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    Luci e ombre di una caccia in declino

    Dal 4 agosto, e con diverse novità, i cacciatori delle Canarie hanno affrontato una nuova stagione venatoria tra i crescenti ostacoli che dicono di riscontrare, rivendicando il loro contributo e criticando i bracconieri.

    Hanno una parte della società contro e soprattutto gli ambientalisti e animalisti, sia per pregiudizi che per motivi reali.

    I cacciatori non smettono di sostenere esattamente il contrario, ovvero che sono difensori del mondo animale e, addirittura, la loro azione equilibra l’ambiente.

    Dal 4 agosto, i cacciatori delle Isole Canarie, con calendari diversi e con il divieto di esercitare la loro attività a Fuerteventura, affrontano una nuova stagione con luci e ombre, e la sensazione che per loro ogni volta ci siano sempre più ostacoli.

    Foto da cazaworld.com

    Il calendario di quest’anno varia perché, ad esempio, a Gran Canaria la caccia non è iniziata il 4 agosto, ma il 18, e non terminerà il 10 novembre, come a Tenerife, ma il 27 ottobre.

    La scadenza è prorogata a La Palma, dove terminerà il 1° dicembre, anche se nell’ultimo mese è proibito l’uso dei furetti, mentre a La Gomera ci sono ancora due periodi per pernici, con cani, ma senza armi.

    Il primo fino al 14 settembre (giovedì e domenica) e l’altro per le specie autorizzate dal 15 settembre al 27 ottobre, la domenica e nei giorni festivi.

    In totale, il tempo medio di caccia non supera i 25 giorni.


    Secondo, Antonio Porras, presidente della Federazione di gestione della caccia di Tenerife, la stagione è simile a quella dell’anno scorso, ma, pur attribuendo il declino anche alla riduzione dei giorni in calendario, ritiene che i problemi siano dovuti ad altre restrizioni, come quelle imposte alle specie da catturare.

    Circa 20 anni fa, c’erano circa 25.000 cacciatori federati nelle Isole e c’era più ricambio generazionale, ora sono circa 18.000; a Tenerife, sono passati da circa 8.000 a 5.000.

    Secondo Porras le persone si stancano perché a fronte della grande e necessaria cura verso i cani, si pongono sempre più ostacoli all’attività dei cacciatori.

    Attualmente Tenerife è la terza federazione con più licenze nelle Isole Canarie, ma fino a pochi anni fa era la seconda.

    A questa situazione si aggiungono, da anni, i problemi come le malattie dei conigli (come le emorragie e le malattie virali, soprattutto sulla costa).

    La polmonite devasta il 90% delle prede e appare quando inizia la stagione, ma a suo parere l’aspetto peggiore è che le amministrazioni non prendono provvedimenti.

    La cosa curiosa, sottolinea, è che sono stati gli stessi cacciatori che, a Tenerife, hanno eliminato l’uso del fucile da caccia per il coniglio a partire dal 2011, pur sapendo che questo potrebbe ridurre l’attrattiva della caccia, ma consapevoli che è stato un passo decisivo contro il drastico declino degli esemplari.

    Porras si rammarica di altri ostacoli, come la riduzione di piste e sentieri di montagna a cui possono accedere, o il crescente numero di serre e fattorie in cui, essendo recintate, non possono entrare.

    Su quest’ultimo punto, egli chiarisce che la regola impedisce loro di accedere ai campi coltivati, anche non recintati, se il raccolto non è stato prelevato, cosa che, invece, generalmente, i bracconieri fanno.

    Un altro ostacolo, a suo parere, è la legge per la protezione degli animali e la caccia, promossa dal precedente governo regionale.

    Una regola nella quale i cacciatori vedono così tante parti discutibili che hanno presentato più di 3.000 obiezioni.

    I cacciatori ritengono che ci si sia spinti troppo oltre, sottraendo, in larga misura, le competenze alle amministrazioni e lasciandole agli istituti veterinari, e che l’istituzione del registro di cani e furetti, con la revisione annuale di ogni esemplare è insostenibile per coloro che hanno più di cinque cani.

    Si interroga anche sull’obbligo per ogni cane di avere un microchip e ritiene che i tatuaggi siano più efficaci perché in questo modo i prezzi dei veterinari continueranno a salire fino a diventare proibitivi.

    Rappresentano un problema anche il furto di cani da vendere fuori dall’isola, gli effetti del bracconaggio per la cattiva immagine che danno al settore venatorio e perché non rispettano le regole di sostenibilità a danno della collettività.

    Alla domanda se il futuro è quasi nero, Porras risponde che è fatto di luci e ombre.

    Tra le prime pone il fatto che, secondo uno studio, la caccia lascia circa 30 milioni all’anno nell’economia di Tenerife, un dato superato dalle banane per poco di più.

