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    Voto estero: procedura elettronica importante, ma servono prerequisiti

    “Sicuramente quella della procedura elettronica, sperimentata con un buon successo nelle elezioni del Comites, è una prospettiva di sviluppo importante, specialmente per il voto all’estero.

    Bisogna però attendere che ci siano dei prerequisiti di sicurezza perché il voto elettronico possa essere ampliato alle consultazioni elettorali e referendarie. Vi è poi il problema delle infrastrutture locali: non possiamo mettere in pericolo il voto degli italiani a causa della mancanza di internet”.

    Così Luigi Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero degli Esteri, nel corso di un’audizione, il 25 maggio in videoconferenza, davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.

    “Per questa tornata elettorale – prosegue Vignali – si prevede la possibilità che la trasmissione dei plichi per via aerea avvenga anche se non vi è un funzionario degli esteri ad accompagnarli, affidandoli per esempio al capitano dell’aereo.

    Questa misura serve a prevenire il rischio che, a causa delle misure di controllo delle frontiere dovute alla pandemia, non sia possibile, per i nostri funzionari, effettuare il viaggio.

    Ovviamente questo accadrà solo in alcuni casi, ben motivati”.

    “Mettere in sicurezza il voto costa – spiega Vignali.

    In questa tornata elettorale purtroppo stiamo sperimentando l’insufficienza del fabbisogno finanziario, dato sia l’aumento del corpo elettorale che l’aumento generalizzato dei costi.


    Avremmo avuto bisogno di 42 milioni di euro, ne abbiamo chiesti 31, cercando di razionalizzare al massimo le spese; in realtà ad oggi sono stati finanziati poco più di 24 milioni di euro, perché quelli erano quelli previsti dall’originario riparto del ministero dell’Economia”.

    Per questo motivo, specifica Vignali, la Farnesina “chiede di far parte del concerto interministeriale con il ministero della Giustizia ed il ministero degli Interni che valuti le spese necessarie per le operazioni di voto”.

    “Tra le criticità che sono sorte intorno al voto all’estero vi è l’aumento del numero di cittadini italiani, dovuto, oltre che alle partenze ed alla nascita di emigrati di seconda generazione, ad un attuale sistema di cittadinanza molto generoso, che genererà sempre più elettori.

    Bisognerebbe forse pensare ad un limite generazionale o alla verifica di un legame genuino con il patrimonio culturale italiano”, conclude Vignali.

    (NoveColonneATG)

     

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