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    Intervista al Capitano di Fregata Giuseppe Bonfiglio

    Salve a tutti siamo qui a bordo della Nave con il Capitano di Fregata Giuseppe Bonfiglio comandante nel pattugliatore agustano Nave Comandante Bettica in sosta a Tenerife, a Santa Cruz, ultimo baluardo europeo prima di iniziare la missione nel golfo di Guinea. 

    Siamo qui in compagnia del comandante Giuseppe Bonfiglio, della nave comandante Bettica, in sosta a Tenerife, nel porto di Santa Cruz. di cosa si tratta di una sosta tattica o una sosta logistica? 

    Buongiorno innanzitutto e grazie di questo momento. Noi siamo a Tenerife per una sosta logistica. Noi siamo partiti da Augusta, dove ha sede la nave che appartiene alla IV Divisione Navale. Percorrendo 2.200 miglia siamo arrivati qua a Tenerife per ricaricarci di tutto quello di cui la nave necessita, per affrontare, uscendo da qua, l’attività nel golfo di Guinea, quindi l’ingresso in area di operazione. Ci siamo ricaricati di carburante, ci siamo ricaricati di viveri, quindi l’equipaggio ha avuto modo di godere dell’ottima posizione del posto ormeggio nei confronti del centro della città e delle bellezze dell’isola. Quindi ripartiamo rigenerati per la nostra attività operativa.

    Certo, effettivamente Tenerife è sempre stato l’ultimo baluardo, l’ultima frontiera per le navi che poi dovevano o addentrarsi nell’Atlantico o gestire altre missioni al largo in mare. Voi adesso partirete per il golfo di Guinea, che scenario pensate di trovare? Che cos’è quello che vi aspettate nel golfo di Guinea e perché, fondamentalmente, andate lì? 

    Andiamo lì per un’attività, una missione che si chiama Gabinia, che rientra nella macro definizione della tutela degli interessi nazionali. Perché questo? Perché nel golfo di Guinea ci sono dei forti interessi della nazione. In particolar modo ci sono le piattaforme estrattive di Eni, dove dal sottosuolo viene estratto il greggio che viene poi commerciato in tutto il mondo. Per quanto possa sembrare anacronistico, queste attività commerciali danno origine ad alcune attività meno lecite, tra cui la pirateria. Noi andiamo a fare un’attività di sicurezza, della navigazione, quindi di controllo delle linee commerciali che vanno e vengono nel Golfo di Guinea e contrasto alla pirateria. Allo stesso tempo, siccome questi traffici alimentano il commercio mondiale, diversi stati dell’Europa ne beneficiano, ci sono diversi stati e diverse marine interessate a mantenere la sicurezza in quel tratto di mare. Quindi, accanto alla missione italiana, accanto a Cabinia, ci sono attività che vengono svolte dalla Marina spagnola, dalla Marina francese, dalla Marina portoghese, con le quali noi a livello orizzontale avremo degli scambi informativi per aumentare il livello di conoscenza di ciò che avviene nell’area di operazione.

    Questa operazione ha un tempo limite, è cadenzato nell’arco di 12 mesi o dipende dalla situazione di volta in volta volte il governo italiano assegna missioni o prolungamento della stessa missione?


    Questa attività che faremo noi avrà una durata di tre mesi e periodicamente le navi vengono mandate qua e già da diversi anni che ci sono momenti dell’anno in cui con il bel tempo sono più attivi gli attacchi criminali che percorrono l’attività di pirateria e quindi in quei mesi è più opportuno che la nave sia nel golfo di Guinea.

    Abbiamo parlato prima di questa collaborazione di scambio di dati con militari degli altri paesi. Questo scambio di informazioni ha nell’ottica un progetto di cooperazione o è limitato alle marine militari europee o serve in qualche misura anche a una collaborazione con i servizi militari delle altre nazioni per esempio di quelle che hanno la base nel Golfo di Guinea?

     La nostra presenza lì ha anche un significato di aiuto nello sviluppo di capacità da parte delle marine del Golfo di Guinea appunto, da parte delle marine rivierasche. Noi già collaboriamo come marina militare italiana con diverse marine del Golfo di Guinea che appartengono al cosiddetto Virtual Maritime Regional Traffic Center ed è un sistema di scambio informativo tra tracce di superficie, quindi contatti di unità navali che navigano all’interno di quelle acque e di altre zone del mondo, che le centrali operative acquisiscono e si scambiano tra di loro in maniera tale che a livello globale tutti coloro che fanno parte di questa rete siano informati di cosa avviene anche lontano dalle loro coste.

    In questa ottica di collaborazione anche con le forze militari del posto il futuro per cui magari si lavora politicamente è quello che appunto non si abbia più la necessità di un supporto militare di servizio antipirateria.

     Noi facciamo il possibile per essere presenti e sviluppare a favore di queste Marine le loro intrinseche capacità per essere loro stessi il loro primo baluardo in contrasto a queste attività di cui loro stessi sono vittime. Quindi nel momento in cui sviluppiamo insieme a loro queste capacità abbiamo una collaborazione proficua tanto per loro quanto per noi.

    Possiamo dire che la presenza della marina militare italiana in ogni scenario di acque internazionali è sempre più importante ed è apprezzata anche da lontano da casa per voi che state sempre in mare al servizio della bandiera italiana.

    Giovanna Lenti

     

     

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