Per Stalin pare fosse molto chiaro che Adolf Hitler, in fuga nel 1945 verso un luogo situato tra l’Argentina e il Brasile, sarebbe passato attraverso le Canarie, per la precisione Fuerteventura.
Il 17 luglio di quell’anno, durante la Conferenza di Potsdam, Stalin annunciò che il leader nazista era scomparso, informazione condivisa con gli alleati.
In particolare egli parlò della fuga del Führer già il 9 giugno del 45 in occasione di una conferenza stampa; ancora prima il comandante supremo sovietico Zhukov affermò come il ritrovamento del presunto cadavere di Hitler fosse avvolto da mistero, essendo praticamente impossibile identificarlo, notizia poi ratificata il 6 agosto dello stesso anno, quando si annunciò che in realtà, quel cadavere, non venne mai ritrovato.
Questo è quello che riportano le memorie di Stalin pubblicate nel 1968 e i testi russi non nominarono Tenerife come a lungo si dibatté tra gli storici britannici nel 2015.
Zhukov definiva Stalin inutile e Stalin accusò Zhukov di essere un traditore.
I ricercatori statunitensi avevano già sostenuto una teoria similare ovvero che Hitler avrebbe sostato a Fuerteventura, finanziato dalla Germania e con conti correnti aperti nelle banche dell’Arcipelago per facilitare il transito dei capitali.
La stampa britannica dell’inverno del ’45 e quella nord americana, citando fonti ufficiali della diplomazia britannica, scrisse che Hitler si trovava alle Canarie o che in ogni caso da lì fosse transitato alla volta di Argentina e Brasile dove le riserve auree misteriosamente passarono da 346 e 50 tonnellate d’oro rispettivamente, a 1173 e 346 tonnellate.
Prima dell’arrivo delle truppe sovietiche a Berlino, Stalin si stava già occupando di quello che accadeva alle Canarie, come si evince da un messaggio segreto trasmetto dal cosiddetto Comitato di Stato della Difesa della URSS che indicava che i tedeschi avevano già dislocato proprio personale in tutti gli aeroporti spagnoli.
Ma le Canarie non vennero scelte solo da Hitler, anche il criminale nazista Adolf Eichmann attraversò il porto di Las Palmas nel 1953, secondo i dati ufficiali dell’armatore della nave che utilizzò.
Dopo la resa della Germania nazista nel maggio del ’45, Eichmann venne arrestato e rinchiuso in un campo di internamento, da dove riuscì però a fuggire.
Nel 1950, con l’aiuto delle SS clandestine, egli fuggì in Argentina passando per le Canarie, ma i servizi del Mossad lo rapirono l’11 maggio del 1960.
A Gerusalemme egli venne riconosciuto colpevole di tutte le accuse e quindi venne impiccato nella prigione di Ramleh il 31 maggio del 1962.
Fondamentali per la condanna a morte, furono le testimonianze dei sopravvissuti che sperimentarono le atrocità di Eichmann: come precisato nella Enciclopedia dell’Olocausto, le ceneri di Heichmann vennero disperse in mare al di là delle acque territoriali di Israele.
Dai documenti dell’epoca si apprende che il regime sovietico chiese informazioni agli alleati sui punti costieri non solo delle isole Canarie, ma anche di Trinidad, Dakar, Città del Capo e Malvinas.
L’ammiraglio Karl Dönitz, che ebbe un ruolo importante della storia navale della Seconda Guerra Mondiale, successe brevemente a Adolf Hitler come capo di stato della Germania, mettendo a disposizione le sue vaste conoscenze delle correnti dell’Atlantico e delle sue rotte.
Fu così che a metà del 1939, di fronte a un problema con la corazzata Graf von Spee che si trovava a Montevideo dopo una battaglia con i britannici, Dönitz scrisse un telegramma in cui informò le Canarie che due sommergibili U44 e U46 erano in procinto di arrivare a La Plata e che per il successo delle operazioni sarebbe stato fondamentale un atteggiamento passivo da parte delle autorità.
Ma non ve ne fu bisogno, poiché il 16 dicembre dello stesso anno l’operazione venne cancellata.
Quel che rimane di quegli anni è il supporto logistico del regime di Franco nelle operazioni di transito di Hitler a Fuerteventura, dove, a far parte della delegazione di benvenuto, si trovava Martin Bormann, numero due del Terzo Reich.
Alberto Moroni