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    L’isola di San Borondón

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    Questo mese l’arca del mistero naviga tra leggenda e scienza con l’intenzione di portare alla luce uno studio recente che dimostra la possibile esistenza reale di uno dei più grandi misteri del nostro amato arcipelago.

    Intorno al 1367 un cartografo di nome Pizzigano imbarcato su una nave di riconoscimento registrò i contorni di un’isola che si trovava vicino a El Hierro.

    Un secolo dopo l’astronomo Fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli in spedizione scientifica nelle Canarie torna a registrare la presenza di questa isola e ne traccia i contorni oltre che alla posizione geografica 10º 10’ di longitudine e 29º 30’ di latitudine a circa 220km dall’isola della Palma e approssimativamente a 550 km dall’isola di El Hierro.

    Qualche decennio dopo intorno alla metà del 1500 anche il cremonese Leonardo Torriani, ingegnere del re Felipe II nell’isola di La Palma, racconta della presenza di questa isola mitologica ed aggiunge di aver potuto circumnavigare completamente questa strana terra dando dettagli della sua morfologia.

    Tutti gli avvistamenti descrivono l’isola con una forma allargata lunga circa 480 chilometri e larga 155, ricoperta da colline e con due grandi promontori ai lati.

    Questa descrizione ha fatto pensare durante vari anni a molti ricercatori che in realtà si trattasse di un effetto morgana dell’isola di La Palma.

    La teoria fu scartata quando si pubblicarono le foto realizzate da varie parti delle isole occidentali dove si mostrava un’isola totalmente diversa.

    Dovuto alla caratteristica particolare di questa terra leggendaria si iniziò a denominarla dagli abitanti dell’arcipelago in vari modi “La inaccesible”, “la Encubierta”, “la Perdida”, “la Encantada” o, incluso, “la Non Trubada” però in Europa le sue caratteristiche particolari la fecero assimilare all’isola dei racconti del monaco San Brendan e per questo fu chiamata San Borondón.


    Recentemente alcuni vulcanologi e fisici hanno recentemente dimostrato che alcuni vulcani sottomarini quando eruttano la lava formano una struttura piramidale come nel caso delle isole Canarie, dove la pressione stessa dei gas e della lava fusa permette una fuoriuscita rapida impedendo all’effetto refrigerante dell’acqua di solidificare il magma, in alcuni casi però i vulcani sottomarini non eruttano grandi quantità di gas ed il materiale fuso risulta essere più solido e relativamente freddo, questo fenomeno darebbe la possibilità all’oceano di raffreddare rapidamente il magma creando una sorta di cupola esterna.

    Grazie a questo fenomeno le eruzioni avverrebbero all’interno di queste strutture e la pressione romperebbe i fianchi laterali che zavorrano il monticolo, questo effetto provocherebbe una crescita del vulcano in sé dal basso verso l’alto.

    Se uno di questi vulcani si trovasse nascosto a poche decine di metri dalla superficie dell’oceano e avvenisse una eruzione, la massa solida sovrastante potrebbe riuscire ad emergere spinta dai gas e dal forte calore per poi tornare a sparire quando l’eruzione perde forza.

    Questo fenomeno potrebbe anche spiegare un altro effetto narrato spesso in relazione con San Borondón e consiste in una sorta di nebbiolina che circonda tutta l’isola, questa potrebbe essere in realtà formata dai gas del vulcano che fuoriescono e si mescolano con l’acqua in profondità trasformandosi così in vapore.

    Persino le strane piane che ricoprono l’isola potrebbero avere una spiegazione in quando il terreno in sé essendo di origine vulcanica è molto fertile e ricco di minerali preziosi per le piante e le alghe, quindi le strane forme di vegetazione potrebbero essere distese di alghe.

    Loris Scroffernecher

     

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