“Il voto elettronico rappresenta una innovazione importante per garantire maggior sicurezza e facilità nel voto in particolare per gli italiani residenti all’estero.
Infatti, il voto attuale realizzato con plichi cartacei spediti tramite posta all’indirizzo di residenza all’estero del votante italiano risulta facilmente soggetto a brogli e all’affidabilità del servizio postale locale, che in molti Paesi non garantisce le tempistiche necessarie.
Si è tenuta a riguardo una sperimentazione durante le scorse votazioni per il rinnovo dei Comites.
Dal 24 novembre al 3 dicembre, alcuni degli elettori hanno potuto votare per il rinnovo del loro Comites tramite il portale consolare “Fast It” attraverso la piattaforma “IOvoto”, creata appositamente, autenticandosi con credenziali SPID di II livello.
Gli elettori che hanno potuto votare elettronicamente, senza effetti giuridici ma per testare per la prima volta questo sistema, sono quelli di nove circoscrizioni consolari nel mondo.
In particolare: Berlino, Monaco di Baviera, Marsiglia, Londra, L’Aja, Houston, San Paolo, Tel Aviv e Johannesburg.
Queste sedi sono state individuate dalla Farnesina sulla base della grandezza della collettività, del livello di digitalizzazione nel Paese, del tasso di cittadini residenti registrati sul Fast It, della percentuale di residenti dotati di codice fiscale validato e del fuso orario compatibile con l’assistenza centralizzata.
La spesa totale per le votazioni del rinnovo dei Comites e per il test sul voto digitale è stata di 9 milioni di euro.
Il totale degli elettori abilitati sulla piattaforma è stato di 7.756; di questi, 1.236 erano dotati di SPID di II livello, requisito necessario per partecipare alla sperimentazione.
Sono stati infine 672 i votanti effettivi, dimostrando proporzionalmente una propensione alla partecipazione al voto maggiore rispetto al tradizionale voto per corrispondenza.
Sono stati sottolineato i seguenti aspetti di questa sperimentazione.
La necessità di un cloud nazionale per gestire le operazioni di voto.
La necessità di personale con adeguato know how.
La necessità che l’elettore possa verificare che il suo voto sia stato effettivamente conteggiato.
Inoltre, è stato sottolineato come debbano essere prese in considerazione le conseguenze di eventuali attacchi informatici.
Le criticità riscontrate riguardano l’infrastruttura del voto elettronico, che è stata ospitata in un cloud di una azienda privata, Oracle.
La privacy imporrebbe l’uso di un cloud nazionale.
Inoltre, sono state necessarie due sessioni di collaudo dell’intera procedura e garantire assistenza 24h.
Il Penetration Test ha evidenziato un rischio cibernetico complessivo medio.
Nel caso di future elezioni, occorrerà valutare accuratamente questo rischio.
Anche la segretezza del voto risulta un rischio da considerare.
Inoltre, ad oggi, l’applicazione non permette di garantire all’elettore che il proprio voto sia esattamente quello da lui immesso.
Ancora, deve essere presa seriamente in considerazione l’eventualità di un attacco informatico per porre in essere contromisure efficaci.
In definitiva, il sistema blockchain sembra essere quello migliore.
Mi è sembrato un bell’esperimento che permette di avvicinare l’Amministrazione Pubblica italiana alle esigenze della Comunità Italiana all’estero, in un territorio molto vasto.
Una soluzione pratica per le prossime elezioni dei Comites, tra 5 anni, potrebbe essere quella di permettere il voto elettronico, dal proprio pc di casa, a tutti gli italiani all’estero, con la possibilità di richiedere un mese prima il plico cartaceo, per chi non si sentisse in grado di usare il voto elettronico.
È comunque tanto ancora il lavoro da fare prima di poter applicare una soluzione del genere.
Continuerò a lavorare per arrivare presto ad una implementazione pratica.”
On. Simone Billi