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    Le auto e i furgoni sono in aumento come modo alternativo di vivere nel sud di Tenerife

    Il fenomeno non riguarda solo le persone a basso reddito, ma si estende anche alla classe media a causa dell’inarrestabile aumento dei prezzi dovuto al boom degli affitti turistici.

    “Temo che ci abitueremo a vedere un furgone come alternativa abitativa per molte persone”, spiega Alejandra Hernández, assistente sociale e coordinatrice del programma abitativo Base 25 dell’isola, gestito da Cáritas e finanziato dal Cabildo di Tenerife.

    Un programma che cerca di affrontare un problema crescente che forse sta diventando più grande di quanto la maggior parte delle persone si renda conto, dato che una realtà che è stata a lungo comune nelle conversazioni di amici e famiglie sta iniziando a insinuarsi nel discorso politico.

    L’obiettivo di questo programma è quello di consigliare e accompagnare le famiglie che rischiano di perdere la loro unica e abituale residenza, a causa di pignoramenti, sfratti per mancato pagamento dell’affitto o sfratti in situazioni precarie: quando non c’è la documentazione che attesti la proprietà dell’immobile, cosa non troppo rara nelle Isole Canarie e in zone in cui il passaggio di proprietà è tradizionalmente informale, dai genitori ai figli e dai nonni ai nipoti.

    La realtà è che il loro lavoro aumenta e le soluzioni a loro disposizione, come la ricerca di alloggi alternativi per le famiglie sfrattate, diventano sempre più complicate.

    “È una lotta titanica”, spiega.

    “Prima, dall’autostrada in giù c’erano le case per le vacanze, con le condizioni che ci sono, e dall’autostrada in su c’erano le case residenziali a prezzi accessibili.

    La situazione è cambiata.

    Ora è tutto un alloggio per le vacanze”, sottolinea la coordinatrice, che avverte che “la situazione diventerà molto brutta”.


    Dall’autostrada in su, nelle colline, c’era un sollievo sociale dagli sfratti o dalla perdita di affitti che si verificavano dall’autostrada in giù.

    Se anni fa queste situazioni riguardavano persone con determinate caratteristiche e redditi, soprattutto quelli più bassi, ora si sta generalizzando il fenomeno della difficoltà a mantenere un alloggio in affitto o a trovare un’alternativa.

    “Con un alloggio che parte da 700 euro al mese, il problema non riguarda più le persone con un reddito basso, ma interessa anche le classi medie.

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    Alcune persone dovrebbero spendere l’80% del loro reddito per l’affitto”, avverte.

    Non è più un problema di persone a basso reddito, quindi, ma il rischio concreto di perdere la casa non è più un problema di redditi medi e si sta diffondendo come una piaga che colpisce i redditi medio-bassi, che peraltro devono affrontare condizioni onerose per l’affitto di una casa, con requisiti sempre più difficili da soddisfare.

    Ma il rischio di rimanere senza un’alternativa abitativa non è diffuso solo tra le classi sociali, ma anche a livello geografico, visto che le aree intorno alle zone turistiche sono sempre più richieste e l’offerta diminuisce, perché destinata alle case per le vacanze, mentre non si costruiscono alloggi pubblici.

    Tutto è diventato casa per le vacanze, al contrario di quello che qualche anno fa divideva anche geograficamente l’autostrada stessa, che distingueva tra usi residenziali e usi turistici.

    Tanto che nei primi sei mesi dell’anno, Base 25 ha servito 453 famiglie per un totale di 1.170 abitanti.

    In termini di popolazione, Santa Cruz e La Laguna dovrebbero essere in cima alla lista, ma è Arona il comune che si aggiudica il primo posto, con 98 servizi forniti dal team Caritas.

    Al secondo posto c’è La Laguna, con 79; al terzo Granadilla, con 75, e Santa Cruz, al quarto posto, con 67.

    Segue Puerto de la Cruz con 43.

    In altre parole, il Sud è allo stesso livello delle zone più popolate dell’Isola, una situazione che si spiega con il fatto che il prezzo degli affitti nei comuni interessati, siano essi Arona, Granadilla de Abona, Adeje o San Miguel de Abona, è aumentato a tal punto che gli stipendi sono insufficienti per far fronte alla crescita degli affitti, oltre all’enorme difficoltà di trovare carenze a causa della generalizzazione dei contratti stagionali e degli affitti per le vacanze.

    “Nel Sud vediamo come la situazione peggiori di anno in anno”, afferma Alejandra Hernández, che spiega che “ad Arona e Granadilla è peggiorata molto negli ultimi quattro anni, colpendo profili più normalizzati, sia per l’aumento dei prezzi degli affitti, aggirando le leggi stesse, sia per la generalizzazione del fenomeno degli affitti turistici o stagionali”.

    In termini di profilo, c’è una chiara incidenza delle donne che sostengono famiglie monoparentali.

    Esse rappresentano il 40% di tutte le famiglie assistite dal programma, a causa del loro basso reddito e del numero di persone a carico, oltre alla difficoltà di migliorare il proprio reddito.

    “Le donne sono quelle che di solito si occupano dei bambini, è una persona sola che deve prendersi cura degli altri e che non può migliorare il proprio reddito perché non ha opzioni di conciliazione: gli asili pubblici sono scarsi e i collegamenti con i trasporti pubblici nel sud sono pessimi”, spiega l’operatrice, che non facilita l’accesso a questi lavori, che potrebbero migliorare la loro situazione socio-economica.

    “Quando abbiamo iniziato, sei anni fa, in caso di sfratto o di perdita dell’abitazione permanente, c’erano affitti disponibili.

    Ora è impossibile e la situazione è destinata a peggiorare”, afferma Alejandra Hernández.

    Bina Bianchini

     

     

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