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    Canarie, meta per i turisti dei paesi ora in conflitto

    Record di turisti nell’Arcipelago delle Canarie negli ultimi tre anni, periodo contrassegnato da eventi geopolitici di forte impatto in paesi dove il turismo costituiva la fonte principale di introiti, ora eliminati dalle liste delle mete privilegiate da parte di una considerevole fetta di incoming.

    E se in Spagna il numero degli arrivi è cresciuto di circa il 30% raggiungendo i 68 milioni di visitatori nel 2015, nelle Canarie si sono registrati i 14 milioni di visitatori, molti dei quali hanno eletto l’arcipelago come nuova destinazione in sostituzione a paesi ora in conflitto o instabili.

    I mercati concorrenti delle isole Canarie e Baleari hanno subito un drastico calo in termini di flusso turistico, laddove l’incertezza politica, senza arrivare ai veri e propri conflitti, ha evidentemente scoraggiato i tour operators e gli stessi visitatori.

    Benché gli esperti asseriscano che il fenomeno dell’aumento derivante da situazioni geopolitiche precarie di altri paesi debba essere considerato transitorio, in realtà lo stesso fenomeno rivelatosi prolungato ha consolidato la crescita turistica dei paesi che, come l’arcipelago, ne hanno tratto beneficio.

    La stessa Francia, il paese più visitato al mondo nel 2015, ha lamentato un calo del 16% in seguito ai terribili attentati di Nizza e Parigi, così come la Turchia, al di fuori del conflitto del Mediterraneo fino a poco tempo fa, durante il 2016, anno di eventi tragici dal punto di vista della sicurezza, ha riscontrato un calo del 30%.

    Del resto il turismo, per crescere e prosperare, necessita di condizioni di stabilità che garantiscano la sicurezza dei suoi visitatori, anche se nell’ultima relazione del CEOE, Confederación de Empresarios de Santa Cruz de Tenerife, pur evidenziando che l’aumento dei turisti sulle isole possa dipendere per buona parte dagli eventi negativi di altri paesi, si punta l’obiettivo sulla diversificazione dell’offerta.

    Per mantenere e consolidare quei dati, dice il rapporto, è più che mai necessario affrontare la grande sfida della diversificazione, adattando l’offerta alla domanda e sviluppando altri settori economici che possano procurare una stabilità economica interna di tutto rilievo.

    di Anita Caiselli


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