Seconda solo agli Stati Uniti per numero di amputazioni a causa del diabete di tipo 2, la Spagna presenta 7 casi su 10 di ricorso all’amputazione non traumatica delle estremità inferiori.
I dati, forniti dalla SEACV, la Sociedad Española de Angiología y Cirugía Vascular, oltre ad essere preoccupanti, vanno a sottolineare la gravità delle conseguenze relative ad una delle patologie più diffuse nel paese, il diabete.
L’aumento della glicemia generato dal diabete provoca un restringimento dei piccoli vasi sanguigni, colpendo così la circolazione, rallentando il flusso di ossigeno e di nutrienti ai tessuti situati nelle parti estreme del corpo. come ad esempio il piede.
Le conseguenze possono essere ulcere difficili da guarire che degenerano in necrosi, il cui passaggio successivo è dato dall’amputazione dell’estremità colpita.
I pazienti diabetici del tipo 2 hanno il 25% di rischio di sviluppare ulcere alle gambe rispetto a tutti gli altri.
Una soluzione efficace che eviterebbe le amputazioni è rappresentata da un sistema di medicina iperbarica che potrebbe portare a guarigione le ulcere e le lesioni; durante questo trattamento il paziente respira infatti ossigeno al 100% in modo continuo e in una camera ad una pressione fino a tre volte superiore rispetto al livello del mare.
La carenza di ossigeno nel sangue, l’ipossia, provoca infatti ferite che non seguono un decorso di guarigione normale e con il trattamento in camera iperbarica si potrebbe ottenere una rigenerazione dei tessuti danneggiati.
La terapia, che fa parte di un protocollo di cura chiamato Sistema Ulcemed, viene somministrata nell’Hospital San Francisco de Asís di Madrid.
I risultati ottenuti, come sottolinea il coordinatore medico dell’ospedale, sono la stimolazione e la modulazione della risposta immunitaria, la produzione di fibroblasti e collagene, la riduzione dell’infiammazione, la rigenerazione delle cellule e quindi la guarigione del cosiddetto piede diabetico, scongiurando eventuali amputazioni.
Al centro di Madrid vi sono due tipi di camere iperbariche, una in grado di contenere una sola persona e una in grado di trattare più persone contemporaneamente in una unica sessione.
Il paziente riceve ossigeno attraverso una maschera o un casco apposito e deve rimanere all’interno della camera per circa 80 minuti, suddivisi in fase di aumento di pressione che dura 10 minuti, fase di isopressione della durata di 60 minuti e fase di abbassamento della pressione, 10 minuti.
Durante tutta la sessione viene utilizzato ossigeno medico al 100% di purezza in modo che al raddoppiare della pressione atmosferica, questo possa penetrare nelle cellule molto più velocemente.
di Franco Leonardi