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    Massima allerta nelle Isole Canarie per una nuova crisi migratoria

    Vista la gravità della recrudescenza dell’arrivo di pateras e cayucos, che nel 2019 hanno portato più di 2.600 immigrati nell’Arcipelago, il Presidente del Governo regionale, Ángel Víctor Torres, e il ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, si sono incontrati a Madrid per discutere misure urgenti per fermare l’ondata migratoria.

    La riattivazione della rotta migratoria atlantica è una delle notizie più drammatiche dell’anno 2019.

    L’anno scorso questa crisi umanitaria ha causato la morte di oltre 170 persone che cercavano un futuro migliore sulle coste delle Canarie.

    Il pericolo non deriva solo dalle mafie, che giocano con la disperazione, ma anche dal tipo di barche e soprattutto dalle condizioni del mare.

    Tutti questi elementi hanno fatto sì che il Presidente del Governo regionale, Ángel Víctor Torres, incontrasse il Ministero dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska.

    Va ricordato che l’affondamento di un cayuco lo scorso dicembre al largo di Nouadhibou, in Mauritania, ha causato la morte di 62 persone e decine di feriti, tra cui una bambina di due anni.

    Erano in viaggio verso le Isole Canarie, ma l’avvicinamento della barca alla costa per fare rifornimento ne ha causato il capovolgimento.

    Hanno avuto più fortuna le 2.644 persone che hanno raggiunto la costa canaria nel 2019.


    Il dato rappresenta un aumento del 108,8% rispetto al 2018, quando sono arrivati 1.266 migranti.

    L’aumento si è verificato proprio dopo che il governo spagnolo ha rafforzato il controllo sulla Penisola, dove il numero di persone arrivate su questa rotta nel 2019 è diminuito del 50% rispetto all’anno precedente.

    Consapevoli di questa situazione, le mafie approfittano della situazione per recuperare la rotta atlantica, che è stata descritta dalle organizzazioni come una delle più pericolose.

    Tra le questioni che l’esecutivo regionale solleverà nell’incontro con il Ministero dell’Interno c’è l’accoglienza dei migranti.

    E’ probabile la riapertura del CIE a El Matorral, a Fuerteventura, mentre quello di Barranco Seco, a Gran Canaria, ha aperto a novembre.

    Se è vero che l’esecutivo ha trasferito ai consigli comunali di Lanzarote, La Palma e Fuerteventura specifici poteri per l’accoglienza di minori non accompagnati, anche la situazione attuale nel resto delle Isole è tutt’altro che idilliaca.

    A Tenerife, per esempio, le persone che hanno lasciato il CIE dormono nel Parco Viera y Clavijo.

    Candelaria e Santa Cruz sono gli unici due comuni della provincia occidentale che hanno risposto alla richiesta della Delegazione del Governo di cedere le strutture alla Croce Rossa per dare rifugio ai migranti.

    L’attuale direttore generale di Casa África ed ex delegato del governo delle Canarie nel 2004-2008, José Segura, invita a guardare al passato delle Isole e a come il Paese ha affrontato la cosiddetta “crisi dei cayucos“, quando arrivavano 100 o 200 persone ogni giorno.

    Segura ha anche ricordato le decisioni prese all’epoca dal governo Zapatero che fece un piano globale di cooperazione con i paesi africani più vicini, vennero create nuove ambasciate e laboratori professionali per l’occupazione protetta.

    Inoltre, ha aggiunto che il Ministero dell’Interno aveva firmato accordi per il controllo delle frontiere marittime, per aumentare le risorse del servizio costiero della Guardia Civil nelle Isole Canarie.

    Claudia Di Tomassi

     

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