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    Diario di un difensore dell’ordine

    Questo passato mese di febbraio si è contraddistinto per una serie di attacchi agli agenti della sicurezza pubblica e privata in varie zone di Spagna.

    Canaria si è caratterizzata per gli interventi delle forze dell’ordine in Gran Canaria e per gli interventi dei vigilanti nel centro d’accoglienza Las Raices in Tenerife.

    Diverse associazioni hanno manifestato per difendere i clandestini, accusando di razzismo o uso eccessivo della violenza da parte degli agenti.

    Probabilmente quando si scrive in un articolo Polizia, guardia civile o Vigilante la popolazione immagina che si tratti di esseri dotati di super poteri o che il pezzo di metallo che li identifica si trasformi in uno scudo che li rende invulnerabili e per questo quando si vedono nelle condizioni di intervenire duramente vengono accusati di violenza poliziesca.

    Nel centro di Las Raices ad esempio, la presenza della sicurezza privata si regge sul principio di costo beneficio e quindi le imprese per poter rimanere nei costi dettati dalle istituzioni si vedono costrette a mantenere un numero limitato di vigilanti a sorvegliare la zona.

    Al momento il rapporto sicurezza privata vs. clandestini si aggira intorno a 1 a 15, e se a questi si aggiungono i rappresentanti delle varie associazioni all’esterno del recinto che in occasioni hanno dimostrato non essere così pacifiste come dichiarano, il rapporto scende a 1 su 20.

    I vigilanti assegnati alla protezione del recinto sono lavoratori con mezzi limitati e sottoposti alle stesse condizioni ambientali e igieniche degli immigranti illegali, spesso sono l’unico sostentamento delle proprie famiglie e soprattutto sono esseri umani.

    Quando all’interno del centro si vedono obbligati ad intervenire per calmare e disperdere i protagonisti di risse armate, credo sia comprensibile che, nonostante la preparazione, la paura di essere in netta minoranza e con mezzi insufficienti ad affrontare persone armate con spranghe, pali e coltelli, lo stress di non essere capiti dalla maggior parte dei residenti, il pensiero fisso che se qualcosa andasse male potrebbero perdere il lavoro e in casi estremi anche la vita possa causare una reazione contundente e per questo considerata eccessiva dai registi dei video amatoriali pubblicati poi sulle reti.


    Gli agenti della sicurezza privata sono prima di tutto persone e lavoratori come gli altri e i vari vigilanti ricoverati con ferite gravi lo dimostrano.

    Personalmente considero che cercare di difendere i diritti dei clandestini sia legittimo ma non dev’essere una bandiera per scusare ogni loro atto violento ed in alcuni casi diffondere immagini parziali delle situazioni per colpevolizzare gli agenti di sicurezza.

    Quanti dei lettori trovandosi nella condizione di dover affrontare 15 o 20 persone armate e violente riuscirebbero a mantenere sotto controllo lo stress e al vedere compagni colpiti e calpestati a terra riuscirebbero a usare il dialogo per far finire le controversie?

     

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