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    Cosa succede a El Puertito

    El Puertito de Adeje Armeñime è il nome che gli attribuirono i Guanci (popolo aborigeno che conquistò e visse sull’isola originariamente).

    Letteralmente significa “luogo di incontro”, per le tartarughe e per le varie specie che popolano l’oceano.

    È un posto unico situato sulla costa sud-occidentale dell’isola di Tenerife, nel comune di Adeje, famoso in tutto il mondo, era considerato uno dei punti migliori per le immersioni proprio per la presenza di un’ampia biodiversità.

    Per proteggere la riserva naturale del Puertito, l’associazione della Canarie per un Oceano Sostenibile e il comune di Adeje hanno dato vita ad un progetto pionieristico in Europa: la creazione di un’aula marina (SEALAB) che fa del Puertito un centro per l’educazione ambientale, l’investigazione scientifica, la promozione dei valori marini e la protezione di specie come tartarughe verdi, polipi e cavallucci marini.

    Purtroppo ad oggi, la ricchezza di questi fondali e dell’entroterra vegetativo è completamente oscurata dalle condizioni a dir poco degradate dell’area adiacente al Puertito, a causa delle politiche (o meglio non politiche) di risanamento e progettazione, promesse e mai realizzate.

    Tenerife conta più di cinque milioni di turisti all’anno e circa il 70% decide di stabilirsi nella parte sud dell’isola, bisogna però specificare che la zona del Puertito di Adeje è una delle poche aree rimaste “selvagge” che già subisce una forte pressione dal turismo di massa, dalla pesca e dalle barche che ne mettono a repentaglio la salvaguardia del territorio e dell’oceano.

    Tanto che il sindaco e il consiglio comunale di Adeje nel 2012 hanno presentato ai cittadini lo stato del Piano Urbanistico Generale (PGO) e durante una conferenza stampa il 15-02-2012, il sindaco ha spiegato che Adeje non potrebbe crescere di più come numero di Hotel e abitanti.

    Nel 2014 i promotori del progetto Cuna dell’Alma lo presentano al consiglio comunale, vendendolo come una possibilità concreta per avvalorare la zona, avviare politiche di sostenibilità ambientale e promuovere la cultura culinaria e agricola di Tenerife.


    Insomma, a loro dire, una sorta di villaggio ecologico, un buon esempio di cura dell’ambiente e un primo passo per rendere l’economia di Tenerife più sostenibile.

    Ma allora, come si è arrivati a pensare che l’unico modo per salvaguardare il Puertito e difenderlo dal degrado, dopo anni di disinteresse da parte del comune, sia costruire vicino al piccolo borgo e alla Caleta di Adeje 420 residenze di lusso, un hotel, piscine, un ristorante e altri edifici, per un totale di circa 437.000 metri quadrati di terreno?

    Il progetto Cuna dell’Alma presenta diverse contraddizioni e una multa che potrebbe arrivare fino a 600.000 euro da parte della direzione Generale del Patrimonio del Governo Canario per aver compromesso in maniera significativa un importante sito archeologico, che non compare nei rapporti del progetto alla quale il Cabildo di Tenerife ha dato il “via libera”, senza accertarsi della veridicità di questi rapporti.

    Trattandosi di un reato molto grave la questione del progetto Cuna dell’Alma è passata sotto il controllo della Direzione Generale del Patrimonio Culturale del Governo Canario e Il Cabildo di Tenerife ha bloccato preventivamente i lavori nell’area indicata dai periti, applicando le misure cautelari previste in casi come questo.

    Le tematiche ecologiche risultano scomode per molti, soprattutto perché sono sempre più ricorrenti negli ultimi anni, sotto gli occhi di tutti, diventando quasi un argomento trend sui social network, ma l’insistenza con cui se ne parla non deve distogliere dall’urgenza.

    Le discussioni e le irregolarità trovate sopra al progetto Cuna dell’Alma sono state possibili grazie all’impegno volontario di persone che fanno parte di associazioni ambientaliste, archeologiche, di salvaguardia dell’Oceano e non solo, tra cui possiamo citare Salvar el Puertito de Adeje, Salvar la Tejita, ASCAN, Asociacion Patrimonial Teguico,

    Le associazioni sopracitate da anni stanno conducendo campagne di informazione, non per difendere gli accampamenti abusivi (come alcuni media lasciano intendere), ma per trovare una maniera sostenibile che dia spazio alla natura per rivalutare il territorio del Puertito di Adeje, senza però fargli perdere la sua identità di un piccolo borgo con una delle calette più pure e ricche dell’isola.

    Sostengono attivamente che si può seguire una linea di progresso che non metta a repentaglio aree naturali, che non abbia a che fare con la distruzione di specie protette e che non cancelli la memoria storica e culturale che gli antenati Guanci ci hanno lasciato su quest’isola.

    Martina Turati

     

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