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    La prospettiva di genere del femminismo viola organizza la casa

    La Spagna del governo Sanchez ha varato la ley de Vivienda nata per risolvere le questioni incresciose legate al problema Okupa.

    Alle Canarie, Tenerife non è esente da questa problematica.

    Anzi.

    Ma la nuova legge sulle case è realmente efficace?

    Gli esperti del settore e gli analisti immobiliari mostrano il proprio scetticismo a riguardo.

    Aldilà dei tecnicismi sugli sgravi fiscali e la percentuale del suolo pubblico da destinare a case popolari, quello che in realtà preoccupa è la spinta ideologica nascosta tra le righe della legge.

    In sordina, mentre tutti sono concentrati sulle poche centinaia di euro risparmiate per una richiesta di sussidio nell’affitto, passa come principio di legge il concetto per il quale la casa è l’estensione sociale della persona.

    Essendo estensione sociale, la casa diventa ambiente dove si riproduce la vita sociale e quindi la differenzazione sociale, motivo per il quale bisogna intervenire con prospettiva di genere per distruggere sul nascere la violenza di genere.


    Estremizzata fino all’impossibile la caccia all’elemento del patriarcato ostile e oppressore in ogni aspetto della vita sociale, il femminismo violetta di Podemos, redattore delle leggi sulla casa, dichiara questo luogo di oppressione sociale.

    In sordina, approvando la legge sulle case si è approvato il principio fondante di questa legge che diventa ora premessa logica per le leggi autonomiche sull’architettura e promozione di costruzioni di nuove case. 

    La comunità autonoma basca, quella andalusa e, in procinto di definirne il quadro, anche quella catalana, in virtù del principio stabilito nella legge di vivienda della funzione sociale della persona, inserisce nella legge autonomica  sulle case di nuova costruzione e in progressivo adattamento alle case già esistenti, il criterio della prospettiva di genere.

    Sembra assurdo, ma è reale.

    È scritto nero su bianco sulle linee guida per la costruzione delle case.

    Parliamo del progetto di regolamento di abitabilità e norme di disegno per le case o appartamenti della comunità autonoma del Paese Basco.

    Codice di protocollo DNCG_DEC_3031/18_05.

    Il decreto prevede un limite di costruzione stabilito in 25 metri quadrati.

    Sette metri quadrati destinati alla cucina, i disegnatori si stanno dirottando verso le soluzioni delle cucine aperte: unico ambiente per recuperare metri.

    La cucina deve avere accanto un tavolo per mangiare, in modo che, è scritto nel decreto, “si possa favorire la connessione visiva” così da coinvolgere tutti gli inquilini nei lavori domestici che circondano la cucina, che deve essere a vista per garantire che a cucinare sia il primo che veda l’esigenza di accendere i fornelli, questo per evitare che sia la donna, per genere, l’unica incaricata per questa funzione, che diventa ora sociale.

    Sociale perché sociale è ora intesa la relazione tra le persone in ambito domestico.

    La degerarchizzazione degli spazi domestici avverrà nei paesi baschi stabilendo in 10 m quadrati il limite massimo della stanza, se le stanze della casa sono tre, una di queste deve avere 8,5 m quadrati.

    Le case costruite secondo i criteri della teoria femminista, delle femministe di Podemos, eliminano tutti gli aspetti discriminatori presenti nelle mure domestiche: la camera matrimoniale, la camera grande, quella dove c’è di solito l’armadio grande, quella con il bagno interno, quella dove magari si è spostata la camera e non il salone perché meno illuminata di giorno, quella cioè che si sceglie perché più comoda, ci dicono adesso, le femministe violette, che è uno spazio discriminatorio.

    Pecchiamo di violenza di genere se utilizziamo una stanza grande, separata dal resto della casa.

    Siamo succubi di una logica gerarchica per cui stiamo suggerendo che chi dorme nello spazio più grande è superiore agli altri che vivono nella stessa casa, nel decreto si legge “per non discriminare le altre persone”.

    La stanza principale è simbolo di un binarismo che riproduce la disuguaglianza di genere.

    È un po’ complicato da capire, quello che spiegano nei principi guida alla legge è eliminare il letto a due piazze perché simbolo di una promiscuità etero.

    C’è scritto testualmente “le case femministe devono essere non gerarchiche né antropocentriche, (e qui andros è proprio inteso come maschio, non come uomo) per cessare con il binarismo e il ruolo tradizionale di disuguaglianza che si riproduce nel dormitorio principale”.

    Il bagno poi deve essere predisposto ad un uso simultaneo per non offendere chi potrebbe necessitare del water mentre un’altro usa la doccia.

    Il water deve essere collocato in una zona differente dal lavabo. 

    Gli elementi comuni, poi, nelle urbanizzazioni devono garantire la sicurezza dei vicini, quindi evitare i punti ciechi. Non è dato sapere come i costruttori potranno eliminare gli angoli, perché il pericolo si sa, è sempre dietro l’angolo, nel buio e nel silenzio.

    Giovanna Lenti

     

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