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    Un continente sospeso fra dittatura e rivoluzione

    Il voto dei cinque stelle sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini è molto interessante ma per motivi diversi dal destino di Salvini.

    Dopo il Ruby-gate e la riforma renziana del sistema bancario, niente può  scuotere il nostro paese.

    In Italia non esiste nessun legame fra buon senso, legalità e realtà.

    Salvini  potrebbe essere processato e condannato e  tuttavia governare  felicemente, così come potrebbe sfuggire al processo e trarre da questa circostanza un danno politico significativo.

    E’ in termini simbolici che ci interessa un ciclo storico che si ripete sempre uguale.

    Ignazio Silone lo ha descritto meglio di chiunque altro in un brevissimo saggio, “la scuola dei dittatori”.

    Lo stato usa la burocrazia come un polpo i tentacoli, applica una pressione leggera e costante alla nostra resistenza e avanza pianino, dentro lo spazio della libertà individuale.

    I cittadini si trasformano in sudditi, i sudditi producono dopo un tempo lento e buio, intellettuali e rivoltosi, la storia fa sempre il solito doppio salto mortale che passa dalle piazze coperte di sangue e sogni e atterra su Napoleone Bonaparte.


    E tutto  ricomincia.

    Quelli che chiamiamo tempi felici sono lo spazio che intercorre fra una rivoluzione e una dittatura.

    A che punto siamo oggi?

    Oggi siamo sospesi come in un fermo immagine fra dittatura e rivoluzione.

    La nascita dell’Unione Europea ha sancito una dinamica non nuova ma ancora poco conosciuta: il soffocamento della democrazia con strumenti democratici.

    Il governo insindacabile di una burocrazia, inamovibile e non soggetta al vaglio delle urne, è la realizzazione della dittatura perfetta.

    I cinque stelle giocano un ruolo interessante, rappresentano la rivolta della base all’oppressione, ma piuttosto che lavorare demolendo un sistema e sostituendosi ad esso, giocano in anticipo di una stagione,  tentano una rivoluzione dentro il sistema giocando con le regole che esso si è dato.

    In questo modo, sono stretti fra due necessità obbligatorie e incompatibili: dimostrarsi all’altezza di demolire e dimostrarsi all’altezza di ricostruire,  tutto nel medesimo tempo e con le medesime azioni.

    Il pericolo dei 5 stelle per lo status quo ha annullato la già lieve distanza fra gli appetiti enormi della destra e della sinistra italiana, compattandole  in un unico fronte con un’idea sola ma molto chiara: abbattere i 5 stelle e rimettere le cose come stavano.

    Il voto su Salvini è la metafora perfetta di questo bivio suicida:

    SI a procedere: spezza il ponte 5 stelle-lega e i leader del movimento perdono la forza per governare.

    NO a procedere: il DNA del movimento è la fine dei privilegi, i leader del movimento perdono la faccia per governare.

    La lezione da imparare a mio avviso è che non si può fare sesso con le mutande addosso.

    Siamo dentro una dittatura strutturata con grande pazienza e grande mestiere che non terminerà se lo chiediamo per favore.

    Chi vuole la rivoluzione deve capire che le rivoluzioni si fanno in un modo solo, nelle piazze piene di gente, di sogni, di sangue, di energie buone e cattive.

    Esistono rivoluzioni giuste e altre sbagliate ma, le une e le altre, si fanno così.

    Il 21° secolo è appena iniziato e gli europei per antonomasia hanno ripreso i loro ruoli del secolo scorso.

    Gli inglesi risolvono il problema per primi, applicando la forza alle leggi, i francesi scendono per primi in strada a fare ciò che si deve fare, tornare a casa insanguinati.

    Gli italiani cercano di fare la rivoluzione senza fare la rivoluzione, eternamente indecisi fra coraggio e vigliaccheria, gli spagnoli reggono il moccolo al più forte, e i tedeschi, tanto per non sbagliare, brindano a questo nuovo disastro europeo e una volta di più ne usciranno con i forzieri pieni e nemmeno una briciola di rimorso.

    Secondo me gli Dei che ci guardano dall’alto si sono addormentati sul sofà.

    Non inventiamo mai nulla di nuovo.

    I 5 stelle?

    Sono ai primi motti mazziniani, destinati a non avere successo ma meritevoli di avere avviato una macchina di cambiamento che è già dentro le cose, e non si fermerà.

    Claudia Maria Sini

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