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    Le isole Canarie, la regione con i salari più bassi del paese

    Le diminuzioni del costo del lavoro sono iniziate proprio nel secondo trimestre dell’anno scorso, in coincidenza con l’ingresso di molti lavoratori in ERTE (licenziamenti temporanei)

    Le Isole Canarie sono la comunità autonoma con il costo del lavoro più basso nel primo trimestre dell’anno, dopo essere scese del 6,6% nell’ultimo anno e attestandosi a 2.028,8 euro per lavoratore, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE) resi pubblici giovedì.

    Il costo dei salari è stato anche il più basso nel primo trimestre con 1.467,8 euro, il 6,2% in meno.

    In Spagna, il costo medio del lavoro per lavoratore al mese – che include la retribuzione e i contributi sociali – è aumentato dell’1,4% nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2020, per attestarsi a 2.605,61 euro.

    Con questo rimbalzo, il costo del lavoro mette fine a tre trimestri consecutivi di declino e registra il suo più alto aumento anno su anno dall’ultimo trimestre del 2019.

    Nel secondo trimestre del 2020, colpito dalla pandemia e dal confino, il costo del lavoro è sceso dell’8,3%, il suo maggior calo da 20 anni (-8,3%).

    Il calo del costo del lavoro è iniziato proprio nel secondo trimestre dell’anno scorso, in coincidenza con l’ingresso di molti lavoratori in cassa integrazione (ERTE), che non sono pagati con salari, ma con benefici pagati dal Servizio Pubblico per l’Impiego (SEPE), in alcuni casi integrati dalle aziende stesse.

    Il costo del lavoro è composto da costi salariali e altri costi.


    Tra gennaio e marzo, i salari (che comprendono tutte le retribuzioni, sia in contanti che in natura) sono aumentati dell’1% su base annua, il loro aumento più alto dalla fine del 2019, per attestarsi a 1.907,8 euro al mese per lavoratore.

    Gli altri costi (costi non salariali) sono stati pari a 697,79 euro nel primo trimestre dell’anno, in aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente.

    Durante il primo trimestre, la settimana lavorativa media concordata, considerando sia il tempo pieno che il part-time, è stata di 34,5 ore.

    Di queste, 5,6 ore sono state perse a settimana, di cui 1,5 ore non lavorate per motivi tecnici, economici, organizzativi, produttivi e/o di forza maggiore, includendo qui il tempo non lavorato da chi è stato colpito da ERTE.

    Mentre 2,3 ore non lavorate per ferie e festività; 1,4 ore per congedi di invalidità temporanea e 0,4 ore per altre cause (maternità, paternità, scioperi).

    L’industria alberghiera e della ristorazione è stata ancora una volta il settore più colpito dalla pandemia, con salari in calo del 32,4% su base annua e il numero di ore lavorate in calo del 31%.

    Secondo l’INE, il costo del lavoro per ora effettiva è aumentato del 3,5% in tasso annuale nel primo trimestre a causa del minor numero di ore lavorate rispetto allo stesso periodo del 2020.

    In termini trimestrali (quarto trimestre 2020 su terzo trimestre dello stesso anno) e in valori destagionalizzati e corretti per il calendario, il costo del lavoro per lavoratore è aumentato dello 0,3%, mentre il costo per ora effettiva è avanzato dello 0,2%.

    Bibi Zanin

     

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