More

    El Hierro, più vicina ad essere l’isola d’Europa ad energia 100% rinnovabile dopo il record di Gorona del Viento

    La centrale idroelettrica supera la barriera di 18 giorni consecutivi e 9 ore di fornitura esclusiva di energia elettrica con fonti pulite; Tomás Padrón, “padre” del progetto, chiede al governo delle Canarie continuare con l’energia solare e marina.

    Nei giorni scorsi la centrale idroelettrica di Gorona del Viento a El Hierro ha battuto il suo record storico fornendo, grazie agli alisei, al sistema elettrico dell’isola il 100% di energia rinnovabile per più di 18 giorni e 9 ore.

    Questo innovativo impianto, che basa la sua produzione di energia su acqua e vento, funziona solitamente in combinazione con l’adiacente centrale termica, ma dallo scorso luglio tutta l’energia elettrica consumata dai 10.500 abitanti dell’isola proviene da tecnologie pulite.

    Secondo Tomás Padrón, ex presidente del Cabildo e padre politico del progetto è giunto il momento di fare il secondo passo coinvolgendo il governo delle Isole Canarie e cercando di introdurre altre fonti pulite, come il sole, il mare e la geotermia, per avere energie rinnovabili tutto l’anno.

    Il fatto che la centrale, dalla sua entrata in funzione nel 2015, continui ad aumentare la sua capacità di produrre energia rinnovabile, permette di sperare che presto questo modello di approvvigionamento possa essere inserito tra gli obiettivi di sostenibilità del millennio.

    L’attenzione dei movimenti per la sostenibilità e la difesa dell’ambiente, è ora puntata sull’Isola Meridiano (Riserva della Biosfera dal 2000), che anticamente era un punto di riferimento in quanto estremità più occidentale del mondo conosciuto e linea immaginaria dei fusi orari.

    Ora El Hierro è più vicina ad essere l’isola europea con elettricità pulita, rinnovabile al 100%.

    Il presidente del Cabildo e di Gorona del Viento, Alpidio Armas ha indicato che l’isola ha iniziato il mese di agosto con il 51% dell’energia elettrica totale da fonti rinnovabili, provenienti dalla centrale idroelettrica.


    Nel mese di luglio aveva ottenuto il 97% della copertura della domanda.

    Dalla sua nascita nel 2015, l’impianto ha permesso di risparmiare oltre 20.000 tonnellate di gasolio e di ridurre le emissioni di circa 80.000 tonnellate di CO2 nell’atmosfera.

    Tomás Padrón ha evidenziato ieri la redditività dell’impianto idroelettrico dell’isola, dato che il Cabildo è proprietario del 70% dello stesso ed inserisce gli importi che corrispondono alla produzione tra le risorse destinate alle infrastrutture e altri capitoli di interesse generale.

    Ha poi aggiunto che, a suo parere, i parchi eolici devono avere proprietà pubblica o mista, con la presenza dei consigli comunali e del governo, o beneficiare solo le aziende private.

    Padrón ha iniziato a lottare per Gorona negli anni ’80, dapprima insieme all’allora ingegnere del reparto energie rinnovabili di Unelco (ora Endesa) Ricardo Melchior.

    Gorona del Viento è stata una scommessa dell’Unione Europea (UE) come alternativa al consumo di petrolio. All’inizio sembrava una chimera, uno spreco di investimenti per un’isola piccola e scarsamente popolata.

    Uno dei segreti perché Gorona diventasse realtà, nonostante lo scetticismo generale, fu che dalla fine degli anni ’70 Padrón era contemporaneamente presidente del Cabildo e delegato di Unelco (ora Endesa), e l’azienda non rinunciò al progetto, data l’insistenza di un dipendente con molta influenza politica.

    Il successo attuale del progetto è invece il risultato di questa costanza e del caso.

    Quando Melchior lasciò Unelco e si lanciò in politica, Padrón continuò a difendere un’idea che aveva poco successo a causa del suo alto costo.

    Erano i primi anni ’80 e a Madrid i direttori di Unelco, che avevano finanziato il progetto preliminare, ritenevano necessario chiudere il rubinetto.

    Padrón continuò ad insistere, finché il governo delle Isole Canarie non si interessò al sogno e l’Instituto Tecnológico de Canarias aderì al progetto guidato dal Cabildo.

    Alla fine degli anni ’90, Padrón riuscì a incontrare a Bruxelles il Commissario europeo per i trasporti e l’energia, Loyola de Palacio la quale credette nel progetto.

    L’Europa ci mise due milioni di euro e con questo sono stati pagati tutti gli studi.

    Da quel momento in poi, si sono aperte tutte le porte, nelle Isole Canarie e nello Stato.

    Un giorno del 2005, il Presidente del Governo, José Luis Rodríguez Zapatero, passò per El Hierro, accompagnato dal delegato del Governo, José Segura, e promise di sostenere l’idea.

    L’anno successivo, in occasione della redazione del bilancio generale dello Stato, Padrón avvertì il deputato del CC Paulino Rivero e gli chiese di presentare un emendamento in difesa di Gorona del Viento, per cinque milioni, sulla base della promessa di Zapatero.

    Tuttavia, nella commissione parlamentare presieduta da Alfredo Pérez Rubalcaba non ci riuscì e, durante una pausa, Paulino Rivero uscì nel corridoio e incontrò per caso Zapatero.

    Zapatero gli disse che i pianeti erano allineati a suo favore perché era appena stata inaugurata una sezione dell’AVE e Paulino Rivero colse l’occasione per ricordargli l’emendamento all’impianto idroelettrico di El Hierro. Il promemoria bastò a Zapatero per parlare con Rubalcaba, e la stessa commissione approvò la questione.

    L’anno successivo, il progetto ricevette un’iniezione di 35 milioni di euro dall’Istituto per lo sviluppo economico e la diversificazione del Ministero dell’Industria, che fu lo sprint finale.

    Claudia Di Tomassi

     

    Articoli correlati