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    La casa italiana intelligente

    Cosa c’entrano tra di loro architettura & salute?

    Sapete che l’aria interna può essere 6 volte più inquinata dell’aria esterna?

    Andiamo a conoscere questa supercasa, un altro caso “made in Italy”.

    Come in una favola, c’era una volta… un’impresa con l’impegnodi progettare un’abitazione capace di rigenerare mente e corpo, una casa che ricuperi la sensazione di vivere nella natura godendo della luce, i suoni, gli odori.

    Un progetto di ricerca internazionale che adotta le tecnologie più avanzate al mondo, il tutto cercando il benessere abitativo.

    L’impresa è Aktivhaus e la bella casa si chiama Biosphera Equilibrum.

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    Mirko Taglietti, CEO  di Aktivhaus ci dice: ”noi facciamo efficienza umana e poi efficienza energetica, Biosphera è nata intorno all’uomo perché l’uomo comunica con l’esterno tramite le porte sensoriali, l’adattamento sensoriale viene curato dalla parte visiva, acustica, olfattiva, dal tatto termico e meccanico, si cerca di trovare un equilibro nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente confinato, cioè l’abitazione”.

    Nel 1982 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che l’80% degli edifici nel mondo erano malati: si chiama la Sindrome dell’Edificio Malato.


    Oggi è ancora così, il 70% delle malattie cardiache e respiratorie derivano appunto dall’ammalarsi all’interno degli edifici, questo è importante perché noi ci passiamo il 90% del nostro tempo.

    Concordo, esistono bibliografia e ricerche su questi edifici malati.

    Ma è anche vero che nel 2020 la OMS è messa in discussione.

    In sintonia con questo, nella casa Biosphera Equilibrum la luce artificiale è regolata secondo il ritmo circadiano, cioè il nostro orologio biologico: i diversi processi biologici nel corpo accadono in apposite ore del giorno e con quantità di luce diverse.

    Non c’è buona salute senza luce di qualità.

    In Europa abbiamo 150 milioni di persone che non hanno accesso alla luce solare, questo sarebbe una causa scatenante di malattie come la depressione, il 40% dei casi vengono dalla mancanza di contatto con l’esterno. Dunque la B.E. ha delle luci artificiali, con lampade che riproducono in forma virtuale l’intensità luminosa e la temperatura di colore del cielo esterno.

    È banale parlare dell’aria inquinata delle città, quasi 4,8 milioni di morti sono causate dalla cattiva qualità dell’aria. Però l’aria interna può essere 6 volte più inquinata dell’aria esterna!

    Dovuto alle attività umane come cucinare, pulire, etc. 

    Anzi nella Biosphera Equilibrum respiriamo un’aria pulita con due filtri: per l’aria esterna e per l’aria interna; c’è anche un indicatore biologico di salute, un grande lampadario con del muschio, se il muschio sta bene, molto probabilmente la nostra salute starà bene.

    Capita che quando le mucose sono asciutte, con umidità al di sotto del 40%,  è possibile l’infiltrazione di batteri o di virus, è il famoso mal di gola.

    Possiamo dire che la B.E. è un bunker ad alta efficenza energetica; le facciate, la copertura, il pavimento e le pareti interne hanno un eccellente isolamento termico e acustico, con l’uso di diversi prodotti di lana di roccia e serramenti a triplo vetro.

    Tutto questo riesce a ridurre il passaggio di calore da e verso l’esterno.

    Addirittura i pannelli fotovoltaici del tetto producono 8 mila Kwh annui, 4 volte più energia del necessario, parte dell’eccedente è accumulata in batterie e può ricaricare un’automobile.

    La qualità della Biosphera 3.0 Equilibrium è riconosciuta da 3 enti certificatori come Passivhaus, Minergie e Casaclima.

    N.B.: Certamente è una meravigliosa casa, una cosiddetta “smart house”.

    Non sono fondamentalista, anzi credo nelle cose complementari; però c’è gente che afferma che la tecnologia verrà in nostro aiuto per fronteggiare il disastro climatico.

    Ma questo non basta!

    Dobbiamo anche impegnarci a cambiare radicalmente il nostro atteggiamento sbagliato verso la natura, questo è l’origine di tutto, ad esempio il consumismo e la produzione di cibo come monocoltivo. 

    Arch. Roberto Steneri

     

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