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    La sinistra allegria del circo dal punto di vista del leone

    Cosa è la Convenzione di Faro?

    Non lasciate passare inosservata la polemica sulla Convenzione di Faro, ma non perdete tempo a mettere o togliere le mutande alle statue.

    In realtà i mutandoni per coprire innocenti testicoli di marmo non interessano a nessuno e, a dirla tutta,  non sono nemmeno menzionati nel testo della convenzione che, come tutta la valanga di documenti prodotti dalla burocrazia più pagata del mondo, è contemporaneamente RETORICA – PLETORICA – RIDONDANTE – NON NECESSARIA.

    Allora qual è lo scopo?

    Distrarre e confondere diluendolo, un piccolo pezzo della fine della libertà della persona in innumerevoli lanci di coriandoli in feste di cui nessuno sentiva la necessità.

    Dopo ogni festicciola della burocrazia di Bruxelles, un pezzetto della nostra libertà è andato via.

    A quale libertà è toccato questa volta?

    A me personalmente lo stile grammaticale dei documenti dell’UE ha sempre ricordato l’eccesso di lustrini e bottoni nell’abbigliamento dei domatori e i trapezisti del circo.


    E a dire il vero anche la tecnica della comunicazione è la stessa.

    La convenzione di Faro è zucchero, zucchero, e ancora zucchero, (diritti, valori, democrazia, dignità e bla bla bla), sul sapore amaro di una cessione di potere a se stesso di un organismo sovranazionale col vizietto dell’arte di regime e la passione per l’omogeneità obbligatoria.

    L’UE questo è.

    Un circo che ci ubriaca di colori e trombette perché non ci soffermiamo sul dolore e la nostalgia della savana negli occhi del leone.

    Allora guardiamo in fondo agli occhi del leone un momento.

    Prima della convenzione di Faro: un’opera d’arte ha diritto di essere preservata in quanto tale, per la perfezione creativa che esprime.

    Non importa se ritrae Caligola, un efferato assassino, o Messalina, importa il dono divino nella mano dell’artista  perché l’arte ci eleva, ci arricchisce, ci stimola e ci invita a pensare.

    Comunque.

    Provoca, scuote, scandalizza, apre varchi nell’immaginazione, ci nutre e ci cambia, è il motore dell’evoluzione per definizione.

    Dopo la convenzione di Faro: un’opera d’arte è al servizio della percezione delle persone, sia cittadini che “ospiti”, del paese in cui si trova custodita e la sua ragion d’essere è essere utile e educare tutte le persone, instillando valori il cui diritto di esistere deve essere mediato da apposite commissioni, che possono filtrare l’arte che si può guardare e quella che si deve mandare in scantinato.

    L’arte che accontenta e l’arte che disturba.

    Siore e Siori…

    diamo il benvenuto alla stupenda…! insuperabilee…! stella internazionaleeee…                     

                                                             LA CENSURA DI REGIME

    Claudia Maria Sini

     

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