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    Il Cheshire, il pericolo galleggiante nelle acque canarie

    Il Cheshire, il cargo britannico che il 12 di agosto ha preso fuoco al largo delle coste sud ovest dell’Arcipelago delle Canarie, sta diventando un serio problema la cui risoluzione preoccupa non solo gli ambientalisti ma anche la Federación Regional de Cofradías de Pescadores de Canarias che sottolinea che il carico di fertilizzanti trasportati costituisce una grave minaccia a tutto l’ecosistema.

    E a supporto di questa preoccupazione c’è già un triste precedente, occorso nel 2015 in Costa Rica, quando una barca affondò con 150 tonnellate di nitrato di ammonio fertilizzante e il governo dovette vietare la balneazione e la pesca nel tratto di mare interessato.

    Il Cheshire, evacuato l’equipaggio, ha continuato a bruciare andando alla deriva, essendo ogni tentativo di attraccarlo impossibile a causa dell’incendio in corso.

    Solo dopo 10 giorni un rimorchiatore è riuscito ad agganciarlo per trascinarlo a circa 40 miglia da Gran Canaria, dove si attende di poter intervenire per tentarne il recupero.

    La maggiore preoccupazione della federazione dei pescatori canari, è quella che con il passare dei giorni il Cheshire possa affondare, trascinando sul fondo tutto il suo pericoloso contenuto di fertilizzante, con le fatali conseguenze che si possono immaginare per tutto l’ecosistema marino.

    L’impresa Resove Marine, assunta dalla Bibby Line Limited proprietaria del Cheshire, avrebbe chiesto al Salvamento Marítimo di stabilire un perimetro marino e aereo di interdizione per ragioni di sicurezza, richiesta incredibilmente respinta con la motivazione che non è necessaria e che è sufficiente dare avviso ai naviganti di rimanere lontani dal cargo.

    Mederos, del Salvamento Marítimo, precisa infatti che stabilire una zona di esclusione è giustificata solo se relativa a un punto fisso con coordinate specifiche, caso che non riguarda il Cheshire che risulta in continuo movimento essendo trainato dal rimorchiatore.

    Si prevede invece che quando sarà cessata la combustione, cesserà anche l’emissione di fumo tossico, che comunque al momento si limita a permanere entro i 200 metri dal cargo, dissolvendosi nell’aria e senza entrare in contatto con il mare, almeno stando a quanto riferisce il Salvamento.


    Di tutt’altro avviso la compagnia proprietaria del Cheshire, che spiega che sebbene il fumo rimanga a distanza ravvicinata dal cargo, eventuali venti potrebbero portarlo in alta quota, rappresentando un serio rischio per gli aerei di passaggio.

    In poche parole, il cargo sta continuando a bruciare emettendo un fumo denso di colore giallo arancio, il rimorchiatore lo sta trascinando in attesa che si raffreddino i 190 metri di struttura e per ora l’accesso di personale specializzato come pompieri e ufficiali di soccorso è impossibile.

    E al di là delle misure di sicurezza tanto sollecitate dalla Bibby Line Limited e respinte dalle autorità canarie, rimane il grande dubbio se le dinamiche marine, eventuali perdite al momento non verificabili e reazioni chimiche inaspettate possano ledere in maniera grave l’ecosistema di quella zona dell’Arcipelago.

    dalla Redazione

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