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    Nessuna svendita nei negozi per evitare l’affollamento

    L’associazione degli imprenditori della grande distribuzione avverte che questa decisione genera “più incertezza” nel settore.

    Il governo ha vietato le svendite e i saldi nei negozi che hanno aperto a partire dalla fase 1 di de-escalation per evitare l’affollamento.

    In particolare, il Ministero della Salute nell’ordine pubblicato nel Bollettino Ufficiale dello Stato (BOE) ha inserito in un capitolo corrispondente alle attività turistiche e naturalistiche questa “restrizione alle azioni commerciali che danno luogo ad agglomerati”.

    Secondo la seconda disposizione aggiuntiva, “gli stabilimenti non possono pubblicizzare o effettuare azioni commerciali che possano provocare folle di persone, sia all’interno dello stabilimento commerciale che nelle sue vicinanze”.

    L’Esecutivo ha specificato che questa restrizione “non influirà sulle vendite o sulle offerte o sulle promozioni effettuate attraverso il sito web” di ogni azienda.

    L’Associazione Nazionale delle Grandi Distribuzioni (Anged), che comprende aziende come El Corte Inglés, Tendam, Media Markt e Ikea, tra le altre, ha indicato che questa misura genererà “più incertezza” nel settore.

    Da Anged ribadiscono che la priorità della grande distribuzione è quella di garantire la “sicurezza” dei negozi e il “poter aprire”, poiché ricordano che l’apertura dei negozi in Spagna è più lenta che nel resto d’Europa, poiché in Francia hanno già iniziato ad aprire tutti i negozi e in Italia è prevista per il 18 maggio.

    I responsabili assicurano di non avere “la minima obiezione” alle misure di prevenzione e di igiene negli stabilimenti proposte dal Ministero della Salute per “garantire la sicurezza degli acquisti”, anche se ritengono che tutti i negozi che possono soddisfare questi requisiti dovrebbero poter aprire nella Fase 1.


    Anged ha ricordato al governo che il mantenimento della chiusura dei suoi stabilimenti fino al 25 maggio mette a rischio 5.000 posti di lavoro, poiché quest’anno le vendite in alcune categorie commerciali potrebbero scendere tra il 25% e il 50%.

    Ad eccezione del settore alimentare, il resto delle aziende associate sono già chiuse da due mesi a causa dello stato di allarme, con quasi 100.000 dipendenti in una situazione di regolamentazione del lavoro temporaneo (ERTE) e problemi operativi e di liquidità “molto gravi”.

    dalla Redazione

     

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