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    Chi vuole capire capisca!

    Todoque sepolto VIVO dalla lava

    Tornare è tornare. Gardel l’ha già cantata. Non fa parte di un nuovo obiettivo. È ancestrale. È immanente all’essenza di coloro che sentono di appartenere a una tribù.

    Fa parte di un modo di essere di quelle persone che imparano da ciò che la natura dice loro ma non vi rinunciano mai, dagli errori del passato e pensano al progresso ma si considerano parte di quel progresso.

    È “essere” in quel luogo, sentirsi parte di una catena che non lega, ma è una bussola e un faro.

    È amare ciò che si è arrivati a “essere” e a “fare” perché non è più, senza ferire l’altro, senza invidiare l’altro, senza pensare all’involucro materiale.

    Essere molto realistici sulle difficoltà, ma con quell’energia che ti dà l’onore dell’impresa. E con l’energia di un modo di essere d’altri tempi, con frasi “baluardo” come “in guerra si perdeva di più, e si veniva a cantare”.

    Quelli di noi che anelano a tornare nelle proprie terre con un grido disperato, quelli di noi che sono disposti a dedicare la loro vita allo sviluppo di nuove idee e a vedere come gli esseri umani possono adattarsi al loro ambiente, anelano solo a trovare interlocutori che ci capiscano e non ci impediscano di tornare con giustizia, che non usurpino i nostri diritti consolidati e il diritto alla proprietà privata.

    Siamo in tanti. Ci comportiamo come gli indigeni dell’Amazzonia che difendono un territorio, cerchiamo aiuto per non essere spogliati di questa “eredità”, gridiamo per la storia messa a tacere da tutte quelle persone che non nominano “TODOQUE!


    Non è scomparso! È addormentato.

    Siamo tra coloro che chiedono di potersi ricostruire lì, di riabilitare la nostra storia collettiva per riedificare i luoghi. Non abbiamo paura della natura. Noi ne facciamo parte.

    Lei ci dona e ci dice con saggezza quando ci toglie. Siamo finiti, ma non spezzeremo la catena. Ci impegniamo e non chiediamo aiuto. Vogliamo vivere lì in pace.

    Non vogliamo trasferirci in una riserva. Tutti sapevano cosa apparteneva al vicino, gli sforzi di ogni famiglia per ottenerlo, mantenerlo e migliorarlo. Le nostre foglie possono essere sparite, ma non le nostre radici.

    Ma tornare è anche rispettare altri desideri, un altro approccio alla vita ed essersi evoluti per capire che in questa vita finita ogni persona ha un destino.

    Tornare è continuare a camminare per tornare all’origine e comprendere la nostra essenza di persone semplici che amano la natura, la rispettano e la ascoltano.

    Siamo parte di un territorio, come quegli alberi morti, sparsi in una valle, migliaia di vite che il vulcano si è portato via, che nessuno ha quantificato perché nessuno ci ha fatto caso.

    Quanto ci mancano i suoi polmoni, il suo verde del pittore che dipingeva una valle con sfumature di bosco e non immaginava di essere un Goya che divorava, come Saturno, suo figlio!

    Tornare è lottare per tornare, ma non avremmo mai immaginato di dover lottare per far capire loro che stiamo rivendicando un territorio, che stiamo chiedendo aiuto per un quartiere sommerso che appartiene a tutti i Todoqueros e le Todoqueras.

    Il Pampillo è il mio luogo, il luogo dei miei antenati da più di sette generazioni.

    Spero che qualcuno mi ascolti e CAPISCA che il ritorno non è solo un sentimento, ma una necessità; non è solo un desiderio, ma un’esigenza; non è un desiderio particolare, è un interesse “generale”; non è un capriccio, ma una difesa della STORIA e del PATRIMONIO CULTURALE di insediamenti storici come Pampillo, che UNISCE due comuni della Valle Aridane.

    Parte del distretto di Todoque, parte occidentale dell’isola di La Palma, isola dell’Arcipelago delle Canarie, arcipelago appartenente alla Spagna, paese della Comunità Europea che fa parte di un continente di quelli che compongono questo pianeta.

    Pianeta chiamato pianeta azzurro, che si trova nel sistema solare e appartiene alla Via Lattea, una galassia di un universo vastissimo ancora da comprendere dalle nostre teste limitate e ridotte di una minuscola specie che è in continua lotta per acquisire il territorio dell’altra e che, da quando è diventata una specie, si è evoluta solo perché alcune menti illuminate, esecrate dai loro stessi simili, hanno avvertito degli errori in cui si trovava l’umanità.

    Lasciamo che chi vuole capirci capisca.

    Lasciate che coloro che vogliono lapidare – soprattutto nelle reti sociali – lapidino coloro che vogliono lapidare.

    Perché una cosa ci è chiara: non siamo pazzi, sappiamo cosa vogliamo.

    Che possiamo essere ascoltati con tutta l’EFFICACIA che il nostro grido richiede.

    Che chi deve capire capisca!

    Elena Jiménez Lorenzo
    Rappresentante del P.C. Pampillo-Todoque (interessato dall’eruzione vulcanica nella Valle dell’Aridane)
    11 febbraio 2023

     

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