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    Oltre la metà del pesce consumato alle Canarie ha origine illegale

    Oltre la metà del pesce consumato alle Canarie, ben il 65% sul totale, è di origine illegale, stando ai dati forniti dal Ministero dell’Agricoltura diverso tempo fa, nel corso di un’interpellanza richiesta da Podemos e da cui è emersa la necessità di un piano contro il bracconaggio, rimasto però ancora in sospeso.

    I pescatori professionisti e non, due gruppi con grandi differenze ma con preoccupazioni comuni, si sono recati al Parlamento Regionale per presentare le rispettive opinioni sulla realtà del settore del pesce; nonostante le ovvie discrepanze, il presidente della Federación Regional de Cofradías de Pescadores de Canarias Fernando Gutierrez ha rilevato che il bracconaggio è il problema che unisce entrambe le categorie.

    Ed è a tal proposito che durante uno dei primi discorsi tenuti dal presidente di Cofradías è stata proposta la costituzione in Parlamento di una sottocommissione di pesca per rivedere la legge del settore, che risale ormai al 2003 e che di fatto legalizza il bracconaggio, un fenomeno inaccettabile per un’intera popolazione che vive sul mare.

    Le frizioni tra le due categorie, i pescatori professionisti e quelli sportivi, riguardano soprattutto la pesca con fucile praticata da questi ultimi e utilizzata spesso per rivendere il pesce in forma assolutamente illegale a bar e ristoranti.

    Secondo Gutiérrez la pesca subacquea dovrebbe essere limitata a due soli giorni alla settimana e in determinate aree; il presidente ritiene inoltre assolutamente scorretto che la pesca sportiva attualmente sia consentita sul 20% della costa dell’isola di Tenerife, quando nel resto del paese non esiste tale estensione.

    Héctor de Paz, rappresentante della Asociación de Pescadores Submarinos Responsables, chiede invece l’uguaglianza con i pescatori ricreativi spagnoli e di abrogare l’ordine che stabilisce la restrizione degli spazi alla pesca sportiva, visto che esistono, a suo dire, numerosi studi che attestano che tale restrizione non sia giustificata.

    Circa il fenomeno del pesce proveniente dal bracconaggio, de Paz si dissocia sottolineando che le specie di interesse commerciale non coinciderebbero con quelle oggetto dell’attività illegale.

    La Commissione per l’Agricoltura del Parlamento che ha accolto entrambi i due gruppi di pescatori ha invitato a una risoluzione pacifica della questione e ad un’altrettanto pacifica coesistenza dei due segmenti, benché quello della diatriba tra professionisti e sportivi non sia stato l’unico problema emerso.


    L’assegnazione della quota di tonno rosso dal parte del Ministero ha provocato infatti dure accuse del presidente Gutiérrez che ha addirittura parlato di presunta corruzione presso il Segretariato generale di pesca, ipotesi che intende portare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

    Gutiérrez, che ha inoltre definito le azioni del Ministero un crimine di stato contro la pesca artigianale, ha precisato che l’assegnazione del 4% di quota di tonno rosso alle Canarie equivale a quanto può pescare una sola nave del Mediterraneo.

    Il Gobierno delle Canarie, in estrema sintesi, per il presidente di Cofradías non ha alcuna capacità di garantire gli interessi del settore del pesce dell’Arcipelago.

    Di contro il Ministro dell’Agricoltura ha annunciato che il contingente assegnato alle Canarie è pari al 35% in più rispetto al 2017.

    Gabriel Jiménez, presidente dei pescatori di Las Palmas, ha annunciato una manifestazione di protesta per sottolineare il sentimento di insoddisfazione di tutto il comparto nei confronti di una vera e propria manovra politica da parte del Ministro dell’Agricoltura, e unitamente alle confraternite della provincia orientale ha criticato anche il presidente Gutiérrez, accusandolo di non essere preparato sulla pesca artigianale e di aver sfruttato il Ministero a favore della pesca industriale, ricevendo, pare, sovvenzioni ingiustificate.

    Franco Leonardi

     

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