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    Giuseppe Petrosino e Giuseppe Dosi

    Due poliziotti eroi italiani. Parte 1

    Back to the roots! 

    Sono felice poiché posso tornare alle miei radici: a scrivere sul giallo! 

    Lo sapete che questi due poliziotti hanno creato qualcuna delle tecniche di investigazione usate dalla polizia attualmente? 

    Iniziamo con Giuseppe Petrosino detto “Joe”: nacque nel 1860 a Padula, in provincia di Salerno nella Campania; suo padre sarto si mise cura, in un paese dove erano in pochi con istruzione, perché i suoi quattro figli imparassero a leggere e scrivere. 

    Che saggio fu il padre! 

    Fosse una premonizione? 

    Infatti dopo vedremo come questo sarà d’importanza capitale nella vita del Nostro. 


    Con tredici anni Petrosino si trasferì con la sua famiglia a New York nel sobborgo Little Italy e come tutti gli immigranti inizia a fare i lavoretti che gli americani non volevano fare,  come strillone e lustrascarpe. 

    Però fece anche la prima cosa giusta, prendere la cittadinanza statunitense, diventando così Joe Petrosino, questo gli permise di essere assunto come netturbino dall’amministrazione comunale.

    Nell’epoca che fu nominato caposquadra dei netturbini, iniziavano ad arrivare le ondate di immigrati italiani a New York, il che provocò gravi problemi di sicurezza per due motivi: gli immigranti erano visti come mafiosi oppure anarchici; peggio i poliziotti erano ebrei e irlandesi che non capivano la lingua di Dante e non potevano farsi intendere dagli italiani. 

    Tutto questo creò un ambiente favorevole al controllo di parte del quartiere Little Italy dalle organizzazioni criminali. 

    Come accade attualmente quando manca la presenza dello Stato rappresentato dalla polizia, il crimine organizzato si prende cura dello spazio. 

    Petrosino fu l’uomo giusto al posto giusto: siccome il suo lavoro dipendeva dal Dipartimento di Polizia passa a disimpegnarsi inizialmente come informatore fino a essere arruolato come poliziotto. 

    Fu anche un uomo spavaldo capace di sconfiggere tanto la diffidenza dei suoi colleghi, era l’unico poliziotto italiano, quanto le beffe dei suoi connazionali.

    Nell’anno 1895 viene nominato sergente nella sezione investigativa della Polizia di New York, nel primo anno fa decine di arresti, era nato il mito del poliziotto italo-americano, mostrato anche nei fumetti.

    Nel 1905 raggiunge l’apice della sua carriera: è promosso tenente e riceve l’incarico di creare una squadra di poliziotti italiani: la Italian Branch. 

    Il Nostro crea la sua brava squadra, con nove ragazzi italiani scelti da lui, per combattere più efficacemente la Mano Nera, stiamo parlando di crimine organizzato. 

    La Mano Nera, the Black Hand in inglese, fu la prima cellula della Cosa Nostra negli Stati Uniti: un insieme di bande che facevano l’estorsione all’interno della comunità italiana nelle città statunitensi; questo tipo di crimine si diffuse da New York a Chicago e San Francisco. 

    Il crimine era compiuto da strozzini dai diversi paesi italiani con minacce di morte, sfregi e danneggiamenti. 

    Sono davvero emozionanti gli sforzi che fece Petrosino per difendere il buon nome degli italiani onesti, lui era molto severo con i criminali, non c’erano delitti piccoli. 

    A lui si deve la creazione di uno stupendo strumento di lavoro: un archivio con nomi, foto, e tipo di crimini dei fuorilegge.

    Prima di continuare mi raccomando vedete lo sceneggiato Rai Joe Petrosino interpretato dal bravo Adolfo Celi. 

    È bellissimo per capire come era duro il lavoro della squadra italiana, i suoi poliziotti faticavano 24 ore su 24. 

    In una occasione per dare il “benvenuto” al camorrista latitante Enrico Alfano, la squadra usa la tecnica del travestimento, infatti nel film vediamo uno dei suoi ragazzi con un carretto per vendere melanzane, altri tre travestiti da disoccupati in cerca di lavoro, e un altro che chiedeva elemosine. 

    Questo metodo fu una trovata del nostro, non lo so se fosse già impiegato dalla Polizia Statunitense. 

    Lo stesso procedimento sarà usato anni dopo da Giuseppe Dossi, il fiore all’occhiello della Polizia di Stato, lo vedremo nella parte 2 di questa cronaca.

    Riprendendo il film vi racconto che ho provato tanta tristezza nella scena dove nella sua camera d’albergo, in una brutta notte di lampi e tuoni, il Nostro pensa alla lettera che tempi fa aveva scritto alla sua cara Adelina. 

    Le diceva che crede che dovranno passare migliaia d’anni prima di rivederla, aggiunge che non gli piace per niente quell’Italia dove la mafia ha corrotto il popolo e anche i pubblici funzionari: “Dio Dio che miseria”… 

    Il Questore di Palermo gli aveva già detto che la mafia è uno stato dentro lo stato. 

    Quello che non sa il Nostro, un uomo elegante, è che si sta lavando il viso per l’ultima volta, stava uscendo a un appuntamento con la morte, con gli occhi lucidi, intanto indossa il cappello a bombetta e pensa alla sua cara Adelina e alla bambina e gli invia mille e mille baci. 

    Che dolore vedere quest’uomo d’onore agli antipodi dei mafiosi, lasciare di proposito la sua rivoltella nella camera d’hotel! 

    Mi sembra quasi ingenuo. 

    Il 12 marzo 1909 Petrosino cadde assassinato da quattro colpi di revolver, si era recato a Palermo in una missione segreta in cerca di prove contro la Mano Nera, ma sicuramente una talpa dentro la polizia avvisò il giornale New York Herald, che pubblicò sulla sua partenza. 

    Dalle investigazioni svolte dall’anno 2014 sembra confermarsi che il mandante dell’assassinio fu Don Vito Cascio Ferro il boss della tenebrosa Mano Nera.

    Il Nostro fu il primo eroe dell’antimafia, e addirittura capì i rapporti tra mafia e politica 100 anni prima che lo facessero Falcone e Borsellino. 

    I suoi pregi furono grinta e intelligenza, abilità nel travestirsi, sveltezza d’azione, inflessibile e quasi feroce con i criminali. 

    Nel prossimo appuntamento vedremo la carriera di Giuseppe Dosi e faremo un paragone con quella di Petrosino. 

    Finisco con una bella notizia: è possibile conoscere la Casa Museo Joe Petrosino nella sua Padula natale facendo una visita accompagnata dall’ultimo pronipote di Joe.

    Potete seguirmi su: https://www.instagram.com/commissario_steneri/

     

     

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