Il limite del 2% all’aumento degli affitti è stato esteso per il 2023. Tuttavia, ci sono sei circostanze in cui un proprietario può aumentare l’affitto oltre il 2% senza violare la legge.
Una misura adottata nel marzo 2022 con l’obiettivo di alleviare gli effetti socio-economici conseguenti allo scoppio della guerra in Ucraina.
Nell’attuale contesto inflazionistico, il governo centrale ha deciso di estendere questo limite per far fronte agli effetti dell’aumento dell’IPC, che è l’indice di riferimento abituale nei contratti di affitto.
Va notato che ci sono diverse situazioni in cui questo limite di aumento non si applica, e dipendono principalmente dal tipo di affitto.
Come specificato dall’Agencia Negociadora del Alquiler (ANA), ci sono sei casi in cui non ci sarà l’obbligo di applicare l’aggiornamento del 2% del canone di locazione, che potrà essere aggiornato in base agli ultimi dati dell’IPC:
Affitti stagionali: questi contratti di locazione sono regolati dalla Legge sulle Locazioni Urbane (LAU), ma sono esenti da questo limite “perché sono considerati contratti di locazione per uso diverso da quello abitativo”.
Affitti di case di lusso: si tratta di affitti di case o ville la cui superficie costruita è superiore a 300 metri quadrati o il cui affitto annuale “supera 5,5 volte il salario minimo interprofessionale”.
Affitti di abitazioni quando gli inquilini sono persone giuridiche: questo tipo di affitto è considerato diverso dall’abitazione e non sarebbe soggetto a questa limitazione.
Affitti di camere: questi tipi di affitti sono esenti dal limite del 2%, perché non sono disciplinati dalla LAU, ma dal Codice Civile, spiegano.
Locazioni di alloggi turistici: queste locazioni non sono regolate dalla LAU, ma dai regolamenti di ogni comunità e dal Codice Civile.
Affitti rinnovati per tacito rinnovo: anche questi contratti sono regolati dal Codice Civile, quindi sarebbero esenti.
dalla Redazione
