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    Il miracolo di Arafo

    Questo mese l’arca del mistero attracca vicino alla capitale dell’isola per far scoprire un evento conosciuto dai locali come il miracolo di San Agostino.

    Tutto ha inizio nell’anno 1745, quando una frana nella zona di Añaviningo copre con tonnellate di roccia l’unica fonte di approvvigionamento d’acqua del piccolo paese di Arafo, sotterrando circa un chilometro e mezzo del percorso del ruscello oltre alla sorgente.

    Dovuto alla mancanza del prezioso liquido, gli abitanti provano un gran sgomento e preoccupazione al dover ricorrere agli aiuti del vicino paese di Güimar.

    Inoltre la mancanza dell’acqua locale provocò anche una perdita nelle entrate del comune in quanto era venduta nella piccola ermita del paese.

    I cittadini fecero vari tentativi per eliminare rocce e la terra che bloccavano la fuoriuscita della loro fonte di vita, ma invano.

    Per questo motivo Juan Hernandez Santiago in rappresentazione di vari vicini decide di chiedere udienza al cappellano della grotta di San Juan Degollado per organizzare una processione fino all’inizio della valle portando un quadro del santo Agostino molto antico e oggetto di venerazione per i locali.

    Il religioso accede alla richiesta ma avvisa che prima di poter intraprendere la processione è necessario organizzare una serie di cerimonie e preghiere oltre a una serie di preparativi per un periodo di circa 9 giorni durante i quali tutti gli abitanti avrebbero dovuto confessarsi e chiedere al santo che interceda per loro.

    Il 21 di settembre del 1751 ebbe inizio il pellegrinaggio con a capo il cappellano con la reliquia seguito da tutti i cittadini.


    Lungo tutto il percorso i partecipanti cantavano cantici e recitavano preghiere fino ad arrivare a una piccola grotta situata vicino all’antica sorgente, dove depositarono la pittura protetta da un lenzuolo donato dal vescovo di Hipona.

    Durante il ritorno al paese il tempo inizia a cambiare, grandi nuvole scure coprono il cielo e quando i partecipanti tornano alle loro case improvvisamente si scatena un gran nubifragio.

    Juan sentendosi responsabile della incolumità della reliquia essendo stato il promotore dell’evento, non riesce a dormire per tutta la notte e alle prime luci dell’alba inizia la risalita in solitario verso la piccola grotta.

    Durante il tragitto all’improvviso uno strano uccello di colore scuro sporco di fango impatta fortemente contro il suo petto.

    Spaventato utilizza il rosario che teneva in mano per allontanarlo e così continuare il cammino.

    Arrivato a destino si rese conto che l’immagine sacra era totalmente asciutta e anche le candele che erano state depositate nella cerimonia continuavano ad essere accese.

    Essendo più tranquillo volge lo sguardo alla zona franata e si rende conto che la pioggia torrenziale è riuscita miracolosamente a spazzare via le rocce che bloccavano il passaggio e da una grotta vicina sgorgava una quantità notevole d’acqua formando un piccolo ruscello serpeggiante.

    Quando Juan si avvicina alla nuova sorgente trova mezzo reale incastrato tra le pietre, cifra che corrispondeva al debito contrattato dalla popolazione per i preparativi della processione.

    Tornato ad Arafo i vicini interpretarono il ritrovamento del denaro, le candele ancora accese e lo strano uccello che lo aveva colpito come messaggi dell’intervento divino grazie al quale il paese fu benedetto per il ritorno del ruscello.

    Loris Scroffernecher

     

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