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    L’ipertrofia prostatica

    Dott.Alessandro Longobardi

    I medici infilano una dieta adeguata e uno stile di vita sano in ogni terapia, noioso ma vero, sono condizioni che risolvono un’infinità di patologie lievi e in quelle non lievi aiutano sempre moltissimo.

    Bere tanto, limitare o meglio eliminare, spezie, caffè, alcool, proteine grasse e sale in eccesso, è la migliore idea per invecchiare bene e limitare in modo significativo i fastidi dell’età che avanza.

    L’ipertrofia prostatica è sicuramente uno di questi.

    Il 50% degli ultracinquantenni e il 75% degli ultrasessantenni ne soffre, è qualcosa in più di una patologia, è una realtà sociale che non è possibile ignorare.

    Le cause non sono state identificate con certezza, è certo che è una patologia correlata alla cosiddetta “andropausa”, l’insieme delle manifestazioni che seguono alle variazioni di produzione ormonale legate all’invecchiamento.

    In pratica, parliamo dell’ingrossamento della ghiandola prostatica, che causa la strozzatura parziale dell’uretra, l’ultimo tratto dell’apparato urinario.

    A seconda del tipo di “deformazione” dovuta all’ingrossamento della ghiandola prostatica, si possono avere sintomi apparentemente opposti.

    Si può manifestare la necessità di urinare molto spesso e con urgenza seguita dal cosiddetto sgocciolamento, ovvero la difficoltà a controllare in modo autonomo la fine della minzione.


    Al contrario, si può avere grande difficoltà nello svuotamento della vescica, lo sforzo superiore al normale inibisce a lungo andare la reattività  della stessa e i residui di urina che non espelliamo, sono causa di infezioni ricorrenti e calcolosi.

    E’ sempre consigliabile un esame del PSA (antigene prostatico specifico) per monitorare la possibile insorgenza di un carcinoma prostatico e un esame delle urine per escludere o riconoscere un’infezione acuta, la  prostatite.

    L’ingrossamento della prostata deve essere tenuto sotto costante controllo con un esame rettale annuale alternato a un’ecografia transrettale in modo da prevenire le manifestazioni acute e maggiormente sgradevoli.

    La terapia farmacologica agisce principalmente sugli equilibri della produzione ormonale e la riduzione dell’infiammazione, ma richiede costanza e pazienza.

    L’andropausa, come la menopausa femminile, può essere piuttosto arginata che sconfitta.

    A volte sono necessari alcuni mesi prima di ottenere un risultato che, comunque, difficilmente è del tutto risolutivo e accompagnato da effetti collaterali non piacevoli.

    L’impotenza e l’astenia sono conseguenze frequenti ma inevitabili dell’assunzione di farmaci mirati che puntino alle cause conosciute di una patologia ancora in parte da capire.

    Dott. Alessandro Longobardi

     

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