    Inoltre, egli ritiene che la lotta contro i bracconieri stia dando i suoi frutti, vengono infatti continuamente denunciati e sono sempre meno.

    Sono invece sempre di più i cacciatori che scommettono sulla caccia solo con cani e furetti, senza armi, dimostrando che la caccia sostenibile è possibile.

    Nell’elenco degli ostacoli che critica e deplora, Antonio Porras evidenza anche una situazione che si è creata in una vasta area del comune di Arico.

    Si tratta del divieto di caccia su un totale di 130 ettari della zona conosciuta come Fuente Nueva per decisione del Consiglio Insulare del Cabildo Tenerife.

    Il presidente della Federazione della Caccia spiega che è stata depositata una relazione scritta contro questa misura richiesta dall’Associazione Agricoltori di Fuente Nueva.

    Secondo quanto Porras ha potuto verificare in situ e attraverso le foto ottenute da Grafcan (società pubblica regionale che fornisce le foto aeree e storiche utilizzate dalle istituzioni per file di vario tipo), c’è pochissima coltivazione e predominano i terreni abbandonati, alcune abitazioni diroccate e locali attrezzi.

    Inoltre, Porras sostiene che i cacciatori sono stati accusati di vandalismo nell’area, cosa che egli nega con forza. Inizialmente, l’associazione agricola aveva chiesto di proteggere 249 ettari, ma il Cabildo ha abbassato la cifra a 130.

    I cacciatori, tuttavia, ritengono che la restrizione non sia giustificata e non escludono di intraprendere azioni legali.

    Il responsabile dei cacciatori di Tenerife critica fortemente anche la relazione su cui si è basata la decisione del Consiglio Insulare del Cabildo di Fuerteventura per sospendere la caccia sull’isola durante l’anno in corso.

    A suo parere, lo studio e il documento non sono abbastanza esaustivi sulla situazione del coniglio a Fuerteventura né la metodologia che è stata usata gli sembra la più corretta.

    Lo studio è stato creato da un veterinario con master in caccia, ma l’uomo avrebbe fatto solo un viaggio durante la scorsa primavera per verificare la presenza di conigli a bordo di un veicolo a 15 chilometri all’ora.

    Una situazione per cui è impossibile vedere una specie che si mimetizza molto facilmente o che si nasconde dietro un cespuglio.

    Porras sostiene che una passeggiata avrebbe dato un risultato molto diverso da quello che è servito a giustificare il divieto totale durante quest’anno.

    Attualmente a Fuerteventura ci sono circa 1.200 cacciatori che ora non sono in grado di praticare la propria attività. Una situazione che Porras teme finirà solo per rafforzare il pessimismo in gran parte del collettivo e a far sì che ci siano sempre meno federati.

    Anche se non a questo livello, le restrizioni durante la stagione di caccia sono state estese anche a Lanzarote e riguardano l’uso del fucile da caccia per il piccione e la pernice.

    Foto da eduardoascaniovwtenerife.blogspot.com

    Inoltre, è stato imposto che le specie catturate dai cani vengano depositate nello stesso sito.

    In questo caso, Porras si rammarica che prevalga sempre la visione restrittiva dell’attività venatoria.

    Il presidente sottolinea di essere perfettamente consapevole della diminuzione del numero di conigli a Tenerife e in altre isole, soprattutto nelle zone più basse.

    Tuttavia, egli critica gli studi che limitano la caccia che non si basa su metodologie come quelle che i cacciatori applicano, con battute a piedi e fino a 32 viaggi tra 1 e 2 chilometri per vedere le piazzole, le impronte o gli escrementi e sia sulla costa, così come nelle zone centrali e in cima.

    La caccia alle quaglie è molto limitata e solo sull’isola di El Hierro è permessa in maniera estesa.

    A Tenerife, possono essere catturate due giorni all’anno, ma senza armi, cosa che Porras considera un’altra incongruenza se si confronta la situazione tra le due Isole.

    Le nuove regole hanno fatto sì che, per la nuova stagione venatoria, il numero di pernici che possono essere catturate sia passato da 3 a 2 per cacciatore e da 6 a 4 per le squadre.

    Come per le pernici, quest’anno anche il numero di piccioni da catturare si è ridotto ed è un’altra delle specie che i cacciatori, in molti casi, sono costretti a lasciare sul luogo del ritrovamento.

    Porras affronta poi il discorso dei cani da caccia che, per istinto, hanno bisogno di uscire e sviluppare il loro potenziale perché altrimenti diventano frustrati.

    Secondo lui, sta diventando sempre più difficile mantenerli, ma ci tiene a sottolineare che quelli smarriti, nella stragrande maggioranza, sono andati perduti, non abbandonati a causa della loro età.

    Roberto Trombini

     

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