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    L’aumento storico degli affitti non permette ai giovani canari di uscire di casa

    Gli affitti rincarano di un altro 7% nell’ultimo anno e i prezzi ritornano alle stelle.

    Otto isolani su dieci di età compresa tra i 16 e i 29 anni rimangono nella casa di famiglia.

    Nelle Isole Canarie, in passato, le persone venivano sfrattate a causa del mancato pagamento delle rate del mutuo, mentre ora vengono sfrattate a causa del mancato pagamento del canone di locazione.

    Ciò è confermato dai dati del Consiglio generale della magistratura (CGPJ), che dimostra in che misura lo straordinario aumento del prezzo degli affitti stia letteralmente spingendo gli inquilini a lasciare le case.

    Nel corso del primo trimestre dell’anno sono stati registrati nella Comunità Autonoma 1.009 sfratti, di cui fino a 675 dovuti al mancato pagamento dell’affitto da parte degli inquilini.

    In altre parole, il 67%, ossia praticamente sette su dieci.

    Lasciare la casa dei genitori è quasi impossibile per i giovani canari.

    Non solo per chi non studia e non lavora, ma anche per chi ha uno stipendio regolare.


    Sono due le circostanze che concorrono a confinare i giovani isolani nella casa di famiglia.

    Da un lato, i salari storicamente bassi pagati nella regione, ancora più bassi nel caso dei nuovi arrivati sul mercato del lavoro; dall’altro, l’aumento del costo degli affitti, che, lungi dal calare, negli ultimi mesi è rimbalzato fino a raggiungere il massimo raggiunto 13 anni fa.

    Se si tiene conto anche del fatto che la costruzione di alloggi pubblici è praticamente inesistente da quasi un decennio, si spiega perché il tasso di emancipazione dei giovani delle Canarie, tradizionalmente superiore alla media nazionale, è stato pari a quello del paese nel suo complesso.

    Non si tratta quindi di mancanza di domanda, ma di incapacità economica.

    Isidro Martín, delegato nelle Isole Canarie dell’Associazione Professionale degli Esperti Immobiliari (APEI), ritiene molto complicato l’accesso all’alloggio per i giovani canari.

    Trovare un appartamento in affitto a lungo termine ad un prezzo moderato è difficile in quasi tutto l’Arcipelago, ma è praticamente impossibile, per esempio, in città come Guanarteme, a Las Palmas di Gran Canaria, la maggior parte di quelle di Lanzarote o del sud di Tenerife.

    Il boom delle case vacanza ha portato molti proprietari ad offrire gli appartamenti solo ai turisti, in quanto ottengono più benefici che con l’affitto ai residenti.

    Ciò complica enormemente la ricerca di posto dove vivere per un medico assegnato ad un ospedale di Lanzarote o per un commerciale che deve aprire una nuova sede ad Arona o Adeje, per esempio.

    E se è complicato per questi professionisti ben pagati, lo è infinitamente di più per i giovani che stanno muovendo i primi passi nel mondo del lavoro.

    Ci sono diverse analisi del mercato immobiliare che stimano un aumento del 7% dell’affitto medio dell’ultimo anno nella Comunità Autonoma.

    Il 6,8% secondo gli analisti di Idealista, la società che gestisce l’omonimo portale e che opera in Italia e nella penisola iberica.

    Un nuovo aumento che lascia il prezzo medio a 9,9 euro al metro quadrato, uno dei più alti del paese (è più alto solo in Catalogna, Madrid, nelle Isole Baleari e nei Paesi Baschi).

    Gli affitti nell’Arcipelago stanno così tornando al livello raggiunto nel luglio 2006, quando la crisi economica che è iniziata con i mutui subprime negli Stati Uniti era ancora lontana.

    Affittare un piccolo appartamento di sessanta metri quadrati nelle Isole Canarie costa in media quasi 600 euro al mese.

    Un onere per i comuni lavoratori della regione, che diventa insostenibile per la maggior parte dei giovani non solo disoccupati, ma anche per coloro che hanno un lavoro.

    I lavoratori delle Isole sotto i 25 anni guadagnano uno stipendio medio di 953 euro al mese, una remunerazione che dopo l’affitto di un appartamento di 60 metri quadrati lascerebbe loro a malapena 353 per il resto delle spese. Impossibile.

    E non è facile nemmeno per i lavoratori delle Canarie tra i 25 e i 34 anni.

    Lo stipendio medio è di circa 1.250 euro (il secondo più basso del paese), cosicché questo ipotetico canone mensile di 600 euro mangerebbe circa la metà dello stipendio.

    Gli esperti raccomandano di non prendere affitti che coprano più del 30% dello stipendio.

    In questo modo un giovane isolano pagherebbe ogni mese circa 225 euro in più di quanto non dovrebbe, compromettendo l’equilibrio finanziario.

    Il tasso di emancipazione (percentuale di giovani che vivono fuori casa) nell’Arcipelago si è ridotto al 19,9%, secondo gli ultimi dati del Consiglio dei giovani di Spagna.

    Otto canari su dieci tra i 16 e i 29 anni vivono ancora nella casa dei genitori.

    Nel 2014 la percentuale era di circa quattro punti in più ed era superiore alla media statale, che ora è la stessa della media regionale.

    Senza un mercato degli affitti accessibile e con l’alternativa dell’acquisto proibita (anche a causa dei bassi salari e dell’instabilità del lavoro), il tasso di emancipazione nella Comunità Autonoma è così ridotto al minimo.

    Una delle soluzioni che sono state messe sul tavolo negli ultimi mesi per rendere il mercato del noleggio più economico è il controllo più o meno diretto dei prezzi.

    Il Portogallo, senza andare oltre, ha annunciato la scorsa settimana che il 1° luglio entrerà in vigore un nuovo regolamento per limitare i prezzi.

    L’affitto mensile per uno studio, ad esempio, non potrò superare i 600 euro.

    Una misura chiaramente interventista dettata da una realtà che rende impossibile affittare un appartamento, soprattutto a Lisbona.

    Affittare una casa con due camere nella capitale portoghese costa circa 1.150 euro al mese, una chimera per una famiglia portoghese media.

     

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