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    Una “Guida Routard” d’altri tempi

    Dal 1850, molti europei hanno conosciuto le Canarie, e poi si sono stanziati, grazie ad una donna che ha illustrato le isole e la sua natura con un libro: “Tenerife and its six Satéllites”.

    Olivia Mary Stone (1856-1898), è arrivata al porto di Santa Cruz de Tenerife il 5 settembre 1883, e per sei mesi ha scritto e illustrato l’arcipelago. La accompagnava suo marito, un fotografo londinese, con il quale ha testimoniato le varie sfaccettature delle isole.

    Il libro, pubblicato a Londra nel 1887, costituisce il miglior ritratto della società insulare alla fine del XIX secolo, poiché descrive l’isola come il centro di attrazione dell’Arcipelago; il titolo deriva dalla vista dal Teide, dove il resto delle isole può essere visto come autentici satelliti intorno ad essa.

    Il suo lavoro è stato una guida propagandistica perfetta per Tenerife perché descrive fauna e flora, i minerali, l’architettura, abitanti e costumi, la musica, l’archeologia, i piatti tipici con le ricette e dove include addirittura le linee di piroscafi che toccavano i porti dell’isola con i rispettivi prezzi, e anche le temperature stagionali, e poi gli Hotel, i costi di questi e delle gite, ecc. ecc.

    Insomma una vera guida Routard «ante litteram».

    Scriveva che “Le isole le ricorderò sempre come mi sono sembrate, vere Isole Felici, la cosa più vicina a un Paradiso Terrestre“.

    Riportiamo alcune frasi del testo: «… l’area da Punta de Anaga è una massa convulsa di montagne vulcaniche con i loro profili irregolari e frastagliati, che innalzano le loro creste selvagge nel cielo azzurro in un modo che è allo stesso tempo grandioso, bello e maestoso».

    E poi in altre pagine: «La bellezza del paesaggio sta soprattutto dove il mare si infrange sulla spiaggia scura, impreziosita dalla schiuma. Nell’aria trasparente, le torri delle due chiese principali spiccavano nettamente al di sopra delle case (…) quasi soffocati da un caldo a cui non eravamo abituati, siamo ritornati all’Hotel Camacho».


    «… sono stata interrotta del sonno da un grido sonoro, molto musicale, emesso per la strada: è l’una di notte, sono i vigilantes di Santa Cruz, ufficialmente conosciuti con il nome di “serenos”».

    «.. dame vestite di nero, con la graziosa mantiglia e il ventaglio, scivolavano lungo il lato ombroso della strada (…) il costume femminile si distingue per un soprabito annodato sopra la testa e ricadente sulla schiena, proteggendo così la nuca dal sole. Sulla testa portano un cappellino di paglia tondo. I ragazzi vanno a piedi nudi e indossano solo una maglietta corta e ampia. Gli uomini di solito indossano pantaloni neri e una camicia bianca, con una sciarpa o un panno intorno alla vita (…) all’inizio della diga c’è un piccolo mercato del pesce, con banconi in marmo e pareti e pavimenti piastrellati. Un prete ha comprato del pesce salato all’altra estremità della diga poiché il mercato vende solo pesce fresco. In un altro punto della diga, una donna vende vasi di terracotta di forme diverse. La locomotiva Añaza trasporta le pietre necessarie per completare la diga. Tre cammelli s’inginocchiano pazientemente alla fine della diga in attesa del loro pesante carico».

    «Tutte le strade della città sono pavimentate con ciottoli e sono in condizioni abbastanza buone. Le case, con molti balconi, hanno le pareti esterne imbiancate a calce in diversi colori e spesso hanno grandi croci di legno appese, alcune alte fino a sei piedi (1,80 m.). Molte case hanno il tetto piano, con parapetto o ringhiera, dove gli abitanti si stabiliscono al tramonto. Le scale esterne, solitamente dipinte di verde, portano a tetti e vedette, torri quadrate adibite a torri di avvistamento, salotti per fumare e soprattutto per i pettegolezzi…»

    Olivia visse in un’epoca in cui alcune donne, in modo pionieristico, iniziarono a viaggiare o ad unirsi all’avventura e viaggi di scoperta che, fino ad allora, erano stati patrimonio esclusivamente maschile. Olivia ha annotato scrupolosamente tutti i dettagli e ha quantificato e registrato tutto ciò che poteva essere misurato, ha indicato in pratica tutto, anche gli aspetti sociali, politici, economici, fiscali e persino la conservazione del patrimonio aborigeno con analisi e previsioni accurate.

    In molti casi è la natura che la attraeva: ad esempio, un giorno, è stata attratta da una piccola cascata naturale che cade su una piattaforma basaltica, e scrive: “… ma la cosa più affascinante è un ruscello d’acqua che sgorga attraverso la roccia dove un gruppo di donne ha posizionato i propri vasi per riempirli di acqua pulita, filtrata, che forse proviene da una sorgente sotterranea”.

    E poi ancora: “…il mare è di un blu intenso, e sulla sua superficie increspata, al riparo della baia, galleggiano uccelli marini dalle piume bianche e una barca. Il cielo sopra è blu; il sole splende. In verità ho raggiunto le Isole dei Beati”. 

    Andrea Maino

    Purtroppo Olivia Stone è rimasta sconosciuta ai più, per questo motivo vorrei rivalutarla con questo articolo. Sul web vi sono pochissime note, ma a questo link potete trovare l’intero libro:

    https://books.google.it/books?id=j8d48RTzgPgC&pg=PA2&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=4#v=onepage&q&f=false

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