. Sembrerà che io sia un “patito del cesso”, se non addirittura un morboso: in realtà, io ho un metabolismo molto veloce, e l’esigenza corporale preliminare al bidet, si fa viva per me due volte al giorno. Coloro che la vivono una volta alla settimana soltanto, non potranno capire queste mie ragioni (laddove “capire” non è soltanto “comprendere”, ma anche “sentire”). Una casa senza bidet per me significa dovere fare diverse docce al giorno, con scomodità, perdita di tempo ed incremento dei consumi; una casa senza finestra nel bagno vuol dire aver disagio nell’ospitare amici, o, peggio ancora, persone di riguardo. E’ mortificante infatti che i miei ospiti devano patire i miei inevitabili cattivi odori. Dopo aver fatte queste confessioni, risulterà più chiaro il dramma che ho vissuto di recente, e che avevo promesso di confidare (ed ogni promessa è un debito, anche se non è stata richiesta). Dunque, dicevo che il mio entusiasmo per Puerto De La Cruz è stato messo a durissima prova, ma non si è incrinato. La casa che ho trovato (per fortuna e per merito di Beatrice e di Mery, se no sarei alla disperazione) è uno specchietto per le allodole, perché è molto carina ma nasconde i suoi difetti.

    Fra questi, un allacciamento al sistema idrico-fognario del caxxo. L’idraulico che è intervenuto di recente mi ha spiegato che in molte case come la mia non è opportuno gettare carta igienica nel water, perché qui le tubature di scarico sono così strette, che anche la carta igienica può bastare ad ostruirle. Ed infatti, io che non lo sapevo, ho ostruito lo scarico del water, con mia enorme sorpresa. Disperazione. Mi controllo, e chiedo a Beatrice se ha un idraulico da mandarmi per un pronto intervento. Beatrice mi conforta e rassicura con poche battute; sta’ tranquillo, ti risolvo il problema. Una volta rincuorato, la razionalità, che in me è molto forte, torna a prendere il sopravvento sulla parte emotiva. Decido dunque di interpellare d’urgenza il padrone di casa, perché è suo dovere risolvermi il problema. Non risponde al telefono, e gli mando un messaggio. Ma non tremo più, perché ho “Beatrice nel motore”.

    Dopo qualche ora, il proprietario mi telefona: mi manderà un idraulico la mattina dopo, a fine mattinata. Sollievo. Ma ora si tratta di pregare i miei Santi protettori che una certa esigenza corporale non si faccia viva per me durante la notte: rischio di non trovare un bar aperto in cui riparare. Una mia amica, donna molto pratica, mi ha detto con tranquillità che avrei potuto servirmi di un sacchetto, come fanno i padroni dei cani con gli escrementi delle loro bestie. Ma la mia amica non ha tenuto conto dei miei limiti: 1) io sono un intellettuale astratto e distratto, al quale un soluzione così semplice non viene neppure in mente; 2) se mi viene in mente, io devo vincere una lotta con il mio inconscio (ho avuto una educazione rigidissima) per potere “abbandonarmi” al sacchetto, e mentre spingo con forza per vincere il mio inconscio e per poter riempire il sacchetto, essendo un tipo molto imbranato rischio fortemente che il sacchetto mi si chiuda, ed il suo contenuto potenziale diventi attuale nel pavimento…”.

    Per fortuna, quella determinata esigenza del corpo che è naturale ed abituale, ma che sarebbe stata per me drammatica nella circostanza in cui mi trovavo, non fece capolino fino all’intervento dell’idraulico ed alla soluzione del problema. Risolto il problema, la Sfiga, che è figlia di Satana, continuò a marcarmi stretto. Ma se la sfiga è forte come il mitico Burgnich nella marcatura a uomo (mai più si è visto sui campi di gioco un terzino così asfissiante), l’omarello è come il mitico Pascutti, che riuscì a liberarsi di Burgnich con una acrobazia aerea e a fare goal.

    Dopo un lungo “tampinamento” della sfortuna nei confronti dell’omarello, con episodi di cui è stato fatto cenno nella prima puntata di questo diario, la buona stella prese dunque il sopravvento, e giorno dopo giorno si stabilì e stabilizzò la pace; in seguito fu un costante incremento di serenità e di benessere nella vita nuova a Puerto de la Cruz; cosicché dopo due mesi di permanenza in quest’isola felice, il sottoscritto scrisse una bozza per questo diario, mai pubblicata:

    “Ho già le mie abitudini confortanti (“l’uomo è una creatura non dell’istinto né della ragione, ma della abitudine” ci insegna J.Dewey): le mie passeggiate con panorami diversi e belli, i miei supermercati che non mi fanno mancare nulla, i miei bar con camerieri italiani, la mia pizzeria, la mia acconciatrice, la mia chiesetta. E soprattutto gli agenti immobiliari che mi hanno trovato una casa, che ora mi fanno sentire il calore dell’amicizia e sono pronti all’aiuto immediato per ogni mio problema materiale. Non mi mancano nemmeno le belle signore, di età adeguata per me (che sono assai più giovanile di un normale pensionato della mia età), con le quali avere un bel dialogo, che mi stimola a non sentirmi ancora per nulla un uomo finito, comunque vadano le cose per questa mia vita un po’ assurda, da qui in avanti.

    (Continua; l’omarello augura buone feste a tutti i suoi lettori).

    di Davide Selis


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